“E giungemmo all’isola Eolia. Qui dimorava Eolo, caro agli dei, figlio di Ippota. L’ isola errava nuotando. Un muro la cinge bronzeo; e liscia s’innalza una rupe.
Ulisse viene ricevuto da Eolo, custode dei venti che avevano soffiato lontano le terre italiche.  Forse solo il mito riesce a narrare la forza evocativa di questa manciata  di isole emerse dal Tirreno. Panarea, Filicudi e Alicudi alzarono un milione di anni fa la testa dall’acqua, poi fu la volta di Salina e Lipari, seguite 300 mila anni fa da Vulcano e Stromboli, non a caso vulcani ancora attivi insieme alla grande Etna, a disegnare l’orizzonte verso sud.
Descrivere la nascita delle Eolie non è esercizio di stile, soprattutto quando queste splendide sette sorelle sono la meta di un viaggio a piedi. Perché il mare non è l’unico protagonista di questa tavolozza siciliana. A fargli da spalla sono i contrasti di luce delle coste frastagliate, i tramonti su baie solitarie, i costoni bianchi di pietra dolomitica, le rocce gialle di tufo e calcare, il nero della pietra lavica, il rosso fiammeggiante dei lapilli, il verde della macchia mediterranea.
In un trekking la paura di perdere questo spettacolo lascia il passo alla consapevolezza che prima o poi qualcosa succederà: “Sentirò la voce del vulcano, vedrò un’esplosione, toccherò con mano quella pietra”. Camminare infatti, permette di dare il tempo alla natura di mostrarsi, senza fretta.
1. LIPARI
 “La dolce” l’isola più grande dell’arcipelago eoliano. L’unica ad avere un importante centro urbano, Lipari,appunto. Si attracca a Marina Corta o a Sottomonastero e il colpo d’occhio è sulla città alta  circondata da mura e pareti a strapiombo sul mare.
- Caolino - Terme di San Calogero
Il trekking (o in questo caso più passeggiata) può iniziare dalle miniere di Caolino. Dalle vicine fumarole si scende in un vallone selvaggio per circa 20 minuti fino a un pianoro. Ecco la strada in costa. A sinistra si raggiungono in altri 20 minuti di cammino le antiche terme San Calogero, una vera Spa ante litteram. Costruite nel 1867 su un sito sulfureo di 3500 anni fa furono costruite su blocchi sovrapposti di lava. L’attività termale si è fermata negli anni 70 ed ora le Terme sono in vendita per una ristrutturazione che le riporti (si spera) agli antichi lustri.    
- Caolino - Punta Palmeto
Stesso punto di partenza: le miniere di Caolino. Ma una volta arrivati sulla stradina sterrata panoramica in costa, si prosegue a destra per seguire il tracciato che digrada verso il mare. Si arriva in un vero angolo di pace, frequentato dagli isolani che si godono il panorama di casa. Dopo la sosta si procede fino a punta Palmareto, dove si riconoscono i resti di una torre di avvistamento. E se volete approfittare per un bagno ristoratore, siete nel posto perfetto.
- Pianoconte - Valle Muria
Da Pianoconte in breve si raggiunge il belvedere di Quattrocchi. Il panorama è uno dei più folgoranti delle Eolie e forse do tutta la Sicilia. Di fronte si apre la scogliera di Sotto il Monte con il contorno di punta Perciato. Più al ecco i faraglioni di Pietralunga e Pietraminarda, che scompaiono al cospetto del profilo scuro dell’isola di Vulcano. Andateci al tramonto.
2. VULCANO
L’odore di zolfo anticipa l’ingresso in un luogo quasi dantesco. Un girone che però non porta penitenze ma le emozioni di trovarsi in un posto raro. La natura selvaggia, le sorgenti d’acqua e i fanghi caldi in cui sbuffano le fumarole vulcaniche. Terme a cielo aperto, tra il blu del mare e il nero della sabbia lavica.
- Ascesa al Gran Cratere
Un sentiero ben indicato porta sulla sinistra della base della bocca principale del vulcano ancora attivo. Un’ora circa è il tempo per salire al Vulcano della Fossa (vetta a 300m), in un’ascesa che affatica un po ‘ la gamba per la tendenza ad affondare nella sabbia di cenere. Come in un film fantasy si abbandona la texture di sabbia nera e ginestre per salire tra fumi densi e biancastri di anidride solforosa, in un paesaggio lunare rarefatto che culmina con il panorama sulle Eolie. Come per le altre isole, se non in mesi invernali, meglio l’ascesa nelle prime ore del mattino o verso il tramonto, meteo permettendo.
3. SALINA
In costa i fichi d’india, gli alberi di ulivo, i filari di viti. Le pendici della Fossa delle Felci (962 slm) e il monte Rivi (854 slm) sono il tappeto per ginestre e corbezzoli. In primavera fioriscono i capperi e forse qualcuno sarà stato risparmiato dalla raccolta. I cieli dell’isola sono tagliati dal volo dei falchi della regina che dal Madagascar vengono a nidificare sulle pareti del monte corvo. Parentesi cinematografica: la spiaggia di Pollara è quella del “Postino” di Troisi.
- Valdichiesa - Monte Fossa delle Felci
Sull’isola tante le possibilità per passeggiate panoramiche e profumate. L’ascesa meno impegnativa alla vetta del monte Fossa delle Felci parte dal santuario della Madonna del Terzito, a Valdichiesa. Si affianca sulla sinistra il santuario, poi subito a destra e ancora a destra dopo 100m. In due ore si guadagna la vetta. Si ammira il panorama eoliano e poi si abbassa lo sguardo nel cratere, coperto dalla macchia.
4. PANAREA
Minuscola con una miriade di isolotti-satellite che la avvicinano. Nella lussureggiante vegetazione le ville dei vip punteggiano di bianco i suoi panorami. Non capita di rado di associarla a una immagine da cartolina greca.
- San Pietro - Conca delle fumarole della Calcara
I più esperti potranno progettare di seguire il sentiero del Club Alpino Italiano che dal centro di San Pietro conduce alla cime dell’isola (un vulcano ancora in attività).  Il nostro consiglio è invece di godersi il breve percorso che dalla chiesa dell’Assunta conduce alla Calcara. Dopo aver fiancheggiato la chiesa si va a sinistra, direazione nord, verso la frazione di Iditella. Tra spalliere di Boungainville e gerani si arriva con poco sforzo al punto panoramico sopra la conca delle fumarole della spiaggia di Calcara, dove il mare ribolle dei soffi vulcanici che salgono dalla profondità.
5. STROMBOLI
Non si è mai davvero soli su ques’isola. A vegliare gli stromboliani (pochissimi) e sui visitatori (tantissimi in estate) è “Iddu”, che giorno e notte si fa sentire con brontolii ed esplosioni. Il mondo scientifico l’ha chiamata attività stromboliana e vulcanologi e appassionati di tutto il mondo attraccano sull’isola per assistere a uno spettacolo di suono e fuoco che lascia senza parole. Avvicinare Iddu è un po’ come esplorare timidamente il corpaccione di un animale enorme e burbero.
- San Vincenzo - crateri sommitali
Per raggiungere quota 926 è d’obbligo l’accompagnamento di una guida. A San Vincenzo sono più di una le associazioni che organizzano andate e ritorno, diurne e anche notturne, fornendo tutto il necessario per vivere in sicurezza un’esperienza indimenticabile. Più o meno vanno calcolate tre ore e due soste, in cui le guide daranno un’infarinatura di storia, geologia e vi “spiegheranno” il panorama, che nelle giornate terse è da pelle d’oca (i fortunati vedranno anche l’Etna). Imprevedibile l’intensità delle esplosioni e la loro frequenza, che ritmano l’ascesa fino al Pizzo, un anfiteatro unico al mondo da cui ammirare le bocche di fuoco. Se l’attesa è ripagata, vedrete uno spettacolo difficile da dimenticare. (n.d.a. la discesa è uno spasso, si scollina scendendo a scavezzacollo affondando tra la cenere lavica).
- San Vincenzo - Osservatorio
Dopo tanto lirismo, ecco un consiglio per chiudere in relax la vacanza a piedi. Da San Vincenzo si seguono le indicazioni per Ficogrande e Piscità. Il percorso è semi-pianeggiante tra macchia mediterranea, profumi inebrianti e aperture sul mare. Si prosegue per poco più di 40 minuti in un grande spiazzo, l’Osservatorio. Niente di scientifico. Qui si mangia, tanto e bene, ma non è questa la causa della fibrillazione palpabile. Comodamente seduti a tavola si sfoderano macchine e smartphone aspettando il tramonto. La sciara del fuoco è dietro l’angolo e le bocche del vulcano sono lì, a tiro d’obiettivo. Parte lo spettacolo. Il protagonista è Iddu, che saluta il camminatore eoliano con le sue bocche di fuoco.