Il piombo è un killer silenzioso. Lo è per gli animali, per l’ambiente e per l’uomo ovviamente, che però continua ad abusarne proprio in una pratica che si esercita immersi nella natura, la caccia. Ad alzare il tiro contro l’uso indiscriminato di cartucce al piombo è l’ultimo report del Wwf dal titolo poco equivoco “Cartucce avvelenate”. Secondo il Wwf: “Ancora oggi infatti il piombo è intensamente utilizzato nelle munizioni da caccia, trasformando questa attività in una importante fonte di inquinamento per l’ambiente e per la nostra salute che sfugge ancora oggi a qualunque normativa o regolamento”.
Quando si parla di caccia si rischia di andare a sbattere sui muri di un dibattito radicale, pro o contro la pratica di sparare ad animali non per necessità di autodifesa. Ma il Wwf analizza con coerenza i motivi per la messa al bando del piombo nella pratica venatoria. La prima premessa è l’evidenza della tossicità del materiale, talmente elevata che è vietato l’utilizzo in tutti i prodotti come benzina, vernici e tubature. La seconda è che l’inquinamento da piombo legato all’attività della caccia è un problema serio e poco conosciuto. Pochi infatti sanno che “ancora oggi tra le 1.400 e le 7.800 tonnellate di piombo vengono rilasciate ogni anno solo nelle zone umide d’Europa”.
 

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IL PIOMBO, VELENO PER GLI ANIMALI E L'UOMO
Definiamolo allora pure killer silenzioso, il piombo, ma anche inarrestabile una volta disperso nell’ambiente. Perché la sua azione deleteria è strettamente legata alla assunzione e alla successione della catena alimentare. Gli ultimi della catena? Noi, ma a quanto pare non basta per una assunzione di responsabilità delle istituzioni.
Le prime vittime del piombo sono gli uccelli d’acqua e di terra che mangiano i pallini che trovano sul terreno scambiandoli per cibo o per i sassolini (il grit) con cui si aiutano nella digestione frantumando nello stomaco gli alimenti che hanno ingerito.
Le seconde sono i rapaci, che nutrendosi di una preda avvelenata si avvelenano a loro volta. Poi c'è l'uomo. E l’approfondimento del Wwf spiega come rimaniamo vittima delle nostre stesse azioni: “Il piombo che contamina le falde acquifere entra nella catena alimentare, così come la carne di animali contaminati da piombo (perché contenenti pallini, frammenti di munizioni o perché si sono cibati di alimenti contaminati)". 
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LE CONSEGUENZE SULLA SALUTE
La IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha classificato il piombo inorganico nel Gruppo 2A (probabili cancerogeni umani), vale a dire tra quelle sostanze con un probabile grado di determinare tumori nell’uomo. Gli effetti non tumorali del piombo, che si evidenziano a dosi inferiori, sono considerati quindi più rilevanti. Le conseguenze sulla nostra salute, anche se indirette, sono gravi e spesso irreversibili: “Il piombo uccide o avvelena non solo animali e altri organismi, ma ha il potere di bioaccumularsi, di entrare nelle catene alimentari e nel ciclo dell’acqua. I danni sono spesso irreversibili: si accumula negli organi (cervello, fegato, reni) e può persistere fino oltre 30 anni, ha degli effetti irreversibili sul cervello e può passare dalla madre al feto.
I bambini sono i soggetti più vulnerabili: “Su di loro il piombo provoca danni irreparabili al sistema nervoso e in particolare al cervello, con conseguente perdita di udito e riduzione del deficit di apprendimento e del quoziente d’intelligenza (IQ)”. Il Wwf definisce questa successione una vera e propria “catena del veleno”, che potrebbe essere spezzata con la sostituzione delle munizioni in piombo con altri materiali e leghe disponibili sul mercato. E le regole? Fino ad ora disattese, ma dall'Ue arrivano buone notizie.
REGOLE, OCCASIONI MANCATE E LA SPINTA DELL’UE
Di regole ne troviamo al solito molte, emanate a tutti i livelli istituzionali, dall’Onu, all’Ue, fino al livello più locale rappresentato dalle Regioni italiane, ma purtroppo non convergono in una direzione univoca. Nel 2006 l’Italia ha ratificato l’Agreement on the Conservation of African-Eurasian Migratory Waterbirds (AEWA), un accordo internazionale che vietava ai Paesi firmatari dell’accordo entro il 2000 l’uso del piombo per la caccia nelle zone umide. Nel 2014 è stata la volta della Convenzione di Bonn sulle specie migratorie, che ha messo al bando il piombo dalle munizioni per scopi venatori e ha raccomandato di eliminare gradualmente l’uso di munizioni di piombo da tutti gli habitat e di sostituirle con alternative non tossiche entro il 2017.
Il Wwf riferisce però che l’Italia non ha dato seguito alla firma dell’accordo del 2006 e ora, anche attraverso il documento “Cartucce Avvelenate” sostiene con forza l’urgenza di adeguarsi all’accordo Aewa e chiede che dalla prossima stagione venatoria “l’Italia vada oltre e vieti l’utilizzo e il possesso delle munizioni da caccia contenenti piombo”.
Il parlamento Ue a Bruxelles / Getty Images
Sarebbe una buonissima notizia per la salute di tutti e anticiperebbe le novità sul tavolo dell’Unione europea. Quest'ultima sta aspettando un voto del Parlamento Ue che dia seguito al voto favorevole del Comitato Ue REACH (il regolamento dottato per migliorare la protezione della salute umana) che a settembre ha votato una restrizione di pallini di piombo nelle zone umide e in tutte le torbiere. Il regolamento verrà ora presentato per l’approvazione e ratificato al più tardi entro l’inizio del 2021. Entrerà quindi in vigore all’inizio del 2023 negli Stati membri dell’Ue.
INFORMAZIONI
Per saperne di più scarica il report del Wwf.