Da quando è stata restaurata. in occasione di Expo, la Galleria Vittorio Emanuele II, nel centro di Milano, ha ritrovato l’originario splendore. Con la bella stagione, aumentano le occasioni per visitarla: in notturna, alle prima luci dell’alba, o ancora accompagnati dall’architetto Giuseppe Mengoni, che ne fu l’autore. Visite spettacolari che permettono di ammirare da vicino stucchi affreschi e decorazioni in ferro, ma anche di conoscere una storia recente (la galleria è di fine Ottocento) ma poco nota e ricca di sorprese.
 
Vediamo allora 10 cose da sapere sulla Galleria Vittorio Emanuele II di Milano.
 
1. L’IDEA
La prima idea di una via commerciale che collegasse piazza Domo a piazza della Scala viene attribuita nel 1839 al patriota e scrittore Carlo Cattaneo, ma solo nel 1860 il Comune, ottenuti i permessi necessari per le espropriazioni, poté bandire il concorso di realizzazione. In mancanza di vincoli definiti, partecipò un numero altissimo di progetti, ma nessuno fu scelto.
2. LE ORIGINI
Nel 1863, al terzo bando, fu scelto il progetto di Giuseppe Mengoni (1829-1877), architetto e ingegnere emiliano, a condizione che fosse disponibile ad alcune modifiche. Prima fra tutte, realizzare una galleria a croce, con due bracci di lunghezza differente, anziché una unica come aveva proposto lo stesso Mengoni.  
3. LA DEDICA
Il Comune aveva già deciso in occasione del primo bando di dedicare la galleria a re Vittorio Emanuele II e fu proprio il sovrano, il 7 marzo 1865, a posare la prima pietra alla presenza, fra le molte autorità, dell’allora sindaco di Milano Antonio Beretta.
4. LA TRAGEDIA
I lavori vennero completati in meno di tre anni e l’inaugurazione avvenne nel settembre 1867, anche se ancora erano da completare archi d’ingresso, portici e palazzi attorno. Dopo vari ritardi, tra cui il fallimento di una società appaltatrice, il complesso fu dichiarato terminato nel 1878; Giuseppe Mengoni morì appena prima, nel dicembre 1877, precipitando da un'impalcatura durante un'ispezione. Un incidente secondo alcuni, un suicidio per altri.
5. L’OTTAGONO
Il braccio principale, ugello che collega piazza Duomo a piazza della Scala, misura 196,6, l’altro, più corto, misura 105,1 metri.  All'intersezione si trova lo spazio sormontato dalla cupola, chiamato "ottagono" per la sua forma ottenuta dal taglio dei quattro angoli all'incrocio delle due gallerie.
Le cime delle quattro pareti derivate dal taglio sono ornate ognuna da una lunetta dipinta, larga 15 metri e di altezza massima di 7 metri, che rappresenta un diverso continente. L’Europa è raffigurata in abiti antichi e sorvegliata da un uomo alato che impugna un alloro: l'America viene rappresentata come una figura femminile circondata da afroamericani e da un indigeno; l’Asia viene rappresentata seduta su un trono e omaggiata con doni da figure dai lineamenti asiatici; l'Africa è rappresentata in abiti egizi e affiancata da un leone e un moro.
6. LE BALLE DEL TORO
La tradizione afferma che ruotare per tre volte su sé stessi col tallone del piede destro piantato in corrispondenza dei genitali del toro ritratto a mosaico sul pavimento dell'ottagono della galleria porti fortuna. Il gesto in origine sarebbe stato eseguito come scherno verso la città di Torino, nel cui stemma è raffigurato il toro, per poi diffondersi semplicemente come rito scaramantico. Tale rituale, ripetuto centinaia di volte al giorno dai turisti (ma non solo), usura l'immagine del toro che deve essere restaurata frequentemente. Motivo di più per abbandonare questa consuetudine che, lo ricordiamo, è ovviamente inutile.
7. IL SALOTTO DI MILANO
La Galleria si guadagnò il soprannome di "salotto di Milano" diventando sede della vita borghese cittadina che si dilettava a frequentare i nuovi negozi eleganti, ma soprattutto i ristoranti e caffè: alcuni , come il Caffè Camparino e il Caffè Biffi, sono ancora oggi aperti. Secondo il regolamento comunale, tutti gli esercizi all’interno della Galleria devono avere le scritte delle insegne color oro su sfondo nero: a quest'obbligo dovette ottemperare anche McDonald's negli anni in cui aprì un fast food quasi al centro dell’ottagono.
8. FAVOREVOLI E CONTRARI
Pur piacendo ai milanesi, la Galleria non fu immune da critiche: alcuni non tolleravano le sue mastodontiche dimensioni, altri non apprezzavano il suo essere una via di mezzo tra un'opera di ingegneria e un'opera di architettura. Tranchant il giudizio dello scrittore milanese Delio Tessa: «Per me, ve lo dico, senz'altro si è sbagliato tutto.»

Ciononostante, la sua struttura è stata il modello di ispirazione per altri passaggi coperti e gallerie commerciali in tutto il mondo: tra i primi esempi, la galleria Umberto I di Napoli costruita tra il 1887 e il 1890 (nella foto sotto). Anche all’estero l’esempio di Mengoni fu seguito e apprezzato: a lui si ispirano dichiaratamente diversi centri commerciali eleganti negli Usa, come the Galleria di Houston e il Galleria Dallas di Dallas, ma anche l'Eaton Centre di Toronto e la Kö Galerie di Düsseldorf.

9. IL QUADRO
Una delle più celebri raffigurazioni artistiche della galleria Vittorio Emanuele II è la Rissa in galleria di Umberto Boccioni, che ritrae una zuffa tra donne davanti al Caffè Camparino, allora posto di fronte alla posizione attuale. Il quadro anticipa alcuni temi che saranno cari al futurismo.
10. I DANNI E IL RESTAURO
La Galleria fu tra i monumenti simbolo di Milano ad essere maggiormente colpiti dalle incursioni alleate: i bombardamenti avvenuti nell'agosto 1943 distrussero ovviamente la copertura in vetro e parte della copertura metallica, andando quindi a danneggiare le decorazioni interne.
Da marzo 2014 ad aprile 2015 la Galleria è stata oggetto di un accurato restauro, che ha consentito di riportare gli intonaci della Galleria ai colori originari. Sono seguiti interventi di restauro e pulitura delle superfici in pietra e cemento decorativo. In totale, è stato calcolato che sono occorse 35000 ore di lavoro per restituirle l’originario splendore.