Qualcuno dirà «sembra ieri». E invece sono passati già 30 anni dall’evento che ha cambiato la storia contemporanea europea e non solo. Trent’anni fa, nel novembre del 1989, cadeva il Muro di Berlino, simbolo assai tangibile delle divisioni ideologiche e pratiche seguite alla fine della Seconda Guerra mondiale. Così per tutto il 2019 la capitale tedesca si prepara a festeggiare e celebrare quell’evento con un anno di attività. Ma intanto basta passeggiare per Berlino per rivivere quella pagina di storia.
Per esempio visitando la East Side Gallery, la sezione più lunga ancora esistente del Muro di Berlino, che si estende dal ponte Oberbaumbrücke alla stazione ferroviaria Ostbahnhof. Nel 1990 più di 100 artisti provenienti da più di 20 Paesi stranieri hanno decorato questa parte del muro con le proprie opere, realizzando un vero e proprio dizionario illustrato dell'arte di strada. E poi, ovviamente, il Checkpoint Charlie, il più famoso punto di attraversamento del confine tedesco-tedesco, luogo iconico dove sono ambientate diverse scene de “La spia che venne dal freddo” di John le Carré. Non distante si trova anche il "Museo del Muro", che sulla mezzeria della via Friedrichstraße presenta l'esposizione di una ricostruzione del primo posto di guardia.
O ancora la Porta di Brandeburgo, dove il 12 giugno 1987 l'allora Presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan chiese al leader sovietico Michail Gorbačëv la riunificazione delle due Berlino, con la famosa esortazione: «Tear down this wall!», «Abbatta questo Muro!». Un giro nella Berlino del muro non può non includere Potsdamer Platz il vecchio cuore della città che negli anni delle due Germanie era una sorta di spazio libero tra la parte Est e la parte Ovest, un buco nero ricostruito dopo l’unificazione dai più grandi architetti del mondo, tra cui Renzo Piano. Non manca poi la possibilità di rivivere le atmosfere della ex Ddr, girando per i quartieri della zona Est a bordo della più socialista tra le auto d’epoca, la piccola Trabant.
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