Una guida da leggere, anche senza partire.  Se non è più possibile immaginare la montagna come un ambiente bucolico, la Guida Verde rintraccia il paradigma della Valle d’Aosta proprio nel fascinoso mix di antico e anticato, di isolamento e mondanità, natura e cultura, buon mangiare, buon dormire, buon respirare. 
Dalla romana Aosta accompagna il viaggiatore nei paesaggi da cartolina di maestose valli con vista sui tetti d’Europa – il Bianco, il Cervino, il Gran San Bernardo – suggerendo mille cose da fare anche senza gli sci ai piedi. E ogni tanto devia su piste inesplorate. Ma attenzione, «anche i licheni ci sentono passare» avverte Claudio Morandini in uno dei racconti scritti appositamente per questa guida, e che vi proponiamo come preziosa ispirazione.  
 
Anche i licheni ci sentono passare, le antenne della montagna: un percorso d'autore tratto dalla nuova Guida Verde Valle d'Aosta

di Claudio Morandini

Va bene il Monte Bianco, d’accordo il Dente del Gigante. Ma il mio consiglio è di andare a cercare altre montagne meno celebrate. Le Alpi Graie e le Pennine che avvolgono la Valle sono in gran misura grevi, franose e finiscono per assomigliarsi un po’ tutte: vengono su, erte, scabre, e se le guardi bene sembrano prese a martellate. Eppure a volte, nel mezzo di monti di un conico un po’ sbracato, emergono cime inaspettate. Le Pyramides Calcaires, in fondo alla conca del Combal in val Veny, sono tagliate in modo inusitato e sembrano prese a forza da un pianeta extrasolare. Non puoi fare a meno di muovere verso di esse, provando un’inquietudine che le altre cime non ti comunicano. Forse speri, avvicinandoti, di scoprire qualche difetto, qualche irregolarità che ne disturbi la natura stilizzata.
Punte aguzze svisate da un lato, giganteschi cristalli appoggiati di sbieco come le rocce geometriche del Mont Vélan sopra Etroubles, intrusioni dolomitiche come i Dents de Vessona nel vallone di Saint-Barthélemy colpiscono per la loro incongruità. I monti consueti che circondano la Valle sono invece coacervi di rocce provvisoriamente assestate, cumuli massicci che l’erosione sta piallando: conservano una loro precaria solennità, ma immagini benissimo com’erano milioni di anni fa, alti il doppio, signori del clima e dei venti, con ombre che annerivano all’intorno per mesi, e sai che fine faranno tra un po’, la stessa della Becca France, smottata una notte sulle baite di sotto, e buonasera. 
 

A proposito: siete in val Ferret (nella foto), andate a diporto verso qualche colle, e pensate di guardare la montagna, mentre è la montagna che tiene d’occhio voi. Se deviate dal sentiero scatenate l’allarme degli uccelli, che strillano cercando di attirarvi lontano dai loro nidi. In alto, corvi e rapaci planano su di voi. Le marmotte vi notano subito e si affrettano a fischiare alle compagne. Da terra, insetti che la vita in montagna rende robusti e grossi misurano i vostri passi, vedono se è il caso di arretrare o di attaccare. I ragni dalle loro ragnatele vi fissano con tutti gli occhi che hanno perché se ci finite dentro tocca ricominciare da capo.
Passate accanto a un armento? Decine di occhi vi seguono, mentre sotto si mastica. I cani da pastore corrono ad annusarvi per capire se siete un problema. Da certe radure di cui nemmeno sospettate l’esistenza, intanto, occhi acutissimi di cervidi vi monitorano. Passate accanto a una pozza, e da sotto l’acqua si sorveglia l’ombra che proiettate sulla superficie. Sono rane, tritoni (una specialità del lago d’Arpy sopra Morgex), girini, invertebrati acquatici. Per loro siete giganteschi e distratti – pericolosissimi, cioè. Forse anche i licheni vi sentono passare, anche i muschi, le felci, i funghi da cui le chiocciole allungano verso di voi le antenne. Siete scrutati da ogni creatura del bosco, e il vostro odore è percepito ancora prima, perché quassù si suda, e l’odore è una nuvola che vi precede ovunque. La montagna vi guarda, perciò non fate nulla di cui potreste pentirvi.
Le Guide Verdi del Touring Club Italiano possono essere considerate nuovamente pionieristiche, oltre mezzo secolo dopo la loro fondazione. Partendo dal rifiuto di ingabbiare il mondo in una lingua che lo descriva a priori, hanno aperto a un turismo a tutto campo (dall’enogastronomia stellata al cibo di strada, dal trekking al cicloturismo, dalle sagre di paese al grande cinema, alla musica, al teatro) e soprattutto allo storytelling, chiamando giornalisti e autori della narrativa contemporanea a smarcarsi dalle icone, raccontando storie, territori e città, mescolando geografia e immaginazione, autobiografia e fiction.affidano alla penna di autori.  
GUIDA VERDE VALLE D'AOSTA
Pagine: 192
Anno edizione: 2019
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