Era l’estate del 1867 e sui viali alberati della città di Alessandria, dal 1859 uno dei quattro capoluoghi piemontesi dell’Italia unita, la gente indicava a dito un bizzarro giovanotto che faceva bella mostra di sé in sella a un “ferreo destriero”.  Le ragazze, sottobraccio alle madri, lo guardavano rapite e ammirate, per tanta spavalda modernità; i padri, più probabilmente, scrollavano il capo in segno di disapprovazione. “Che strampalato marchingegno, quella macchina a pedali! Non sarebbe più comodo o sicuro un bel calesse?”.
IL BICICLETTO DI CARLO MICHEL
Quel giovanotto ha un nome: Carlo Michel. Ha venticinque anni ed è figlio di un commerciante di liquori di origine francese, savoiardo per la precisione. E dalla Francia arriva anche quel “marchingegno”: lo chiamano bicicletto ed è l’evoluzione dei prototipi di velocipedi a pedali che da qualche anno vengono prodotti e brevettati Oltralpe, e anche Oltreoceano. Questo, che Carlo Michel ha comperato all’Exposition Univeselle di Parigi, poche settimane prima, è un cycle Michaux e prende il nome dal meccanico francese che applicò per primo una coppia di pedali al mozzo della ruota anteriore. Prima di allora, il mezzo veniva mosso a spinta dalle gambe che poggiavano sul terreno, proprio come le attuali balance bike che oggi si regalano ai bambini per far prendere confidenza con la bicicletta. Questa curiosa apparizione è storicamente la prima attestazione documentata della presenza di un velocipede in territorio italiano.
L'allestimento del nuovo ACB/ G Annone-LineLab
UN NUOVO MUSEO: ACdB
La storia della bicicletta in Italia si può dire, quindi, che abbia avuto inizio proprio da Alessandria. Ed è in forza di questa memoria, e anche di molto altro che accadde negli anni a seguire, che la città piemontese ha deciso di dedicare a questo pezzo importante della propria storia un museo: il Museo ACdB, acronimo che sta per Alessandria Città della Bicicletta. Dal 30 novembre sono infatti aperti i battenti dell’esposizione permanente aperta presso Palazzo Monferrato, in via San Lorenzo, 21, in pieno centro storico ad Alessandria.
Il museo è stata la naturale evoluzione di una rassegna espositiva inaugurata nella primavera del 2016 e che ora ha trovato una collocazione permanente nel bell’allestimento di Palazzo Monferrato: un percorso di poche sale ma assai ben organizzate di oggetti – biciclette storiche, soprattutto – ma anche straordinarie foto, e documenti di varia natura. Perché, a parte la storica passeggiata di Carlo Michel sui viali della città nell’estate del 1867, Alessandria è stata nell’età pionieristica del velocipede una “capitale del pedale”, un terroir a specifica vocazione ciclistica che ha visto nascere e crescere campioni, manifestazioni, associazioni di importanza non solo nazionale. A imitazione del buon Carlo Michel, che in città si farà notare non solo per essere stato il primo velocipedista, ma anche per le sue capacità imprenditoriali – è il titolare di una rinomata fabbrica di birra, la Birra Michel, poi Birra Alessandria – e di amministratore pubblico – fu consigliere comunale e assessore – , molti alessandrini montano in sella per divertimento e per passione. Nel 1886 viene fondato il Circolo Velocipedistico Alessandrino.
Particolare di un Grand-BI di provenienza americana, 1880 circa /G. Annone - LineLab​
UN QUARTIERE CHIAMATO PISTA
Due anni dopo, nel 1888, per soddisfare le richieste di sempre più numerosi praticanti, viene costruita una pista, all’ombra delle mura bastionate, in zona porta Savona, quartiere periferico in espansione che prenderà il nome proprio dalla presenza di quell’impianto in terra battuta, il primo velodromo in Italia ad avere le curve sopraelevate. Per vent’anni, fino ai primi anni del Novecento, la Pista ospita un calendario di intensa attività agonistica, mettendo in scena riunioni a cui partecipano anche i migliori pistard francesi.  Nel 1898 Alessandria viene scelta come sede dell’UVI, l’Unione Velocipedistica Italiana, nata tredici anni prima per riunire in federazione nazionale tutte le società velocipedistiche: il grande lavoro di organizzazione e di promozione sportiva dei dirigenti alessandrini – Carlo Cavanenghi, Mario Bruzzone, Pilade Carozzi - viene così premiato con un riconoscimento nazionale e in quegli anni, fino all’inizio della Grande Guerra, Alessandria sarà sempre un punto di riferimento delle più importanti gare nazionali su strada.
CENTO RITRATTI MILLE STORIE
La rassegna di alessandrini illustri che scrissero la storia del ciclismo delle origini continua con Eliso Rivera, avvocato, giornalista e co-fondatore, nel 1896, della “Gazzetta dello Sport”; con i primissimi campioni del pedale, da Giovanni Cuniolo, tortonese, al suo acerrimo rivale Giovanni Gerbi, detto “il Diavolo rosso”, astigiano, ma quando Asti era ancora provincia di Alessandria; l’industriale Giovanni Maino, originario di Spinetta Marengo, che nel 1896, apre ad Alessandria una fabbrica di biciclette che diverrà uno dei marchi storici della storia del ciclismo italiano. Su una Maino correrà infatti Costante Girardengo, da Novi Ligure, che vinse praticamente tutto quello che si poteva vincere per quindici anni, e nonostante l’interruzione della Prima guerra mondiale, al punto da meritarsi l’appellativo di Campionissimo.
Dopo di lui, un altro alessandrino si conquisterà quell’epiteto, Fausto Coppi, da Castellania, sui colli Tortonesi. Senza dimenticare che Alessandria e provincia è stata la culla di decine e decine di ciclisti meno noti, ma non meno importanti nell’aver dato quell’inconfondibile carattere ciclistico all’intero territorio: Antonio Negrini, potentissimo coéquipier di Girardengo; Sandrino Carrea ed Ettore Milano, fidi scudieri di Fausto Coppi; Luigi Malabrocca, tortonese, avventuroso conquistatore di “maglie nere” ai Giri del secondo dopoguerra; e come non ricordare la meravigliosa storia dei ragazzi della SIOF di Pozzolo Formigaro, la squadra dilettantistica messa in piedi da Biagio Cavanna, “l’orbo di Novi”, massaggiatore e scopritore del talento di Fausto Coppi, oggi raccontata in un meraviglioso libro fotografico da Luciana Rota, figlia d’arte di penna e di pedale – suo padre, Franco, è stato uno dei più apprezzati giornalisti sportivi della seconda metà del Novecento? O quella delle “Borsaline”, le operaie della storica ditta di cappelli alessandrina, piccolo esercito femminile ogni giorno in sella per andare a lavorare in fabbrica. O ancora quella di Giovanni Meazzo, gran bella promessa del ciclismo del secondo dopoguerra, e poi formidabile continuatore della tradizione di famiglia di artigiano ciclista e ora vispissimo highlander di una memoria, privata e sportiva, che meriterebbe di essere raccontata in forma di romanzo?
IL "QUARTO STATO DELLA BICICLETTA"
Queste e tante altre storie si incontrano attraversando le sale del Museo ACdB, fermandosi ad ammirare decine di meravigliose biciclette, molte delle quali costruite dai numerosi produttori locali che, lungo l’arco del Novecento, costituirono un vero e proprio distretto della bicicletta – oltre alle Maino e le Meazzo, le Pizzorno e le Quattrocchio, le Gerbi e le Amerio, le Santamaria e le Fiorelli – e oggi provenienti dalle collezioni locali. Altrettanto spettacolari le foto che ritraggono scene di vita sportiva e collettiva: le riunioni al velodromo Pista, con gli atleti in posa che sembrano usciti dalle pagine di un reportage contemporaneo sulla moda hipster; o le foto di gruppo come quella, spettacolare, ai Giardini della Stazione di Alessandria, nel 1890, una sorta di “Quarto Stato” della bicicletta, un emozionante tableau vivant di una passione collettiva – e non sarà un caso che Pellizza da Volpedo è alessandrino? Da non mancare anche i manifesti pubblicitari degli eventi agonistici e delle pubblicità, vere e proprie opere d’arte grafica. E a proposito di arte grafica, non poteva esserci miglior autore del logo del Museo: Riccardo Guasco, alessandrino, e da anni originalissimo interprete, con matite e colori, del mondo in bicicletta.
Il Museo Alessandria Città delle Biciclette è un riuscitissimo esempio di come un territorio faccia tesoro della propria memoria condivisa e la sappia riproporre con passione e vivacità al visitatore catturandone la curiosità con leggerezza e competenza. Tra un piatto di agnolotti e una degustazione di barbera o dolcetto, ci può stare un giro… in Pista al Museo di palazzo Monferrato.  
AcdB Museo
Via San Lorenzo 21, Alessandria
venerdì dalle 16 alle 19
sabato e domenica 10-13 e 16–19
intero € 5,00, ridotto € 3,00
gratuito fino a 8 anni compiuti, diversamente abili e accompagnatore
Aperture durante le Festività natalizie
Domenica 24 e 31 dicembre aperto solo 10-13;
26 dicembre apertura straordinaria 16-19
6 gennaio, apertura regolare
Chiusura il 25 dicembre 2017 e il 1 gennaio 2018