Lomellina. Una terra poco nota anche agli stessi lombardi, compresa tra i fiumi Ticino, Po e Sesia, in provincia di Pavia. L'abbiamo visitata grazie al Gruppo di Azione Locale “Risorsa Lomellina”, composto da enti pubblici, associazioni e aziende private, che ha lanciato il programma di cooperazione "Orizzonti Rurali". Obiettivo: quello di incentivare gli abitanti delle grandi città (in primis i milanesi) a riscoprire le zone a vocazione agricola vicine a loro. Ecco che cosa abbiamo scoperto.

Lomellina - foto Stefano Brambilla
 
1. IL RISO E LE RISAIE: UN "MARE A QUADRETTI" BELLO E FRAGILE
Avete già fatto l'associazione riso-Lomellina? Forse non sapete che viene da lontano. Fu in un giorno di fine Quattrocento che il duca di Mantova fece dono al cugino Ludovico il Moro di alcuni sacchi di riso arrivati dall'Oriente. Dove piantare quei semi tropicali? Qualcuno pensò di farlo in questa zona: d'altronde, già a quel tempo il territorio era ricco di risorgive e di acque superficiali, indispensabili per la crescita della coltura. Fu però necessario attendere l'Ottocento perché il paesaggio della zona assumesse quel suo aspetto fatto di rogge, chiuse, campi allagati; e parallelamente si sviluppasse quel mondo agricolo fondato sulla famiglia allargata e il bracciantato reso celebre da film come "Riso amaro". Le famose mondine erano il simbolo delle risaie lombarde e piemontesi: trapiantavano le pianticelle di riso nei campi allagati e poi, dopo 40-50 giorni, le mondavano, cioè le ripulivano dalle erbe infestanti. 

Oggi molto è cambiato e molto è rimasto. Se le mondine non ci sono più, sostituite dalle macchine e dai diserbanti, il riso continua a essere la coltura (e la cultura) dominante della zona, con moltissime pregiate varietà portate sulle tavole di mezza Europa: d'altronde, è noto che insieme al Novarese e il Vercellese la Lomellina sia la prima area di produzione del riso nel vecchio continente. In primavera è uno spettacolo guidare, camminare, pedalare in mezzo alle risaie, diretti magari a qualche cascina che vende sacchi di Baldo, Carnaroli, nero e rosso integrale: sembra di galleggiare in un mondo sospeso, dove per decine di chilometri acqua e cielo sembrano confondersi. Anche il "mare a quadretti", però, tende a scomparire: sono più produttive e più facili da gestire le coltivazioni in asciutta, ovvero senza allagare i campi. Il che non solo azzera il fascino del paesaggio, ma elimina anche la grande biodiversità connessa all'acqua (vedi punto 3), con pericoli certi su tutta la catena alimentare. Speriamo che possano essere trovati presto metodi che possano mettere d'accordo economia, ambiente e turismo.


Lomellina, le risaie - foto Shutterstock​


Riso Carnaroli in vendita a La corte ghiotta - foto Stefano Brambilla

2. LE CASCINE VERSO IL FUTURO
Dicevamo delle cascine, avamposti tra le risaie: grandi, complesse, a corte chiusa, sono sempre state veri e propri centri di sviluppo e produzione. Se un primo motivo per scoprire la Lomellina è la peculiarità del paesaggio, così piatto e "vuoto", il secondo è dunque strettamente legato: entrare in qualche luogo dove si controlla quel paesaggio, lo si gestisce, quasi - si potrebbe dire - lo si ammansisce. Anche per capire come si è trasformato nel tempo: alcune cascine sono state aperte alle visite come agriturismi o luoghi di ristorazione, come la Cascina Terno a Velezzo Lomellina; altre organizzano tour guidati per scoprire le loro produzioni; altre ancora hanno in serbo progetti più grandi. 

È il caso della Cascina San Marzano e della Cascina Mercurina: due grandi e belle strutture poste al centro di 250 ettari di terreni agricoli nel Comune di Pieve del Cairo. Qui un gruppo di imprenditori visionari, riuniti nella Fondazione Darefrutto, sta cercando di rivitalizzare e rigenerare il complesso in abbandono con un obiettivo filantropico, ovvero per "custodire la terra perché dia frutto senza essere sfruttata". Maria Cristina Terragni ci racconta di sforzi, sacrifici e progetti: alla ripresa delle coltivazioni e alla protezione delle aree naturalisticamente più pregiate, si affiancano il recupero di tanti spazi destinati a eventi e momenti formativi, ad attività di piccola ricettività e servizi a sostegno del cicloturismo, a un centro di educazione ambientale. Le cascine diventano così a poco a poco un nuovo polo di attrazione: non più dei braccianti, ma dei turisti, specialmente quei milanesi (come dicevamo) che non sono certo così lontani dalle terre lomelline. Guardate sul sito di Darefrutto (lo riportiamo in fondo) per conoscere le prossime iniziative.


Fondazione Darefrutto - foto Fondazione Darefrutto

Cascina San Marzano - foto Fondazione Darefrutto
3. IL VOLO DEGLI AIRONI
Nel tempo, tutta quest'acqua ha portato con sé una biodiversità davvero improbabile per un paesaggio così mutato dalle mani dell'uomo. Nell'acqua, in primavera, è tutto un pullulare di insetti, pesci, invertebrati vari, rane, chioccioline: e ad approfittarne sono gli aironi, che qui hanno trovato un ambiente ideale per metter su famiglia. La Lomellina è costellata di garzaie, ovvero dei luoghi dove le comunità di aironi - che nidificano sempre in gruppo - si riproducono, costruendo i nidi vuoi sui pioppi, vuoi sui salici e sugli ontani. Tutti protetti dalla legge, questi monumenti naturali sono visitabili spesso soltanto su prenotazione, accompagnati da guide autorizzate e specializzate. Ed è un altro spettacolo speciale entrare in punta di piedi in questi luoghi così pieni di vita, dove centinaia di uccelli tramandano le loro generazioni. 
Noi per esempio siamo stati a Celpenchio con Laura Morandi dello Studio Emys, dove la garzaia è la più popolata della Lombardia: nel 2018 hanno nidificato 1200 coppie di ardeidi. Ovunque, a maggio, erano ali, piume bianchissime, versi di sfida, richiami di fame, voli di chi andava verso le risaie e di chi tornava a becco pieno. Con il binocolo si riconoscevano in fretta le garzette, così immacolate da parere eteree; le nitticore, un po' gobbe, con la testa nera; i grandi aironi cenerini e i bellissimi aironi rossi dalle mille sfumature; e ancora gli aironi guardabuoi, le sgarze ciuffetto, gli ibis sacri che da poco hanno colonizzato queste terre. Per un attimo ci è sembrato di essere dentro un documentario - e pensare che la garzaia è a così poca distanza dalla città.


Garzaia di Sant'Alessandro - foto Stefano Brambilla


Garzetta in risaia - foto Shutterstock

4. I CASTELLI DELLA "PICCOLA LOIRA"
Se vi abbiamo dato l'impressione che in Lomellina tutto sia dominato dai campi e non vi siano abitati, beh, naturalmente non è vero. I piccoli centri sono sparsi un po' ovunque, e ovunque sono dominati da castelli e manieri turriti, un altro tratto che è un po' la cifra di questa terra (da qualcuno denominata pomposamente la "piccola Loira"). Spesso, girovagando per la zona, ci si imbatte in queste strutture medievali rosse di mattoni, ancora ben conservate; meno spesso è possibile entrarci, in quanto dimore private o luoghi comunque ancora lontani da una fruizione turistica. Tuttavia, le eccezioni a poco a poco vedono la luce: a Castello d'Agogna, il castello Isimbardi è sovente sede di mostre ed eventi, grazie alla fondazione Vera Coghi; a Cozzo il castello Gallarati-Scotti - perfettamente conservato - diventerà presto sede museale, mentre la cascina annessa che ospitava i braccianti è un agriturismo; a Rosasco rimangono due torri altissime, accessibili in caso di eventi, da cui si ammira un bellissimo panorama sulla pianura; a Scaldasole, l'immenso e imponente castello è in realtà un complesso di edifici vari visitabile su prenotazione. Certo, le prenotazioni partono da 15 persone: come in vari altri casi, in Lomellina siamo ancora lontani da una fruizione per le coppie, le famiglie, i turisti singoli. Speriamo che le iniziative di valorizzazione e promozione dell'area possano portare a flussi turistici maggiori, in modo da facilitare l'accesso a tante piccole perle di storia. 

A proposito di piccole perle: in Lomellina sono presenti vari musei del territorio, rivolti più ai locali che ai turisti, ma ugualmente degni di segnalazione: raccontano storie contadine a Frascarolo e Olevano Lomellina; di scoperte archeologiche a Gambolò; di arte, natura e ed etnografia a Mede. Sono riuniti nel network "Lomellina Musei".


Il castello di Cozzo Lomellina - foto Stefano Brambilla​

La vista dalla torre di Rosasco - foto Stefano Brambilla​

5. LOMELLO, CAPOLAVORI ROMANICI
Lasciando a parte Vigevano, che sì geograficamente è in Lomellina ma più proiettata verso Pavia, se dovessimo scegliere un solo sito d'arte da visitare da queste parti probabilmente propenderemmo per il complesso medievale di Lomello. Per vari motivi: lo stato di conservazione dei monumenti, la storia che raccontano, e anche la poca notorietà degli stessi, che rendono straordinaria la sorpresa. Lomello - da cui il nome Lomellina - fu un centro di grande rilevanza in epoca antica: la colonia romana era una importante tappa sulle vie verso il nord, in epoca longobarda divenne luogo di villeggiatura per la corte pavese (Teodolinda si sposò qui, la seconda volta), nel medioevo si sviluppò come centro sulla via Francigena. Ad attestare tanta importanza sono rimasti, per fortuna, tre monumenti, vicini gli uni agli altri. Il primo è il castello (oggi municipio), arrivato a noi nelle sue forme quattrocentesche. Il secondo è il Battistero di San Giovanni ad Fontes, bello nelle sue semplici forme ottagonali, in cui è conservata la vasca battesimale più antica di Lombardia (forse del VII secolo). 

Ma il monumento più spettacolare è senz'altro il terzo, ovvero la basilica di Santa Maria Maggiore: una costruzione tutta di mattoni rossi, totalmente peculiare, sghemba e asimmetrica, segnata dalla sventura terrestre e dalla creatività umana. Dalla fondazione enigmatica, realizzata in vari passaggi tra X e XI secolo, già definita "magna et antiquissima" all'epoca, fu poi semidistrutta da un terremoto nel 1117: la facciata crollò, così come le prime tre campate, e ancora di quella tragedia rimangono le colonne che svettano verso il cielo. La chiesa venne rifatta a fianco con una forma strana, non regolare: pare che la pianta voglia rappresentare sì una croce, ma anche il corpo di Cristo sulla croce, con la testa inclinata verso sinistra. In ogni caso, un magnifico esempio di romanico lombardo. (Solita postilla: l'accesso non è facile, meglio informarsi con la pro loco locale).


Il Battistero di San Giovanni ad Fontes​ a Lomello - foto Stefano Brambilla


La Basilica di Santa Maria Maggiore a Lomello - foto Stefano Brambilla
 


La Basilica di Santa Maria Maggiore a Lomello - foto Stefano Brambilla

6. OCA, CIPOLLE, ASPARAGI: I SAPORI OLTRE AL RISO 
Vi abbiamo convinto a fare una gita primaverile in Lomellina, almeno per vedere Lomello, una garzaia e le risaie allagate? Bene, sappiate che anche il palato non rimarrà deluso. Perché oltre al riso, proposto in mille forme diverse - dai risotti ai dolci - questa terra regala altri sapori peculiari. A Cilavegna, appena entrati in Lomellina dal nord, il prodotto principe è l'asparago, bianco con la punta violetta, pronto a maggio, ma anche la lumaca ha visto negli ultimi tempi una discreta diffusione; nella vicina Parona ad attendervi ci sono le offelle, celebri biscotti di pasta frolla (la cui sagra è invece a ottobre). In qualche chilometro si è poi a Mortara, la "capitale del riso" della Lomellina, dove tutto gira intorno all'allevamento delle oche e alla produzione del salame d'oca, vera e propria gloria locale (sagra a fine settembre). Provate a passare da Casa Angela, dove Pino Pisani ha raccolto l'eredità di famiglia e realizza splendidi prodotti e piatti a base di oca, dai salami e prosciutti allo straordinario paté confezionato in casa, continuando a sperimentare nuove ricette da leccarsi i baffi. Una curiosità è data dal cosiddetto "salame ecumenico", un prodotto composto interamente da carne d'oca nato grazie alle comunità ebraiche del XV secolo: grazie al fatto che non contiene carni suine, può essere alla base di un pasto condiviso tra cristiani, ebrei e musulmani.

Ancora da citare la burgundella, tipico formaggio di Sannazzaro de' Burgondi, perfetto per i risotti: ne assaggiamo uno squisito a base di rape rosse e appunto burgundella da Zerbi a Pieve Albignola, poco lontano. E infine le cipolle rosse di Breme, grandissime, dette sigulle in dialetto locale, dal sapore persistente ma dolce e pacato. Insomma, un insospettato tripudio di sapori.


Salame d'oca a Mortara - foto Shutterstock​


Risotto all'Azienda Agricola Zerbi - foto Stefano Brambilla​

INFORMAZIONI
- Per informazioni generali sul territorio della Lomellina si può fare riferimento all’Ecomuseo del paesaggio lomellino: tel. 328.7816360; www.ecomuseopaesaggiolomellino.it
- Come arrivare: da Milano, l’uscita autostradale migliore per raggiungere la Lomellina è quella di Groppello Cairoli, lungo la A7; chi invece arriva da nord oppure dal Piemonte può uscire a Novara lungo la A4 e da lì raggiungere Mortara.
Dove dormire: a Mortara, Casa Angela, in un edificio ristrutturato del Quattrocento nel centro storico, dispone di 5 stanze moderne, dotate di massimo comfort e arredate con gusto; ottima la colazione (www.casaangela-foresteria.it). Castello di Cozzo: si dorme in una struttura risalente alla fine del Settecento adiacente al castello e circondata dalle risaie.
- Dove mangiareCasa Angela, Via Roma 63, Mortara, www.casaangela-salumi.it (il meglio dei prodotti del territorio, specializzazione nella lavorazione di prodotti d’oca); Acquamatta, Cascina Molino della Raina 6, Semiana, www.ristoranteacquamatta.it (ambiente creativo, menu innovativi); Azienda Agricola Zerbi, via Roma 67, Pieve Albignola, www.risozerbi.it (produzione riso e ottimi piatti); La Corte Ghiotta, Cascina Terno, Velezzo di Lomellina (piatti della tradizione, produzione riso); Molino Taverna, strada vicinale della Galliana 1, Cilavegna, www.molinotaverna.it (famoso per gli asparagi e le lumache).
- Dove acquistare il riso: praticamente ovunque! Tra le tante riserie, Cascina Alberona a Mortara; www.cascinaalberona.com
- Cosa vedere. Come dicevamo, ci vuole un po' di pazienza e organizzazione. Per visitare le garzaie, consigliamo di rivolgersi allo Studio Emys (www.studioemys.it) e all'associazione Codibugnolo (associazionecodibugnolo.it), che periodicamente organizzano escursioni. Per la Fondazione Darefrutto, il sito è www.fondazionedarefrutto.it. Per visitare il complesso di Lomello, rivolgersi alla proloco: tel. 327.1085241; prolocolomello.blogspot.com. Per i castelli, consultare i vari siti dedicati.