Proponiamo l'editoriale di Mario Tozzi, geologo, scrittore, divulgatore scientifico nonché consigliere Touring, sull'inquinamento nella Pianura Padana. L'editoriale è pubblicato sul numero di aprile 2024 di Touring, il magazine del Touring Club Italiano.

Sono ormai anni, se non decenni, che la Pianura Padana è diventata la regione più inquinata d’Europa per ciò che riguarda i veleni sparsi nell’atmosfera. Basta guardare una immagine satellitare notturna del nostro continente per comprenderne le cause: è la regione più illuminata di tutte, più dei Paesi Bassi, del bacino di Parigi o dell’area metropolitana di Londra, cosa che significa anche la più antropizzata e colonizzata da abitazioni, fabbriche e infrastrutture. I riscaldamenti domestici, gli allevamenti intensivi e le attività agricole in genere, la generazione di energia e il traffico veicolare sono le cause acclarate, in particolare i primi due: si stima a oltre il 50 per cento il contributo delle caldaie e degli allevamenti. Per questi ultimi si parla, nel dettaglio, del cosiddetto particolato secondario, ossia delle particelle ultrasottili (PM 2,5) derivate dalle attività primarie e rielaborate che poi diventano, nel caso, soprattutto nitrati. Come a dire che le attività zootecniche contribuiscono in maniere sostanziale allo stato di salute dei nostri polmoni, e lo fanno molto negativamente.

In questo inverno 2024 le condizioni meteorologiche stabili e l’assenza di venti costanti rendono quasi impossibile l’evacuazione del carico solido inquinante, stante la geomorfologia della Pianura Padana, particolarmente “protetta” da Alpi e dall’Appennino. Vanno messe nel conto anche le polveri sahariane che, come spesso accade, si trovano a volteggiare sulla penisola e caricano il cielo di sabbie finissime. Ma, detto questo, al di là delle polemiche che si innescano inevitabilmente soprattutto con gli amministratori locali, non sembra che lo stato di salute dell’atmosfera e dei cittadini padani sia preso in particolare considerazione, nonostante le migliaia di morti aggiuntive che ogni anno si assommano nel conto drammatico dei concittadini che vengono a mancare.

Voglio dire che siamo alle solite: invece di puntare il dito contro i responsabili reali, che sono, ricordiamolo, le compagnie oil & gas e molti allevatori, si accusano gli ecologisti di allarmare troppo la popolazione, come se il vero obiettivo fosse minimizzare e continuare a non mettere in campo nemmeno un provvedimento virtuoso. E sì che le leggi europee lo indicano chiaramente: dimezzare gli inquinanti atmosferici nei prossimi anni senza se e senza ma, riconvertendo il settore zootecnico e rinnovando il parco auto e le caldaie domestiche in modo sostenibile. Energie rinnovabili, elettrificazione della società, carne coltivata, sono tutte possibili chiavi di intervento, anche se non le sole.

Va da sé che questi comportamenti andrebbero incentivati, magari stornando i miliardi di euro che anche il nostro Paese ogni anno distribuisce sotto forma di sussidi diretti e indiretti al settore gaspetrolifero, secondo il principio che chi inquina paga. Un principio finora inapplicato.