Una storia che si confonde con la leggenda iniziata nel 1874 e arrivata fino a noi attraverso le pagine, ormai ingiallite, di un quaderno custodito gelosamente di generazione in generazione. È in buona parte nelle ricette scritte a mano quasi un secolo e mezzo fa il segreto della longevità della Liquoreria Meini, antica distilleria di Lari, piccolo borgo di origine medievale nel cuore delle colline pisane in cui ha sede il municipio del comune sparso di Casciana Terme Lari, Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.

Dal 2001 alla guida dell’azienda c’è Elena Becucci, vedova di Ugo Meini, ultimo discendente diretto della dinastia che nell’800 iniziò sotto il castello dei Vicari, l’imponente fortificazione edificata nel XII secolo che domina l’abitato di Lari, l’attività di farmacia e alchimia. Proprio dalla sapienza nel mescolare erbe medicinali e liquori nacque, nel 1874, per iniziativa di Guido Meini, l’attività della liquoreria. E dalla penna di Guido nacque anche il prezioso taccuino di ricette e consigli di preparazione che ancora adesso viene custodito come una reliquia dalla famiglia.

«Molte delle sue ricette – racconta Elena – non sono ancora state provate, altre invece le abbiamo realizzate solo di recente. È il caso, per esempio, dell’Elisir della Strega Gostanza che abbiamo iniziato a produrre ispirandoci alla storia di Gostanza da Libbiano e alla leggenda del suo fantasma che, si dice, si aggiri ancora tra le segrete del castello dei Vicari». Anche alla base della vicenda della povera Gostanza, alla fine del 500, ci fu l’arte di scegliere, lavorare e mescolare le erbe che crescono su queste colline: in quel caso erano intrugli a base di pilatro, brettonica, madreselva, utilizzati per guarire i «cattivi mali» e per aiutare le partorienti e che le procurarono l’accusa di stregoneria e i terribili supplizi nelle celle del castello di Lari. Gli ingredienti dei liquori Meini invece non sono noti, anzi, sono tenuti segreti, proprio come una formula magica. «Ai turisti che vengono a farci visita facciamo vedere tutte e attrezzature, gli alambicchi e le botti vecchie di cent’anni, ma niente di come i liquori vengono prodotti, quello solo noi lo dobbiamo sapere».

L’Elisir della Strega Gostanza è un omaggio a una delle tante storie che fondono credenze popolari, riti ancestrali e religione, ma i Meini sono diventati celebri in Toscana con una altro liquore che esce dalle loro botti da quasi 150 anni: l’amaro M74. Il nome, nonostante le apparenze da sigla militare, indica l’anno esatto in cui iniziò ad essere distillato: il 1874. «È il nostro prodotto più conosciuto. La ricetta è rimasta invariata da quella che faceva il fondatore della liquoreria, non ci sono stati cambiamenti». E anche i consigli per gustarlo al meglio sono ancora quelli suggeriti dal fondatore Guido, freddissimo, scaldato, oppure con l’acqua tonica. «Adesso vedo che va di moda aggiungere l’acqua tonica all’amaro, noi lo diciamo da decenni e lo abbiamo pure scritto sull’etichetta». A proposito, anche l’etichetta con il leone disegnato a china ha una storia nobile e antica: risale agli anni 70, del 900 però, ed è opera del vignettista, grafico e pittore Alberto Fremura, vera istituzione dell’arte livornese, talmente legato alla sua città da avere il suo studio, fino al 2013, all’interno di uno dei suoi simboli, la Torre di Calafuria. «La bottiglia negli anni è cambiata, ma l’etichetta è rimasta sempre quella. È un’etichetta speciale, alla quale siamo molto legati e non cambieremo mai». Unica aggiunta, sopra al disegno di Fremura, la scritta “L’amaro di Lari”, a sottolineare un legame imprescindibile con il borgo e la sua terra.

Un legame alla base anche dell’altro fiore all’occhiello della distilleria, il liquore Festa di Ciliegie. Lari, infatti, oltreché per la prigionia di Gostanza e del suo fantasma, è famosa anche per le sue ciliegie, che dal 2002 possono vantare anche il marchio Dop e Igt. Ogni maggio dal 1957 (ad esclusione di questo travagliato 2020), Lari celebra il suo frutto rosso con una festa che vede il borgo invaso da migliaia di visitatori a caccia delle specialità a base di ciliegia. Come, appunto, il liquore Festa di Ciliegie. «Un’altra ricetta che arriva da molto lontano. Il nostro liquore è ottenuto unicamente dal succo di ciliegie, senza alcun colorante, il suo rosso è tutto naturale».

L’ultimo asso del tris di liquori “made in Meini” è il Ponce alla Livornese. «Abbiamo preso un classico livornese e lo abbiamo messo in bottiglia, seguendo qualche qui una ricetta antica. Lo facciamo così bene che abbiamo anche depositato il marchio e siamo gli unici che possiamo produrlo con questo nome».

Infine, capita che la Liquoreria Meini presti i suoi alambicchi e le sue botti per alcune produzioni speciali. È stato il caso, per esempio, nel 1984, del Centenario della nascita di Amedeo Modigliani, uno dei livornesi più illustri. «Ci chiesero un liquore che richiamasse la sensualità dei suoi dipinti, che fosse in qualche modo afrodisiaco. Grazie, ancora una volta, al quaderno del nostro antenato Guido, venne fuori l’Elisir D’artista, che ottenne un grande successo».

Per conoscere la storia e il lavoro della Liquoreria Meini si può visitare il loro sito o la pagina Facebook. Ognuno dei tre liquori più noti della distilleria ha inoltre una propria pagina Facebook: l’amaro M74, il liquore Festa di Ciliegie e il Ponce alla Livornese.

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Testo: Luca Tavecchio - Foto: Liquoreria Meini