articolo di Fabrizio Milanesi

Quante sfumature può assumere una parola? Una che in questi giorni contiene più di altre sentimenti e stati d’animo contrastanti è isolamento. E questa è una storia di molti isolamenti e di un grande riscatto. Bastano poche centinaia di metri di strada dal piccolo borgo Bandiera Arancione di Mercatello sul Metauro, per ritrovarsi a contare una manciata di case e palazzotti in pietra. Sono immersi nel silenzio e circondati dalle colline della valle marchigiana del Metauro, quasi al confine con l’Umbria.

Castello della Pieve è un luogo che con l’isolamento ha un rapporto profondo e antico. Dopo che nel tredicesimo secolo si erano succeduti turbolenti contese signorili tra Uguccione della Faggiola, Branca Branca Brancaleoni e gli Albornoz, il 4 ottobre del 1301 qui si decise uno degli isolamenti forzati più noti della storia, l'esilio di Dante Alighieri. A condannare il sommo poeta furono Carlo di Valuà e Corso Donati e a testimoniarlo è una incisione ancora perfettamente conservata nel paese.

Secoli dopo sarà lo stesso borgo a rimanere vittima di un doloroso isolamento, forse punito dalla storia con un’impietosa legge del contrappasso, o forse più realisticamente condannato all’abbandono dalle condizioni economiche e sociali di una nazione che si è preoccupata per un secolo di fare correre le città e poco più.

Ma con gli anni zero si è accesa una luce finalmente a Castello della Pieve l’isolamento è mutato in contemplazione e la desolazione ha lasciato il posto alla bellezza, al calore e all’accoglienza di una famiglia che è riuscita a trasformare un paese abbandonato in una country house apprezzata da visitatori di mezzo mondo. 

Castello della Pieve

“Era il 2002, avevamo due bambine, una di due anni e mezzo e una di cinque, io lavoravo come architetto a Milano e mio marito, di Parma, faceva l’impiegato alla Plasmon.  I miei genitori sono originari del Montefeltro e la bellezza di questi posti non mi ha mai abbandonato, tanto che dopo i miei studi di architettura ho discusso la mia tesi di laurea proprio sulle case contadine. Le case in pietra per me hanno una capacità di esprimere il tempo e le storie che le hanno abitate”.

Lucia e Bernardo Noberini si conoscono e si amano da molti anni, quando prendono una decisione che cambierà le loro vite e anche quelle di un intero borgo. 

“Erano altri tempi, ma c’è voluto molto coraggio per buttarci in questa avventura che ha coinvolto noi come coppia, le mie figlie Iris e Viola e i miei genitori, che in verità si trovavano bene a Milano. I lavori sono durati tre anni e sono stati molto impegnativi. Qui molte case erano davvero in condizioni precarie, ma il desiderio di fare parte di questo paesaggio era troppo forte per farci desistere e nel 2005 abbiamo potuto aprirci all’accoglienza con un ristorante e le camere, quella che si può definire relais di charme in una residenza storica”.

La famiglia Noberini

La vostra sembra una storia fuori dal cliché di luoghi ereditati e riconvertiti con grandi investimenti.

“No, nessun cliché, la nostra passione per la natura e i ritmi lenti è sempre stata autentica e quando abbiamo visto Castello della Pieve per la prima volta, ce ne siamo subito innamorati. Dopo la prima spallata coraggiosa è arrivato il lavoro, tantissimo. Abbiamo chiesto uno sforzo ai miei genitori, che ci hanno sostenuti economicamente e con l’educazione delle bimbe, mentre mio marito ha messo il suo incrollabile ottimismo di emiliano e la sua tenacia in tutte le attività, dalla coltivazione della terra alla gestione della cucina del ristorante, che agli inizi era aperto al pubblico mentre ora riserviamo solo ai nostri ospiti". 

Come è andata in questi anni e che rapporto avete avuto con Mercatello. 

“Con la  comunità locale abbiamo sempre dialogato molto. Eventi, momenti educativi e cura del territorio ci hanno fatto guadagnare prima un riconoscimento istituzionale per le coltivazioni biologiche, poi è arrivata anche la gratificazione più importante, l’arrivo di ospiti da molte parti d’Italia e d’Europa che ci hanno restituito il calore e le attenzioni che gli dedichiamo da quando arrivano a quando ripartono. 

Sopra tutto c’è la passione per le Marche e per il Montefeltro. Con le mie competenze riesco a confezionare itinerari per i clienti e quando gli impegni me lo permettono accompagno a conoscere beni artistici e culturali che spesso rimangono in secondo piano. Urbino ad esempio è universalmente conosciuta per i capolavori del Rinascimento, quando invece cela tesori poco noti del Medioevo".

Mercatello sul Metauro, borgo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano

Cosa offrite a Castello della Pieve?

"Abbiamo unito diverse case tra loro attraverso antiche scale dando vita a sette stanze di varie categorie, dalla Charme alla Suite, tutte si affacciano sul paesaggio dell’Alpe della Luna. Gli interni sono fedeli alle origini rustiche e negli spazi comuni si trovano anche pezzi di una collezione di antichi giocattoli, una mia passione. Il Girone dei Golosi è un po’ la vetrina del nostro lavoro per portare in tavola pani e confetture fatte in casa e arricchite dalle spezie che raccogliamo a mano. Serviamo carni marchigiane e vini del territorio. Siamo riusciti anche a posizionare una piccola vasca con acqua riscaldata per godersi il relax in tutte le stagioni! 

Una camera superior al Castello della Pieve

Avete dovuto investire molte risorse economiche ed emotive per questo progetto? Avevate una rete nel caso non avesse funzionato?

"Abbiamo sempre fatto altro in parallelo all’accoglienza turistica. Io ho sempre investito nell’insegnamento, ho iniziato alfabetizzando gli immigrati stranieri per poi continuare a insegnare storia dell’arte nelle scuole. È quello che si dice coltivare un Piano B ed è un consiglio che rivolgo a tanti giovani che vogliono realizzarsi. Noi abbiamo realizzato un sogno, ma non lo abbiamo fatto in modo avventato. Ci siamo appoggiati prima su un rapporto affettivo e familiare solido, poi sulla tenacia quotidiana, ma senza farci appagare dalle prime soddisfazioni”.

È una strategia che state mettendo in atto anche in queste settimane terribili?

“Sì certo. Abbiamo resistito alle crisi finanziarie, ai terremoti e dopo una relativa crescita quest’anno ci attendevano il boom, ossia un grande ritorno di visitatori dopo investimenti in immagine e dopo che la regione Marche è balzata ai primi posti delle classifiche sui luoghi da non perdere nel mondo. Forti di questo abbiamo investito molto in innovazioni e migliorie e ora… “.

E ora…

“Invece del boom è arrivata una pandemia, il Coronavirus e lo spettro di una crisi di grandi proporzioni. Ora ci aggrappiamo al mio lavoro, alle pensioni dei miei genitori e alla speranza che tutto questo finirà per poter riprendere a mostrare la bellezza che ci siamo conquistati e che ci ripaga ogni mattina quando ci alziamo. Viviamo in un posto meraviglioso, non dimentichiamolo e non trascuriamolo. Quello che abbiamo costruito verrà ancora apprezzato”. 

INFORMAZIONI UTILI

Per scoprire di più su Castello della Pieve vai al sito www.castellodellapieve.it, oppure www.facebook.com/castellodellapieve/

Scopri di più sul borgo di Mercatello sul Metauro, Bandiera Arancione del Tci