Non sono molti i momenti in cui l’italiano medio si ricorda della sua bandiera. Dopo averlo imparato a disegnare da bambini, quasi sempre il Tricolore viene associato alle partite di calcio o ad altri eventi sportivi, come se fosse “solo” un simbolo di sforzo agonistico. Tanto che negli ultimi giorni è uscita su tutti i giornali la vicenda dei due ragazzi che in Thailandia hanno rischiato pene severe per aver strappato il vessillo nazionale e che si sono giustificati dicendo “non sapevamo, in Italia la bandiera non è una cosa così importante”. 
REGGIO E LA BANDIERA
Fossero stati di Reggio Emilia, magari i due ragazzi non avrebbero pronunciato una frase del genere. Perché ogni reggiano sa bene che la sua è "la Città del Tricolore” e che il bianco, rosso e verde non sono certo utilizzati soltanto durante i Mondiali o le Olimpiadi. “Era il 7 gennaio del 1797” ci spiega il Sindaco Luca Vecchi “quando a Reggio Emilia per la prima volta venne approvata l'adozione del Tricolore da parte di uno Stato italiano sovrano, la Repubblica Cispadana. Una tappa fondamentale nella costruzione dell’Italia democratica, culminata nel 1948 nell’adozione della Costituzione repubblicana”. 
A fine Settecento il Tricolore era a strisce orizzontali e con un complicato simbolo nel mezzo, ma poco importa: i colori non sarebbero più stati cambiati, così come Reggio avrebbe per sempre legato il suo nome all’idea di Stato indipendente, di lotta per gli ideali democratici. “Al di là di tutto, la bandiera è simbolo di unità e libertà per i cittadini, come poche altre cose ha una grande capacità aggregativa, è un fortissimo elemento di identità” spiega il Sindaco, che come ogni anno anche nel 2017 ha festeggiato il Tricolore nella giornata che gli è stata dedicata, non a caso il 7 gennaio. “Quest’anno - il 220° da quel giorno del 1797 - ci ha onorato della sua presenza il Presidente Sergio Mattarella. Ma a Reggio sono passate negli ultimi mesi tutte le più alte cariche dello Stato, segno di un’importanza speciale della nostra città per la Repubblica italiana. D’altronde, siamo anche Medaglia d’oro per la Resistenza”. 
IL MUSEO DEL TRICOLORE
Per celebrare quest’importante pezzo di storia, Reggio non poteva non avere un suo museo dedicato. “Il Museo del Tricolore è nato nel 2004 con una prima sezione che racconta la nascita della bandiera” spiega Elisabetta Farioli, direttrice dei Musei civici di Reggio Emilia “cui si è aggiunta nel 2006 una seconda sezione sulle vicende risorgimentali legate alla storia della città. Ospitiamo, tra i tanti oggetti, la ricostruzione della prima bandiera a righe orizzontali, una lettera di Ugo Foscolo che elogia il coraggio dei reggiani, ricordi e reliquie di patrioti. E poi, coccarde, fazzoletti, fusciacche che raccontano storie di donne che la ricamavano clandestinamente nelle case”. Il Museo è logicamente nel Palazzo Comunale, proprio accanto a quella Sala (parte del percorso di visita, nella foto sopra) dove tra grida di giubilo ed esaltazione collettiva nacque la Repubblica Cispadana.
Ma Reggio non si ferma mai a guardare: d’altronde, è una città che ha sempre avuto una vocazione contemporanea, basta guardare i capolavori di Santiago Calatrava (il ponte e la Stazione Mediopadana) inaugurati negli ultimi anni. “Ci siamo chiesti come proseguire il racconto del Tricolore” continua la direttrice Farioli “soprattutto per renderlo attuale. E l’idea è venuta nel 2011, grazie a un progetto per i 150 anni dell’Unità d’Italia”. In quell’occasione, in città avevano sventolato tutte le bandiere che avevano seguito e segnato la storia italiana. Che cosa farne, una volta terminato l’anno? 
LE OPERE CONTEMPORANEE
“Il Comune le ha donate a Curare onlus, un’associazione no profit che fa fundraising per la costruzione del Mire, un nuovo ospedale dedicato a maternità e infanzia” spiega Farioli. "L’associazione ha poi chiesto a 90 artisti di creare un’opera d’arte con le bandiere stesse: c’è chi l’ha dipinta, chi ne ha fatta una tenda, chi l’ha messa al centro di una installazione. Ne è nata una mostra importante, che raccontava la capacità dell’arte contemporanea di dire una parola nuova sulla bandiera: l'appiglio romantico diventava fresco e immediato, le opere trasudavano nello stesso tempo rispetto e libertà”. Ciliegina sulla torta: le opere vanno all’asta, un imprenditore locale le acquista per 220mila euro e le dona poi al Comune. Che a quel punto ha pronto il soggetto della nuova sezione del Museo.
“Alla presenza di Mattarella, il 7 gennaio scorso abbiamo inaugurato la nuova sezione del Museo del Tricolore” spiega il Sindaco Vecchi. “La parte contemporanea dialoga così con quella storica, nello stesso stabile municipale. E il Museo è diventato un unicum: luogo della memoria, luogo storico, luogo d’arte, luogo delle istituzioni nello stesso tempo". Un bel traguardo e una bella soddisfazione per Reggio, cui si aggiunge anche il nuovo laboratorio per i bambini: d’altronde, la città è sempre stata all’avanguardia nell’educazione dell’infanzia, il programma Reggio Children è stato preso a modello nel mondo. “Abbiamo il più alto tasso di scolarizzazione d’Europa” conclude il Sindaco “possiamo ben dire di essere la città della consapevolezza, dell’educazione, della costruzione”. “E anche dell’innovazione” gli fa eco la direttrice Farioli. “Anche se abbiamo un compito arduo: quello di lavorare sull’attaccamento al simbolo della Nazione e della sua identità. Siamo un Paese giovane, d’altronde, non abbiamo ancora metabolizzato questo processo, il senso della patria in Italia è abbastanza tiepido. Il Museo di Reggio deve avere anche questa funzione”.
INFORMAZIONI
Museo del Tricolore

Piazza Casotti 1, Reggio Emilia; tel. 0522.456477 (per visite guidate tel. 0522.456805); sito web.
Orari di apertura invernale: dal martedì al venerdì 9-12; sabato, domenica e festivi 10-13 e 16-19. Orari di apertura estiva (luglio e agosto): dal martedì alla domenica: 21-23.
Ingresso gratuito.