La notizia è in un lungo comunicato del ministero della Cultura e della Comunicazione francese, datato alle 18 di domenica scorsa: diversamente da quanto annunciato in precedenza, il Musée Picasso di Parigi da cinque anni in corso di ristrutturazione non riaprirà come previsto il prossimo 20 giugno. “Per garantire che il pubblico sia accolto nelle condizioni ottimali” il ministro Aurélie Filippetti ha deciso di fissare l'apertura a metà settembre. Punto.

 

Tutto sommato un ritardo più che accettabile, visto che nello splendido edificio dello storico hôtel de Salé, nel cuore del Marais, sono stati investiti 52 milioni di euro: un paio arrivati da mecenati, 19 dello stato francese e 31 rastrellati con la tournée mondiale della mostra ”I capolavori del museo Picasso” organizzata dalla vulcanica direttrice del museo, Anne Baldassari. Considerato pure che la struttura, completamente rinnovata negli impianti (anche in termini di sorveglianza dopo lo spettacolare furto da 8 milioni di euro del 2009), metterà a disposizione dei visitatori 37 sale espositive, lungo le quali saranno visibile quasi 400 opere di Picasso, ma anche di Braque, Matisse, Miro, Cézanne e Degas per citarne alcuni.

 

Ma nella Francia che molti italiani vedono non a torto come un faro nella gestione dei beni culturali – e non è un caso che lo storico dell'arte italiano Salvatore Settis sia presidente del comitato scientifico del Louvre – l'annuncio del ritardo ha scatenato una bufera mediatica, nonostante il totale riserbo messo in campo dalle due protagoniste dell'affaire Picasso.

 

All'ipermanageriale direttrice Baldessari, che in Italia con simili risultati economici si sarebbe già meritata la prima pagina dei quotidiani, si contesta (peraltro con documentazioni circostanziate) una “personalità paranoica e irrazionale” che porterebbe a una disastrosa gestione del personale, tanto che secondo alcuni il primo motivo del rinvio sarebbe legato al fatto di non essersi minimamente preoccupata di reclutare un numero adeguato di guardiasala.

 

Mancanza cui avrebbe sopperito un'irritata ministro Filippetti che vede nel ritardo un grave danno economico, in primis nel suo budget, visto che per il 2014 il museo era chiamato ad autofinanziarsi coi biglietti per il 61%, risultato impensabile da raggiungere in poco più di tre mesi. Ma soprattutto si ritrova nel mirino delle critiche degli operatori turistici dell'area parigina: in un anno di crisi economica, la riapertura a giugno del museo Picasso avrebbe portato nella capitale un enorme flusso aggiuntivo di visitatori e, per di più, nei mesi di luglio e agosto tradizionalmente dedicati dai francesi alle vacanze al mare e in campagna.

 

Il ministro Filippetti, a fine comunicato, invita “ciascuno a superare i propri interessi personali e a condividere quell'entusiasmo e quella serenità che permetteranno il completamento del progetto”. I quotidiani francesi e i loro lettori, per il momento, la vedono un po' diversamente.