Ad avere 137 visti sul passaporto ci si può mettere una vita intera. E non è detto che applicandosi si riesca. In questi mesi a Milano per collezionarne 137 basta una giornata, forse due. Certo, il passaporto non è proprio lo stesso, ma insomma, sempre timbri sono. E poi uno può vantarsi di essere stato anche se solo per mezz’ora in Brasile, in Estonia e in Kazakistan.
Da giugno anche Expo Milano infatti ha il suo passaporto: costa 5 o 10 euro (a seconda della foliazione da 24 o 32 pagine) e la copertina blu o nera con il logo Expo impresso. Si compra nel negozio ufficiale Excelsior o nei banchetti che spesso si trovano appena dopo gli ingressi. Ma, visto che il passaporto è arrivato a manifestazione iniziata, già da qualche settimana i collezionisti incalliti di timbri avevano trovato un modo artigianale per soddisfare la propria mania. Usavano la mappa ufficiale, quella che sul retro ha le sagome di tutti i padiglioni e si facevano vidimare quella: un timbro in ogni quadratino e via contenti. Adesso la questione è più seria, e alcuni padiglioni come la Cina hanno burocraticamente allestito il proprio banchetto apposito, con tanto di impiegato paziente che vidima la pagina con il logo del padiglione. Altrove sono più artigianali, e la timbratura è fai da te. Appoggiati su un tavolino nei pressi dell’ingresso.
L’unico vero problema del passaporto di Expo è che non tutti i Paesi partecipanti hanno un timbro. Per cui arrivare a 137 è tecnicamente impossibile. Solo i Paesi con un proprio padiglione (54) dovrebbero averlo. Però moltissimi dei paesi all’interno dei cluster si sono fatti furbi e nel loro piccolo spazio hanno trovato modo di inserire l’angolo timbri. Perché è vero, sarà una cosa da bambini. Ma vuoi mettere per un viaggiatore poter dire di avere oltre cento timbri sul passaporto?