Luca Zironi e Francesca Schintu, due appassionati cicloturisti: laurea in filosofia lui, laurea in architettura e dottorato in storia dell'architettura lei, amano esplorare l'Italia percorrendo le principali ciclabili sparse sul territorio, cercando di lasciare qualche resoconto scritto, per fare un po' di "proselitismo alla causa". Seguite le loro tracce! Questa volta in una Toscana d'ottobre piena di fascino e storie da raccontare.
TAPPA 1 - DA VIAREGGIO A PISA
Un sole autunnale insperato penetra dolcemente sotto le nostre divise (poco) tecniche da cicloturisti dell’ultima ora: più Pirati dell’Edelweiss [cicloturisti ante litteram e operai in dissenso aperto col nazismo] in giro per la Renania nel fine settimana, che argonauti in epici viaggi per il mondo. Dopotutto non c’è luogo che non sappia raccontare chilometri di storie e, a volte, basta una bicicletta per calarsi in una lettura coinvolgente. Senza agonismi.
 

La pista ciclabile Fausto Coppi sul litorale di Viareggio è una macchina del tempo, una rassegna di antichi stabilimenti che ricordano gli esordi della talassoterapia, quando tra i miracoli delle bagnature era annoverata anche la cura della sterilità.
La perla della Versilia è una delle prime città italiane a promuovere gli effetti benefici del turismo balneare e nel 1827, sul modello francese, inaugura due bagni comunali rigorosamente separati: il Nereo per gli uomini e il Dori per le donne. Di queste strutture in legno su palafitte oggi non rimane traccia, gradualmente sostituite (complici gli incendi) da più solidi edifici in muratura, negli anni in cui Viareggio veniva sedotta prima dallo stile Liberty e poi dall’Art déco (tra il 1920 e il 1940).
Una passeggiata in bicicletta in questa stagione è l’ideale per apprezzare le stravaganti architetture eclettiche del celebre bagno Balena, del Duilio 48 e del Gran Caffè Margherita, che catturano subito i nostri sguardi per l’originalità dei prospetti, impreziositi da colorati inserti di ceramica.
Viareggio, il Gran Caffé Margherita
Proseguendo verso sud, attraversiamo il canale Burlamacca ed entriamo nella storica pineta viareggina. La vegetazione in alcuni tratti è molto fitta ma i sentieri sono sempre facilmente interpretabili. Una bici ibrida e una certa attenzione sono indispensabili per superare agilmente alcuni tratti in sabbia. In effetti il mare è lì, oltre le dune sulla nostra destra. Saperlo così alla portata ci riempie di un ingiustificato senso di conforto.
Poi, progressivamente, la pineta diventa bosco e il bosco diventa il grande Parco Regionale di San Rossore: una vasta oasi verdeggiante, rifugio di una folta popolazione di daini. Superata Marina di Vecchiano, la foce del Serchio ci obbliga a procedere verso est in direzione Migliarino Pisano. C’è un vecchio ponticello in legno da superare con le bici a mano, prima di imboccare una strada secondaria poco trafficata.
Il ponticello di legno alla foce del Serchio
Per evitare di percorrere l’Aurelia verso Pisa, ci improvvisiamo su qualche stradello di campagna e procediamo lungo via San Jacopo. Qui, a sorpresa, scoviamo un tumulo etrusco di dimensioni notevoli (risalente al VII secolo a.C.), che gli archeologi hanno interpretato come il cenotafio di una personalità particolarmente influente, forse addirittura un principe.
Come suggerisce il grande tridente in ferro rinvenuto nel corso degli scavi, il nostro principe doveva avere a che fare con attività legate al mare. E la cosa non ci stupisce affatto, visto che all’epoca Pisa si trovava esattamente alla foce dell’Arno e proprio sul mare, com’è noto, ha costruito la sua fortuna (poco importa se poi il fiume ha depositato circa 12 Km di detriti che ne hanno interrato il porto).
Le lastre di pietra infisse nel terreno, che circondano il tumulo ad intervalli pressoché regolari, contribuiscono a creare un’atmosfera evocativa di forte suggestione. Vorremmo entrare, ma la visita è interdetta da una rete metallica ed è vincolata ad una prenotazione telefonica presso una cooperativa.
Il contrasto tra certe periferie di Pisa e i miracoli della sua piazza è un privilegio tutto nostro, e di quanti decidono di non arrivare con il solito bus turistico dei viaggi organizzati. Con le bici giungiamo sin sotto la torre, la cui nota pendenza è egregiamente affidata alle mani di innumerevoli selfie.
Pisa, piazza dei Miracoli
I marmi bianchi e neri, inconfondibile cifra del romanico pisano-lucchese, splendono al sole evidenziando ancor di più la perfezione di quelle architetture che Gabriele d’Annunzio aveva definito “miracoli”. Potremmo stare delle ore ad ammirare ogni dettaglio: le logge sovrapposte così ben ritmate, la raffinatezza delle decorazioni a traforo, le archeggiature cieche da cui emergono losanghe di gusto orientale (la circolazione di tipi e modelli era senz’altro favorita dall’intensità dei traffici commerciali della Repubblica). Al cospetto di una bellezza ineguagliabile, a cui non ci si abitua mai, il rischio è di non voler andare oltre e di perdersi le altre meraviglie di Pisa.
Dopo aver imboccato via Santa Maria, ancora in piena area pedonale, ci sembra doveroso ricarburare presso la panineria l’Ostellino (in piazza Cavallotti), molto apprezzata da studenti e turisti. Riprendiamo a pedalare verso piazza dei Cavalieri (dove campeggia la celebre Scuola Normale), per poi attraversare l’Arno sul ponte di Mezzo e raggiungere la ciclabile Lungarno Gambacorti.
Poche centinaia di metri e la chiesa di Santa Maria della Spina (nella foto a lato) è lì, a ritagliarsi un angolo di mondo, quasi inconsapevole della sua bellezza. Il piccolo tempio a pianta rettangolare (XIII sec.), interamente rivestito da marmi policromi, è movimentato da cuspidi, rosoni e tabernacoli, che ne fanno uno straordinario esempio di gotico pisano. Sino al 1800 custodiva una preziosa reliquia attribuita alla corona del Cristo (da qui il nome), poi trasferita nella chiesa di Santa Chiara.
Superato il ponte Solferino, ritorniamo verso la piazza del Duomo e sostiamo per la notte in un vicino camping attrezzato a bungalow (riscaldati), collegato al centro cittadino da una comoda ciclabile su ambo i lati.
TAPPA 2 - DA PISA A LUCCA
Dopo gli onesti quaranta chilometri del giorno prima col sole in faccia, sarebbe stato veramente troppo sperare in un’altra giornata d’Ottobre col cielo terso. E infatti La minaccia della pioggia ci impone una cadenza di pedalata sopra i nostri standard abituali. L’idea è quella di riguadagnare velocemente la sponda del Serchio e seguirla sino a Lucca.
Attraversiamo alcune strade secondarie per arrivare all’abitato di Sant’Andrea in Pescaiola; qui un signore gentile ci vede un po’ interdetti e chiede se può esserci d’aiuto. Non facciamo in tempo a pronunciare “Lucca” che il signore gentile inforca la sua mountain bike e ci invita a seguirlo. Il suo nome doveva essere Walter, ma per il parroco che lo ha battezzato era troppo americano ed è diventato Valtere.
La sua guida illustre, lungo quella che di lì a poco prenderà il nome di ciclabile Puccini, è stata quanto di meglio ci potessimo aspettare. Lo ringraziamo ancora per la sua sincera disponibilità e per i curiosi aneddoti che ci ha raccontato lungo tutto il percorso. Capisci il cicloturismo quando incontri persone così. Quando cerchi l’arte, la natura e la bellezza, per poi capire che stavi cercando l’umanità.
Il fondo della ciclabile (per lo più su sterrato) è sicuramente migliorabile, ma la cornice è molto gradevole e abbastanza varia. Superato il Castello di Ripafratta, bisogna attraversare un ponte sulla sinistra e proseguire lungo la sponda opposta del Serchio. Le acque del fiume, prima scarico delle concerie, oggi sono state ripulite, tanto che non è raro incontrare qualche bagnante nella stagione estiva. Ma in autunno, ci racconta Valtere, le sue piene fanno ancora paura.
La ciclabile nei pressi di S. Andrea in Pescaiola
Dopo circa 25 chilometri arriviamo finalmente a Lucca ed entriamo nella città murata da Porta San Donato. Avremmo potuto proseguire sulla stessa ciclabile per un’altra ventina di chilometri e saremmo comodamente arrivati sino a Borgo a Mozzano, famoso per il ponte della Maddalena, detto “del Diavolo”.
A Lucca la bicicletta è protagonista, come dimostrano i punti noleggio sparsi un po’ ovunque. La ciclopedonale che percorre le mura cinquecentesche permette una visione davvero esaustiva del nucleo medievale.
Ma anche il centro storico è a misura di ciclista: vale la pena di fiondarsi ad istinto in ogni vicolo ed assegnare alla sorte la visita della casa natale di Giacomo Puccini, di una domus romana del I secolo a.C, della splendida piazza dell’Anfiteatro o della chiesa romanica di San Michele in Foro.
Le mura di Lucca
Dopo aver girovagato in lungo e in largo per circa una decina di chilometri dentro la città, usciamo da Porta San Pietro, oltrepassiamo la stazione dei treni e facciamo visita al curioso tempietto cisterna di San Concordio, da cui si diparte un monumentale acquedotto su arcate. A differenza di quello che si potrebbe pensare, l’opera non ha niente a che vedere con i trascorsi romani di Lucca, ma è stata progettata nel XIX secolo dall’architetto Lorenzo Nottolini (a cui dobbiamo anche la sistemazione attuale di piazza dell’Anfiteatro, liberata dalle costruzioni che nel corso dei secoli ne avevano completamente invaso l’ellisse).
Il panorama di Lucca dall'anello ciclabile delle mura
Da qui, seguendo le arcate dell’acquedotto Nottolini, si imbocca la variante sud della via Francigena. Ormai siamo vicinissimi alla stazione. I treni per tornare a Viareggio sono molto frequenti e quasi tutti consentono il trasporto delle biciclette.
Questo itinerario di circa 80 chilometri, tutti in sede protetta o in strade a basso volume di traffico, è per noi un’altra conferma di quanto l’Italia pedalata sia, forse, quella più bella.
INFORMAZIONI
- Per informazioni sul parco regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli www.parcosanrossore.it
- Per informazioni sulla visita al tumulo etrusco di San Jacopo vai alla pagina Facebook dedicata
- Per visitare la domus romana (“casa del fanciullo sul delfino”) scoperta nel centro di Lucca nel 2010 la pagina è www.domusromanalucca.it
- Per visitare la casa museo di Puccini vai al sito ufficiale del museo 
- Per la ciclopedonale intitolata a Giacomo Puccini e per altri percorsi ciclabili nei dintorni di Lucca, le info dettagliate sono sul sito di Lucca Turismo