Ci sono almeno tre modi per vivere la montagna: lo si può fare sfrecciando sugli sci lungo piste innevate, assaporando il brivido della velocità e il piacere del controllo; lo si può fare “armati” di moschettoni e casco, per mettersi alla prova e superare i limiti o lo si può fare lentamente, godendo del sapore del bosco, ammirando i colori delle foglie che si tingono di giallo, rosso e arancio: un’armonia di colori che fa pensare alle tele di Monet.
Noi abbiamo scelto questa terza strada quando ci siamo recati in val Fiscalina, in Alto Adige, nel comune di Sesto, porta d’accesso per il Parco naturale Tre Cime, che comprende le famose Dolomiti di Sesto. È qui infatti che si trovano le Tre Cime di Lavaredo (2.999 metri slm), tre colonne di roccia che si stagliano contro il cielo come segni di un ancestrale passato. Fermarsi ad ammirarle significa sentirsi parte di una storia che trascende l’uomo e i suoi futili conflitti che diventano nulla di fronte alla magnificenza della natura.
Eppure queste montagne raccontano anche una storia diversa, quella di giovani ragazzi italiani e austriaci costretti a combattere gli uni contro gli altri per una guerra decisa da altri. Da un lato il magnifico tramonto sulle Dolomiti, dall’altro il fuoco dei cecchini. Passeggiare su questi sentieri, ammirando i dolci colori della natura rende ancor più stridente questo contrasto. Ma ne vale la pena, per riscoprire la storia e ritrovare se stessi.
I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA
La nostra passeggiata è cominciata a Moso, frazione del comune di Sesto (Bz), meta frequentatissima soprattutto nella stagione invernale. Qui, a pochi metri dall’hotel Bad Moos, una cabinovia conduce i visitatori ai prati di Croda Rossa, un altopiano a circa 1925 metri s.l.m. da cui si dipartono numerosi percorsi escursionistici. Ci siamo affidati all’esperienza e competenza di Pietro, dell’associazione storica Bellum Aquilarum, ONLUS che si occupa di valorizzare le testimonianze storiche della Grande Guerra, tramite la gestione di centri di documentazione, archivi storici ma soprattutto attraverso visite guidate nei vari settori del “Museo all’aperto” che si sviluppa lungo i sentieri che un tempo furono percorsi da giovani soldati.
Abbiamo preso il “Sentiero dei camosci”, che dai Prati di Croda Rossa conduce alle trincee austriache, per poi fare ritorno passando per i Costoni di Croda Rossa. In totale abbiamo percorso circa cinque chilometri per due ore e mezza circa di passeggiata, non troppo faticosa, a dire il vero.
Dopo circa quarantacinque minuti di cammino, accompagnati dai meravigliosi colori dell’autunno e dalla vista delle imponenti Dolomiti di Sesto che si stagliavano di fronte a noi, abbiamo raggiunto la “Porta dei Sassi”. Si tratta di uno stretto passaggio tra le rocce che, fino al 1916, era la porta di accesso agli accampamenti austriaci. Stando bene attenti, a lato di quest’apertura si possono riconoscere i resti di una ripida scalinata che un tempo portava alle infermerie, dove i malati trovavano un minimo sollievo tra rocce, freddo e privazioni di ogni tipo.
L'arrivo sul prato Croda Rossa /foto Lucilla Galatà
 
Proseguendo lungo il sentiero è possibile avvistare lo storico Passo Sentinella, conquistato dagli italiani nel 1916, al fianco del quale si stagliano spettacolari pinnacoli naturali come la torre di roccia che gli abitanti della Val Pusteria hanno battezzato “Bambina che prega” perché, in effetti, la forma delle rocce sembra richiami quella di due piccole mani giunte in preghiera o come la Torre Vinatzer (2.965 metri) che prende nome da due fratelli austriaci deceduti nel corso del conflitto su queste montagne.
Lasciata alle spalle la Porta dei Sassi siamo giunti al luogo da cui un tempo arrivava la teleferica, fondamentale per portare in quota armi e strumenti, ma soprattutto cibo e altri generi di conforto per permettere ai giovani soldati di resistere ai rigori dell’inverno che ferivano più dei colpi del nemico. Accompagnati dai racconti di Pietro, che ci hanno permesso di rivivere gli episodi della Grande Guerra, la nostra escursione ci ha condotto fino alle trincee austriache, stretti corridoi di roccia mimetizzati nel cuore della montagna. È stata l’ultima tappa di questo interessante viaggio nel nostro passato.
La "bambina che prega" /foto Lucilla Galatà
VERSO LO STORICO RIFUGIO LOCATELLI
L’autunno è la stagione ideale per le passeggiate: non fa ancora troppo freddo e il il sole non è così caldo da rendere faticoso il cammino in tarda mattinata o primo pomeriggio. Inoltre, l’autunno è la stagione del foliage, fenomeno che aggiunge a paesaggi meravigliosi un tocco di colore che li rende indimenticabili.
Dai prati di Croda Rossa (a cui si accede tramite cabinovia) si dipartono numerosi sentieri, come quello dei camosci, di cui abbiamo parlato prima.  Se però vi sentite particolarmente in forma, potete incamminarvi a piedi direttamente dal fondo valle, partendo dalla frazione di Moso (Sesto) per prendere il sentiero che vi condurrà allo storico rifugio Locatelli (2.450 metri s.l.m.).
Il primo tratto, che attraversa il Piano Fiscalino e conduce al rifugio Fondovalle è in pianura e si percorre in circa trenta minuti. Dal rifugio poi si prende il sentiero 102, che conduce fino al rifugio Locatelli. Bisogna essere allenati. Si tratta di circa due ore e mezza di strada, quasi tutta in salita, per affrontare un dislivello di circa 960 metri. Il panorama che conquisterete però vi ripagherà di tutta la fatica: dal Rifugio Locatelli si gode di una meravigliosa vista sulle Tre Cime di Lavaredo, simbolo delle Dolomiti. Uno spettacolo emozionante, reso ancor più emozionante dallo sforzo fatto per poterne godere.
Prima di tornare a casa però non dimenticate di fare tappa al lago di Braies, a poco più di mezz’ora di auto da Sesto. È un lago di montagna a 1.496 metri s.l.m. incastonato tra pareti di roccia. Un autentico diamante, frequentato da moltissimi turisti durante tutto l’anno. Inutile aggiungere che in questo periodo, le foglie creano giochi di colori meravigliosi, che si specchiano sullo specchio d’acqua.
Il lago di Braies
FISCALINA, RIPOSO E WELLNESS
Cosa c’è di meglio, dopo una lunga passeggiata, che un po’ di sano relax? In val Fiscalina sono presenti numerosi centri benessere, uno dei più importanti (per ampiezza e servizi) è quella del Bad Moos Dolomites Spa Resort. Il centro si sviluppò già all’inizio del XIX secolo attorno ad una sorgente termale, le cui acque solfate erano usate per scopi terapeutici. Oggi lì sorge un albergo quattro stelle - quel perfetto compromesso tra il moderno design e la tradizione altoatesina - con un centro benessere di oltre 2500 metri quadri che, oltre alle tradizionali saune e bagno turco, offre esperienze più caratteristiche come romantici bagni in tinozze di legno, bagni di fieno o salutari percorsi Kneipp.
Un consiglio: se visitate il centro benessere Bad Moos non perdetevi l’appuntamento nella sauna con Charlie. Le sue “Aufguss” sono una via di mezzo tra una performance artistica, una danza e un rituale collettivo. Al suono di coinvolgenti musiche o toccanti testi poetici potrete rilassarvi cullati dal vapore di delicate fragranze aromatiche. E poi, potrete gustare la cucina dell'albergo, basata su una gustosa rivisitazione dei tradizionali piatti altoatesini: da non perdere - su prenotazione - la possibilità di cenare in antiche Stube ricostruite, tra cui una risalente al XIII secolo.  
Il panorama delle Dolomiti e al centro la struttura del Bad Moos Dolomites Spa
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