Aperta al pubblico dall’ottobre 2015, la collezione permanente del Mudec, propone ai visitatori una accurata selezione dell’esteso patrimonio museale; sono più di 7.000 i manufatti che coprono un arco cronologico che va dal 1.200 a.C. al XX secolo.

Il Museo delle Culture di Milano vuole porsi come un luogo di dialogo e ricerca interdisciplinare sulle culture, le arti visive e performative del pianeta.

Allestite in tre sale, al primo piano, vengono presentate oltre 200 tra opere d’arte. Oggetti e documenti testimoniano l’approccio “occidentale” agli orizzonti culturali sconosciuti.

La maggior parte delle opere (patrimonio etno-antropologico delle collezioni del Comune di Milano) è custodita nei depositi del Mudec e presentata secondo un criterio di natura geografica e cronologica. Situati al piano terra del museo, i depositi presentano le opere divise per contesti di provenienza: Africa occidentale e centrale, medio ed estremo Oriente, America meridionale e centrale, sud‐est asiatico e infine Oceania.

La raccolta proveniente dal continente africano, che accoglie i visitatori nello spazio de I Depositi del Mudec, è composta da due nuclei. Maschere e sculture dell’Africa sub sahariana (parti delle collezioni di Ezio Bassani, Franco Monti, Alessandro Passaré) e piccole statue in terracotta (IX – XVI sec.) si uniscono alle collezioni etnografiche della città; arricchitesi durante il periodo di espansione coloniale italiana in Africa e raccolti sul campo da viaggiatori ottocenteschi. Tra questi viaggiatori si ricordano Bertarelli e Vigoni.

Raffinate ed eleganti le terrecotte e porcellane cinesi documentano l’evoluzione della cultura materiale nell’Impero dal periodo Tang (618-906 d.C.) alla dinastia Ming (1368-1644). Non mancano le manifatture settecentesche e le produzioni cinesi su committenza occidentale.

Dal Giappone provengono più di 1500 manufatti che vanno dal periodo Momoyama (1573‐ 1615) al periodo Meiji (1868‐1912). Sono ricchi tessuti, fini porcellane, eleganti avori, pregevoli armi impregnati di cultura giapponese a dar testimonianza dello sviluppo artistico nel paese. Degna di nota è la barda di cavallo in legno con maschera del Periodo Edo (1603-1868).

Di grande interesse i documenti prevenienti dal mondo preispanico e amerindiano riflettono la complessità di un continente articolato ed eterogeneo. Manufatti, terrecotte e tessuti arricchiti da piume, semi, metalli preziosi, pietre e legni ci presentano le tradizioni dei popoli andini e amazzonici, dall’area mesoamericana e delle regioni più impervie. Di particolare interesse le terrecotte andine coprono un arco cronologico che va dal 1500 a.C. all’epoca della conquista spagnola (XVII secolo).

Dal Nord Africa, dal Vicino Oriente e dall’Asia Centrale la cultura materiale dà testimonianza della diffusione dell’Islam. Ricchi di fascino sono i tappeti (XVI-XIX sec.) che alimentano la collezione; tra di essi alcuni sono di manifattura Ushak mentre alcuni copricuscini provengono dalla città di Bursa. Completano la collezione dell’area islamica le ceramiche provenienti dall’Iran e dalla Siria (XII-XIII sec.) e le mattonelle siriane utilizzate per arricchire gli edifici sacri.

La sezione dedicata al sud est asiatico e alle isole oceaniche, partendo dal lascito del Pime (Pontificio Istituto delle Missioni Estere), si arricchita grazie a donazioni e depositi di benefattori milanesi. Armi ottocentesche, abiti indiani, tessuti, oggetti ornamentali provenienti dalle isole Salomone, materiali di area culturale Asmat e tanto altro ancora alimentano un interessante tassello della cultura mondiale. 

A completare l’itinerario sono: 124 opere tra cappelli e ventagli (XIX-XX sec.) provenienti da tutto il mondo (alcuni ventagli di XVIII sec. sono realizzati in carta, legno, paglia e piume di uccelli) e una presentazione di strumenti musicali esposti per area geografica e culturale.