Piazza Mercato: è una delle piazze storiche di Napoli teatro dei più importanti avvenimenti della storia partenopea. In origine era uno spazio irregolare esterno al perimetro urbano, chiamato Campo del moricino.

Gli Angioini ne fecero un grande centro commerciale, tant’è che nel 1270 sotto Carlo I D’Angiò la sede mercantile della città fu spostata da piazza San Lorenzo a Piazza Mercato; da questo momento in poi l’invaso divenne uno snodo fondamentale per i traffici commerciali italiani ed europei.

La piazza è stata teatro di diverse esecuzioni capitali come quella di Corradino di Svevia nel 1268, quella di Masaniello nel 1647, dei giacobini dopo la soppressione della Repubblica Napoletana del 1799.

Nel 1781, sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone, in seguito a un incendio che distrusse le botteghe di legno presenti nella piazza, viene affidato l’incarico all’architetto Francesco Sicuro per la riqualificazione dell’invaso.

Alla piazza fu data una struttura a forma di esedra in modo da dare una nuova veste alle attività commerciali presenti in situ. All’architetto Francesco Sicuro dobbiamo anche la realizzazione della Chiesa di Santa Croce e Purgatorio e tre splendide fontane che purtroppo non sono più presenti nella piazza.

I bombardamenti della seconda guerra mondiale danneggiarono gravemente la piazza, a nulla valsero i lavori di ristrutturazione post-bellica in quanto non rispettarono la bellezza degli antichi borghi.

Con il dopoguerra si ha l’inizio del declino delle attività commerciali della piazza; negli anni ’60 si assiste a una delle fasi più fervide di speculazione edilizia; di quegli anni è il famoso Palazzo Ottieri, un enorme caseggiato popolare che, invece di valorizzare la piazza, finì per chiuderla, isolandola dal resto del tessuto cittadino e privandola della vista del mare.

La Chiesa di Sant’Eligio Maggiore: è una delle prime fabbriche angioine realizzate a Napoli ed uno dei più insigni modelli di architettura francese dell’Italia meridionale. La fondazione risale al 1270, quando Carlo I D’Angiò concesse a tre suoi familiari di corte un terreno per costruirvi un ospedale e una chiesa. Secondo una tradizione la scelta del santo titolare fu effettuata a sorte fra la terna, di Sant’Eligio, San Dionigi e San Martino. Il complesso ha avuto notevole rilevanza non solo al tempo degli Angioini e dei Durazzeschi, ma anche, nei periodi aragonese e vicereale. Il portale di accesso è a sesto acuto, intagliato in piperno, con stipiti costruiti da colonnine a fascio.

Nell’interno ci sono quattro navate, le prime con archi a sesto acuto, la quarta con archi rinascimentali a tutto sesto. La copertura della navata centrale e del transetto è a capriate lignee, mentre, quella delle navate laterali e dell’abside è a volte costolonate. Nella zona absidale vi è una colonna sormontata da una croce marmorea gotica sulle cui facce sono scolpiti un Crocifisso e Sant’Eligio.

Attiguo alla Chiesa vi è un edificio sorto in origine come ospedale; nel 1546 il Viceré Don Pedro di Toledo fece aggregare all’ospedale un Conservatorio per le Vergini in modo che fossero istruite a prestare servizio di infermiere.

In seguito, è stato adibito a monastero, educandato, banco di pegni, caserma, istituto scolastico, sede di Uffici Comunali. Una splendida fontana del ‘600 orna uno dei due Chiostri, costruiti con pilastri di piperno ed archi rinascimentali a tutto sesto. Ai piani superiori c’è un ampio salone affrescato nel 1788 da Angelo Mozzillo, allievo del Bonito, con scene della Gerusalemme Liberata. In questo salone si recavano i Reali Borbonici per assistere alla festa del Carmine. La facciata settecentesca dell’edificio è opera di Ignazio di Nardo e si erge a chiusura di un lato della Piazza Mercato.      

La Chiesa del Carmine: risalente al XIII secolo è un pregevole esempio del barocco napoletano ed è anche una delle più amate dai napoletani per la devozione della Madonna Bruna.

La Chiesa del Carmine e legata a due importanti eventi storici: il primo riguarda la decapitazione di Corradino di Svevia per opera di Carlo D’Angiò avvenuta nel 1268, nella cui chiesa è presente il monumento funebre a lui dedicato. Il secondo evento storico riguarda Masaniello assassinato nel 1647. I resti di Masaniello rimasero nella Basilica fino al 1799, anno in cui Ferdinando IV di Borbone ne ordinò la rimozione e la dispersione. Attualmente nella chiesa è stata posta una semplice lapide commemorativa fatta apporre dai Frati carmelitani.

In origine la chiesa è stata costruita in stile gotico, si racconta che alcuni monaci per sfuggire alla persecuzione dei saraceni in Palestina, arrivano a Napoli portando con sé un’immagine della Madonna Bruna, da essi venerata sul Monte Carmelo.

La costruzione della chiesa avviene intorno alla seconda metà del 1200, grazie ai contributi del sovrano Roberto D’Angiò, che donò anche il terreno. A partire dal 1301 la chiesa è stata ricostruita grazie alle elargizioni di Elisabetta di Baviera, madre di Corradino di Svevia; ella volle ringraziare i carmelitani per aver custodito le spoglie del figlio dopo la sua decapitazione. Tra il 1753 e il 1766 è stato coperto lo stile gotico per darne una veste squisitamente barocca che le ha conferito l’aspetto attuale. I lavori furono affidati all’architetto Nicola Tagliacozzi Canale con l’aiuto dei due marmisti fratelli Cimmafonti e dallo stuccatore Gargiulo.

La Chiesa è preceduta da un ampio atrio, in cui è posto un altarino, opera di Tommaso Malvito, dedicato a Santa Barbara, protettrice contro i fulmini, lì collocata per proteggere il campanile più volte rovinato dai fulmini.

L’interno è ricco di marmi policromi, caratterizzata da un’ampia navata fiancheggiata da cappelle intercomunicanti e chiuse da balaustre e cancelli in ferro battuto con ornati in ottone. Il soffitto è a cassettoni, e sostituisce quello seicentesco in legno, distrutto in seguito allo scoppio della nave Caterina Costa avvenuto nel porto di Napoli. Il soffitto a cassettoni presenta al centro una statua in legno raffigurante la Vergine del Carmine opera di Mario Corajola del 1955. Dietro l’altare maggiore si apre l’arco che rende visibile la cappella e l’icona della Madonna Bruna, attribuita a scuola toscana del secolo XIII. Si tratta di una tavola di forma rettangolare alta un metro e larga 80 cm. L’immagine è detta “della tenerezza” in quanto l’accostamento dei due volti della Madre e del Figlio rappresentano un’espressione di dolce intimità. Diversi sono i miracoli compiuti da questa immagine religiosa che viene festeggiata il 16 luglio, infatti, dopo i caratteristici rituali religiosi vi è il suggestivo incendio del campanile della Basilica del Carmine Maggiore. Si tratta di un rito antico accompagnato dal suono caratteristico delle tammorre, uno strumento ancestrale della tradizione napoletana.

La chiesa del Carmine è legata anche a un miracoloso crocifisso ligneo, si racconta che il 17 ottobre1439 l’infante Pietro di Aragona fece dar fuoco a una grossa bombarda detta la Messinese, la cui grossissima palla sfondò l’abside della chiesa e andò in direzione del capo del crocifisso che, per evitare il colpo, abbassò la testa sulla spalla destra, senza subire alcuna frattura. Nel 1442 con l’entrata trionfale di Alfonso D’Aragona a Napoli, il sovrano si recò nel santuario del Carmine per venerare il crocifisso e per riparare all’atto compiuto dal fratello, Pietro D’Aragona, costruendo un sontuoso tabernacolo. Il crocifisso ligneo fu posto nel tabernacolo solo dopo la morte del re il 26 dicembre del 1459, da allora, l’immagine sacra, viene svelata il 26 dicembre di ogni anno e resta visibile ai fedeli per otto giorni, fino al 2 gennaio. La stessa cerimonia si ripete nel primo sabato di Quaresima per ricordare l’avvenimento del 1676, in cui Napoli fu risparmiata da una terribile tempesta, sedata dall’intercessione del crocifisso. 

Come arrivare:

– ore 9.45 – Ritrovo dei partecipanti (con mezzi propri) in Piazza Mercato – Napoli

Altre informazioni utili:

ATTENZIONE: LA MANIFESTAZIONE SI SVOLGE NEL RIGOROSO RISPETTO DELLE DISPOSIZIONI NAZIONALI, REGIONALI E LOCALI DI CONTENIMENTO DELLA PANDEMIA, VIGENTI ALLA DATA DELLA MANIFESTAZIONE, ALLE QUALI I SINGOLI PARTECIPANTI SI DEVONO ATTENERE.

AL MOMENTO DELLA EMISSIONE DELLA LOCANDINA È OBBLIGATORIO IL POSSESSO E LA PRESENTAZIONE DEL GREEN PASS ALL’INGRESSO DELLE CHIESE. 

Programma

# Ore   9.45 : Ritrovo dei partecipanti in Piazza Mercato – Napoli.

# Ore 10.15 : Inizio della visita guidata.

# Ore 12.45 : Fine della visita guidata

Quota di partecipazione

– Socio TCI      € 5,00

– Non Socio      € 8,00

Prenotazioni : Dall’1/12/2021 fino ad esaurimento dei posti esclusivamente a mezzo email napoli@volontaritouring.it

Trasporti : Mezzi propri

Volontario Touring Organizzatore e accompagnatore : Socia attiva Rosa Maione

Telefono attivo il giorno della visita 320 727 9757

Guida : Rosa Maione

Numero max di visitatori : 30 persone

La quota comprende: La visita guidata come descritta, il noleggio delle radioguide, l’assistenza del console, le assicurazioni per la responsabilità civile.

Modalità di pagamento e condizioni di partecipazione:

Pagamento il giorno della visita ad incaricato del Club di Territorio di Napoli.

Il Volontario Touring Accompagnatore ha la facoltà di variare l’itinerario.

Il Club di Territorio di Napoli del Touring Club Italiano si riserva il diritto di accettare o meno la prenotazione.

Manifestazione organizzata per i soci e gli amici del TCI e soggetta al regolamento della Commissione regionale consoli della Campania.

Sono ammessi i non soci perché possano constatare la qualità e l’interesse delle nostre manifestazioni, e quindi associarsi.

La visita si effettua anche in caso di pioggia.

NOTA DEL CLUB DI TERRITORIO

LA SITUAZIONE DELLA PANDEMIA PUO’ RENDERE QUANTO PREVISTO NELLA LOCANDINA NON DEFINITIVO SIA PER QUANTO RIGUARDA LA VISITA STESSA E SIA PER QUANTO RIGUARDA LE CONDIZIONI DESCRITTE.

SARA’ CURA DEL TOURING COMUNICARE TEMPESTIVAMENTE LE MODIFICHE CHE DOVESSERO ESSERE APPORTATE.