È il tempio votivo voluto dal Senato a difesa dalla pestilenza del 1576, iniziato dal Palladio e concluso da Antonio Da Ponte nel 1592. Il bianco, elegante prospetto – che incorpora lo schema dell’arco trionfale e richiama il Pantheon di Roma – sembra studiato per essere visto da lontano: dalle Zattere, in particolare, da cui parte la processione sul ponte di barche del giorno del Redentore. L’interno, solenne e luminoso, è composto dalla successione di tre corpi – l’aula, il presbiterio con la cupola e le absidi, il coro dei monaci – genialmente concatenati tra loro (vi si riflettono, tra l’altro, gli studi del Palladio sulle strutture termali antiche); nelle absidi laterali del presbiterio sono le sedute per il doge e i dignitari. La sobria decorazione pittorica e scultorea svolge il tema della Redenzione. Spiccano, nel presbiterio, l’Ascensione del Tintoretto e aiuti (1° altare alla parete sinistra); la Risurrezione di Francesco Bassano il Vecchio (al 2°); la Deposizione di Palma il Giovane (al 3°); in sagrestia, una Madonna con Bambino di Alvise Vivarini e un Battesimo di Gesù del Veronese.