Francesco Messina, professore di scultura presso Brera, giunto alla pensione aveva necessità di individuare un luogo da poter utilizzare come studio.
Il professor Nardis gli prospettò la possibilità di mutare in studio la chiesa sconsacrata di San Sisto al Carrobbio.

"Subito mi recai a visitarla. All’interno la nobiltà dell’edificio appariva deturpata da tracce di fuochi, da guasti e immondizie e disturbata da fetori. Una situazione desolante. La chiesa, sconsacrata, in un primo tempo era stata adibita a laboratorio di falegnameria, poi, abbandonata, divenne dormitorio clandestino di derelitti. L’esterno appariva in condizioni meno disastrose".

Lo scultore si assunse i gravosi costi di restauro, decidendo di lasciare la sua collezione in eredità alla città. La donazione venne effettuata stipulando un accordo: "Le opere donate devono costituire beni per destinazione inalienabili da esporre come gesto di gratitudine alla città che mi ospita da oltre quarant’anni e che ben tre volte mi ha dichiarato suo cittadino benemerito".

Le opere di Messina cariche della forza della Sicilia si caratterizzano per la “sensibilità e la problematicità dell’uomo moderno”.

I cavalli muscolosi, le teste espressive, i torsi vigorosi, le eleganti ballerine, i maestosi cardinali che popolano gli spazi della chiesa e gli ambiti adibiti a studio e casa del maestro sono carichi di forza ed energia. Sorprendenti i gessi policromi, i disegni “scolpiti” su carta con tratto deciso. La stessa forza che permise al Messina uomo e artista di sfidare il duro granito con il martello pneumatico, modellando un nudo femminile a grandezza quasi naturale e seguendo anche la fusione in bronzo all’età di 92 anni.

Tra le opere la realizzazione più celebre è il cavallo che caratterizza il piazzale davanti agli studi RAI.

Francesco Messina Erich Steingräber gli riconosce “una forza di evocazione magica tale da ricordargli l’effetto degli antichi ritratti egizi” mentre Eugenio Montale ne esaltava il “dono plastico profondo e primordiale”. Sedlmayr dopo aver incontrato l’artista lo ricorda così nel 1972: “L’opera di Francesco Messina è così sorprendente in mezzo all’arte e controarte del nostro tempo, come se improvvisamente su un gruppo turbolento cadesse il silenzio. Esso mostra anche di possedere più sostanza dell’opera di altri scultori dei nostri giorni. Nell’arte plastica europea, occupa un posto che è ancora più ambito di un primo posto: un posto a sé. Incarna una concezione della plastica che si è fatta rara. Con le sue opere migliori, l’arte di Messina si erge al di sopra del livello superiore dell’arte europea. La sua opera poi testimonia che non esiste coercizione dello spirito nei tempi…”.