Tra i più singolari e affascinanti spettacoli 'naturali', era descritto già in età romana e celebrato dai viaggiatori del «Grand Tour» sette-ottocenteschi. Due sono le strade (entrambe segnalate) per raggiungerla, a est di Terni, l'Inferiore (km 7) e la Superiore (km 8): da quest'ultima si vede solo una parte dell'Osservatorio, mentre dalla strada Inferiore si può ammirare l'intera cascata in una visione davvero spettacolare.<br>Ma il Velino non 'salta' naturalmente dall'altopiano delle Màrmore nel Nera. Nel 271 a.C. il console romano Manio Curio Dentato progettò la bonifica delle paludi del Velino e fece scavare un emissario, chiamato cavo Curiano, nel punto dove oggi si trova la principale cascata, incanalandovi le acque stagnanti del fiume. Dopo le aspre e interminabili dispute fra i reatini e i ternani per la chiusura o la deviazione del canale, si arriva ai tempi di Antonio da Sangallo il Giovane che, per incarico di Paolo III, fece scavare il canale Paolino. Sarà invece Domenico Fontana ad approfondire il cavo Curiano e a costruire un ponte regolatore per limitare il flusso del Velino durante le piene. Insorti contro le cascate gli abitanti della Valnerina (fine '700), Andrea Vici, per incarico di Pio VI, deviò diagonalmente una parte dell'ultimo salto. Oggi la spumeggiante massa bianca delle acque compie tre salti, per un dislivello complessivo di 165 metri, ma la bellezza celebrata in passato è notevolmente scemata, sia a causa delle deviazioni realizzate per alimentare gli impianti idroelettrici, sia perché questi stessi edifici hanno alterato la vegetazione circostante. Il fatto di deviare le acque per l'azionamento delle grandi centrali idroelettriche comporta l'impossibilità di avere quotidianamente la portata d'acqua a pieno regime.<br>Un interessante percorso dalla strada Inferiore a quella Superiore, conduce all'Osservatorio, piccola costruzione a forma di loggia eretta nel 1781 dal comune di Terni per ammirare la cascata senza rischiare di esserne travolti.