Edificato tra l'VIII e il IX secolo, sul luogo dove precedentemente sorgeva il tempio dei Dioscuri (si conservano due colonne, alte 11 m, a ridosso della facciata), il complesso basilicale e l'annesso convento vennero completamente ricostruiti dai Teatini tra il 1583 e il 1630. Percorsa la scalinata a doppia rampa e oltrepassato il portale d'accesso si viene proiettati in un vasto spazio interno suddiviso in tre navate; ad arricchire la pianta sono le cappelle laterali decorate con grande cura. Alla ricchezza dell'apparato decorativo della basilica concorsero molti dei principali artisti presenti nella Napoli del XVII e XVIII secolo. Si ricordano, tra le altre opere: le lacunose storie dei Ss. Pietro e Paolo (1644), opera di Massimo Stanzione, a caratterizzare la navata centrale; la cappella Firrao dai marmi splendidi nel transetto di sinistra; la Madonna col Bambino di Giulio Mancaglia esposta sull'altare maggiore (disegno di Ferdinando Fuga con sculture di Angelo Viva) e nella volta gli affreschi di Aniello Falcone. In sagrestia, sopravvivono al tempo, affreschi di Francesco Solimena (1689-90).