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RIVELARE, Stefano Boato a cura di Gaetano Salerno

Carlotta Vazzoler
Venerdì, 30 Novembre, 2018

Stefano Boato
Rivelare
a cura di / critica di
Gaetano Salerno
inaugurazione sabato 1° dicembre 2018, ore 18.30
Villa Orsini | Scorzè | Venezia

 

Invito per chi viaggia questo fine settimana verso Venezia e la Riviera del Brenta per visitare la nuova esposizione d'arte contemporanea di Stefano Boato curata da Gaetano Salerno di Segnoperenne e per approfittare di godere delle bellezze della Riviera. Fino al 16 dicembre 2018.

 

Comunicato stampa

Si inaugura sabato 1° dicembre 2018, alle ore 18.30, presso gli spazi espositivi di Villa Orsini di Scorzé

Rivelare, personale dell’artista Stefano Boato.
La mostra, visitabile fino a domenica 16 dicembre 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e
realizzata in collaborazione con il Comune di Scorzè, con il Circolo Culturale Scorzè e con
Segnoperenne.

Rivelare presenterà al pubblico una selezione critica di lavori dell’artista appartenenti a diversi periodi e
a differenti cicli esecutivi (Reticoli, Combine, Box 3D, Contaminazioni Pop, Collage) per evidenziarne la
ricerca eterogenea - compiuta primariamente nel solco della pittura - e i valori concettuali evocati da
un’azione pittorica solo apparentemente dicotomica, prima dettagliato atto descrittivo (verso la
forma), poi perentorio atto sottrattivo (sopra/oltre la forma), con tratti cromatici che si stendono sulle
stesse immagini (“un effetto ottico visivo che allontana l’immagine dallo spettatore come una specie di
sipario” usando le parole dell’artista) per ricondurle alla loro potenziale natura astratta (dietro l’inganno
visivo della pittura) e per riflettere sul loro significato aprioristico e archetipico.

Dice Stefano Boato parlando del proprio lavoro: “Compongo forme usando sagome ricavate da
immagini e simboli comuni. Mi interessa più la forma che il contenuto simbolico; poi allontano tutto
dietro un sipario di righe colorate, a volte tra loro parallele, a volte incrociate. Devo trovare il punto di
equilibrio, il punto in cui il quadro è compiuto e poi fermarmi perché potrei arrivare a coprirlo
interamente di colore, riga dopo riga”.

Un ragionamento ontologico sulla pittura contemporanea (nei medesimi luoghi esplorati dalla pittura
analitica e dalla pittura concreta); ridipingere la pittura è infatti, secondo il critico Gaetano Salerno, una
ricerca sul valore semantico della pittura stessa, oltre l’apoteosi dell’icona che qui non si manifesta
attraverso la sua struttura compiuta, piuttosto si offre nel percorso di annullamento (“riga dopo riga”)
che ne confuta i valori mediatici senza tuttavia privarla degli elementi significanti né dell’essenza
compositiva originaria data dalla sua ricostruzione sommativa, presente oltre il velo della prima e
immediata superficie, sulla tela.
Le opere presenti in mostra, pitture di piccole, medie e grandi dimensioni (acrilico e tecnica mista su
tela e su differenti supporti, collage) determinano così reiterate duplici scoperte nel testo (e oltre il testo)
pittorico, determinanti rivelazioni, sia per l’atto del ri-velare (cioè del ri-coprire) con il quale l’artista
compie una seconda azione pittorica sui soggetti già presenti nell’opera (mutuati dall’archivio di visioni
pop, condivise e riconoscibili) e apparentemente ne modifica la lettura percettiva, sia per l’”atto
rivelante”, lo svelare cioè l’icona, enfatizzata dal fitto reticolo di trame cromatiche che, lasciandone
intravedere l’essenza (imagines agentes), ne rafforzano sia l’immanenza sia il senso del loro essere.
Scrive Gaetano Salerno, curatore della mostra, a proposito della ricerca dell’artista: “Oltrepassando un
confine labile che lo schermo pittorico può solo enfatizzare, Stefano Boato apparentemente stempera sulla
superficie della tela l’incertezza dell’esistenza attraverso un agire che cita il soggetto negandolo con
apparenze e trasparenze, inquadrandone e svelandone la natura teorica dietro una barriera protettiva al
tempo riflessiva e riflettiva. Ridipingere la pittura equivale invece a esplorare ogni livello del non essere; citare
le assenze e i vuoti di una realtà appiattita e uniformata dalle forme e da una ponderata casualità di linee
intersecanti le linee del mondo della figurazione - l’ordine cosmico perduto - traduce il bisogno di una
generazione artistica di definire il proprio spazio, dopo l’implosione del senso e l’epoca delle disarmonie. Con
colori filamentosi e vibratili tracciati lungo le direttive compositive del quadro individua gli interstizi nei quali
ricollocare il senso del nostro pensare l’opera, orientando i punti di fuga degli sguardi su presenze riconoscibili,
spinte verso nuovi epiloghi comunicazionali perché liberate definitivamente da ogni appiglio realistico o
immaginifico. L’essenza evanescente della materia trascende l’immobilismo geometrico o la genericità di
espressioni minimaliste: segmenti e porzioni severe di rette trasportano emotivamente l’archetipico rigoroso a
un lirismo armonico e fortemente empatico, scandagliando la sfera dell’intuibile, oltre l’estetica limitante
dell’ortogonalità, per aprire ogni visione all’inafferrabile […] “. (da testo critico Ridipingere la pittura, catalogo
World Wide Works)

Stefano Boato nasce a Dolo (Venezia) nel 1961. Vive e lavora tra Padova e Venezia.
Sviluppa, crescendo, una formazione scientifica sino a completare gli studi con la laurea in Ingegneria
all’Università di Padova.
Dal 1990 compie da autodidatta studi sulle tecniche pittoriche e approfondisce le conoscenze sulle
Avanguardie storiche con cui continua a confrontarsi esprimendo e ricercando un linguaggio autonomo e
personale. La sua ricerca artistica percorre due binari paralleli che partono dall’osservazione e dagli stimoli del
mondo reale per approdare a due differenti ma complementari ambiti di ricerca: lo sviluppo e la
rielaborazione della forma, da un lato, lo studio della rappresentazione dello spazio dall’altro. Dal 2009 espone
i propri lavori in numerose mostre personali e collettive e partecipa a importanti premi artistici internazionali.