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Bologna-I dipinti della scuola bolognese nei palazzi privati della città. Sabato 22 gennaio 2011

Giampiero Donzelli
Sabato, 29 Gennaio, 2011

 Si parte da Milano “ante lucem”, in una giornata fredda con tutti i bollettini che annunciano neve imminente, ma il richiamo di Bologna la Dotta e Bologna la Grassa è troppo forte per farci fermare da qualche metereologo pessimista

Siamo ottimisti anche pensando che il centro di Bologna è tutto coperto da portici……...per male che vada staremo al coperto……… 

Come sempre, i nostri soci sono pronti alla partenza con forte anticipo e l’autista del bus si presenta ancora prima e ci risparmia una fredda attesa.

Il viaggio in autostrada è punteggiato da cartelli che annunciano neve e richiamano la necessità di viaggiare muniti di “Dotazioni Invernali non meglio specificate.

Scopriremo a sera che il meteo si è sbagliato e forse per la prima volta nessuno si lamenta.

Lasciato il bus ai margini del centro storico, una passeggiata sotto ai famosi portici ci conduce sulla piazza Maggiore

,

dove il Nettuno e san Petronio

sacro e profano, convivono senza darsi fastidio in un esempio di perfetta tolleranza. 

Il nostro percorso di oggi tralascia Bologna la Grassa, per dedicarsi a Bologna la Dotta. E da piazza Maggiore puntiamo sul palazzo dell’Archiginnasio sede della prima università Felsinea.

Lungo il percorso sfioriamo il Pavillone, antica copertura del mercato dei bozzoli e due lapidi un po’ macabre ci ricordano che li sorgeva l’Ospedale dei casi incurabili. 

L’Archiginnasio oggi ospita una biblioteca e nei corridoi sono ancora visibili numerosi stemmi affrescati o a rilievo di insegnati e scolari dell’Università’

Al primo piano

 

vediamo una mirabile ricostruzione del palazzo fortemente danneggiato dai bombardamenti alleati (foto 8) e solo questo valeva la visita a Bologna.

Oggi saremmo ancora in grado di recuperare delle opere danneggiate con tanta maestria?

Anche il “Teatro Anatomico” vecchia aula di anatomia

dove si sono svolte le prime dissezioni, oggi le chiama autopsie della storia presenta un rivestimento in legno sulle pareti e sul soffitto, ricostruito pezzettino per pezzettino dopo la guerra.

 Palazzo Magnani, edificato dall'architetto Domenico Tibaldi, oggi di proprietà di una banca, è aperto in esclusiva.

Al piano nobile, nel salone d'onore troviamo il famoso ciclo di affreschi di Annibale, Ludovico ed Agostino Carracci, che raffigura gli episodi della fondazione di Roma (1590 - 1592).

Gli affreschi, eseguiti sotto il soffitto ligneo del salone, rappresentano un ciclo di quattordici storie contenute in altrettanti riquadri. 

Sempre riparati da una lunga fila di portici che danno un'impronta caratteristica questa città, raggiungiamo la casa acquistata alla fine del XV secolo dalla famiglia Poggi

Si dovette a Giovanni Poggi, potente ecclesiastico, figura eminente della curia papale, l’idea di ingrandire e abbellire il palazzo attorno alla metà del ‘500. Per la ricca strumentazione della quale disponeva e per l’ampio spettro delle discipline che toccava rappresentò per gli scienziati europei una sorta di “enciclopedia per i sensi” all’avanguardia per mezzi impiegati, per metodologie seguite e per gli ambiti di ricerca coltivati. Con una peculiarità ulteriore: le sue sale, adibite a laboratori scientifici nel XVIII secolo e destinate a raccogliere anche la Wunderkammer di Ferdinando Cospi (1606-1686) e la collezione di Ulisse Aldrovandi (1522-1605), rappresentavano una delle sedi più prestigiose della pittura cinquecentesca in area padana, con le pitture murali di Niccolò dell’Abate, di Pellegrino Tibaldi, Prospero Fontana, del Nosadella e di Ercole Procaccini. 

A partire dal 1711 vi vennero collocati buona parte dei laboratori dell’Istituto delle scienze di Bologna, tra cui l’’osservatorio astronomico, la Specola, purtroppo per noi non vistabile anche a chi era pronto ad affrontare gli oltre 400 gradini per giungere alla sommità. 

In epoca napoleonica, nel 1803-1805, la sede dell’Università dall’Archiginnasio venne trasferita proprio a Palazzo Poggi.

Nell’autunno 2000 l’Università di Bologna non solo ha riaperto al pubblico le stanze del Palazzo cinquecentesco che ospitò nel Settecento l’Istituto, ma ha restituito l’edificio alle sue funzioni storiche ricollocando nelle sue stanze, a lungo adibite a uffici e depositi, i reperti e la strumentazione scientifica raccolti e utilizzati nel corso del XVIII secolo. 

Palazzo Pepoli, voluto dal conte Odoardo Pepoli, che lo fece costruire nel XVII secolo di fronte alla vecchia residenza di famiglia, è conosciuto anche come Pepoli Campogrande  dal nome dell’ultima famiglia che lo detenne in proprietà prima di passarne una parte in cessione al Comune di Bologna.

L’edificio ospita opere della Pinacoteca Nazionale e la settecentesca quadreria Zambeccari, una delle più prestigiose collezioni della città, donata allo Stato alla fine dell’800. L’interno è ricco di interessantissimi affreschi.

Visitabile grazie ai Volontari per il Patrimonio  Culturale dl Touring Club nell’ambito del progetto APERTI PER VOI.

Ripartiamo in serata senza aver visto l'annunciata neve, nonostante che lungo l’autostrada i cartelli ci dicono che sta nevicando e che dobbiamo viaggiare muniti delle ….Dotazioni Invernali……