Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi…
Ritrovo l’incipit dei Promessi sposi, che quasi tutti abbiamo fra i ricordi scolastici, proprio sulla sponda del lago, in un piccolo borgo che fronteggia Lecco: Malgrate.
Lungo la riva del lago, fra prati all’inglese e fontane a sfioro che sono il frutto di un’elegantissima riqualificazione urbana di qualche anno fa, la frase incornicia un’installazione dietro la quale spiccano il lungolago di Lecco con il campanile, e le imponenti sagome rocciose del Resegone sulla destra e del Coltignone sulla sinistra.
Malgrate è una sorpresa, un punto d’arrivo ideale salendo dalla Brianza al lago (di Como), dopo aver passato i più piccoli laghi di Annone o di Garlate, a seconda della strada scelta.
Siamo a un’ora di auto da Milano eppure lo scenario che si apre fra i monti è lontano, lontanissimo dal caos e dai colori della città.
Malgrate è piccola, poco più di 4mila abitanti, eppure si fa in tre: il lungolago che termina alla galleria che porta verso Bellagio (e non manca una spiaggetta per la bella stagione), la parte alta a ridosso dello stradone, sicuramente la meno affascinante, e la cascata di scalette e stradine rigorosamente chiuse al traffico che collega i due spazi e che costituisce di fatto il cuore del paese. Si gira a piedi in 15 minuti, non ha edifici di particolare pregio, fatte salve alcune chiesine ottocentesche come S. Leonardo e S. Carlo (Borromeo), ma è l’insieme che conquista: piccolo, raccolto, intimo eppure emozionante quando la vista si apre e lo sguardo viene catturato dal lago e dalle montagne.
Di origine romana, il fortilizio di San Grato modificò il proprio nome nell’odierno Malgrate quando il forte cadde, nel XII secolo, durante la guerra che contrapponeva Milano, alleata di Lecco, e Como.
I Promessi sposi è anche il nome di uno storico albergo di Malgrate, anch’esso affacciato sul lungolago e oggi oggetto di una ristrutturazione. Proprio sopra ai Promessi Sposi si trova invece La Casa sull’Albero, un boutique & design hotel con sole 12 camere, molte delle quali affacciate su un giardino di alberi secolari e sul lago con ampie vetrate panoramiche. Il calore del legno e l’autenticità della pietra sono il filo conduttore scelto dall’architetto Giorgio Melesi nel realizzare l’hotel (e anche la bellissima casa privata che gli sta accanto), creando ambienti perfettamente integrati nel paesaggio. Non manca una piccola spa con bagno turco e sauna (a uso esclusivo, da prenotare) e l’attenzione all’ambiente con l’affitto di e-bike e colonnine di ricarica per le Tesla nel parcheggio. Un luogo ideale per una fuga romantica o di assoluto relax, affacciato su quel ramo del lago di Como, e con tutte le attenzioni necessarie alle norme anti-covid.
Per un pranzo o una cena consigliamo invece il ristorante Da Giovannino, che si trova proprio sul lungolago (e nella Guida Il Golosario 2020).
Piatti della tradizione proposti con elegante creatività senza snaturarli, anzi mantenendone tutto il gusto: si va dalla cucina di lago -  imperdibili i filetti di pesce persico con il riso al salto, un piatto sempre più raro - ai pizzocheri valtellinesi. E ancora, battuto di trota, carpaccio di cervo, funghi porcini e per chi sente la nostalgia di Milano, una tradizionalissima costoletta alla milanese.
Dopocena, un giro sul lungolago regala altre emozioni: sull’altra sponda, Lecco brilla di mille luci, sui riflette nel Lario e sembra gigantesca. A Milano qualcuno ironizza dicendo che il lago è “il mare dei poveri”, ma quassù, in momenti come questo, ci si sente incredibilmente ricchi.