C’è tempo fino al 4 settembre per ammirare alla Gam di Milano la grande retrospettiva dedicata a uno dei più visionari fra i designer italiani, il milanese Cesare (Joe) Colombo (1930-1971) che, grazie alla sua incontenibile fantasia, ha anticipato tendenze, studiato nuove tecnologie, materiali e soluzioni sui modi di vivere il domani. A questo campione della stile futuribile, caratterizzato da forme insolite e originali, con sistemi d’arredo dinamici e flessibii e dai colori accesi, Milano dedica una retrospettiva che ne ripercorre la breve vita.
In dieci anni infatti Colombo, arrivato al design dopo un diploma all’Accademia di Brera e una adesione al Movimento Nucleare di cui facevano parte anche Enrico Baj, Lucio Fontana e Bruno Munari, brucia le tappe.
Nel 1953 arreda il Jazz Club Santa Tecla di Milano con un collage di manifesti e manichini disintegrati che pendono dal soffitto e dalle pareti, l’anno successivo installa alla Triennale di Milano le Edicole Televisive, dove apparecchi Zenit diffondono immagini e trasmissioni informative. 
Nel 1958 la malattia del padre Giuseppe lo porta a entrare nell’azienda di famiglia, dove sperimenta le ultime tecniche di produzione e i nuovi materiali come il PVC, la fibra di vetro e il poletilene, avvicinandosi al mondo del design.
Dal suo studio usciranno il Sistema Programmabile per Abitare, monoblocchi polifunzionali come la MiniKitchen per Boffi e il Box 1 per La Linea e gli Habitat Futuribili come Visiona 1 per Bayer e il Total Furnishing Unit per il Moma di New York. Molti i premi, dal Compasso d’Oro per la lampada Spider e per il Candyzionatore della Candy o il premio SMAU per il carrello Boby di B-Line.
A soli 41 anni sarà la morte a privare l’uomo che progettava il futuro di averne uno.