Un’imponente fortezza e un grande vino bianco portano alto il nome di Gavi, borgo dell’Alessandrino a un passo dalla Liguria. Dentro un territorio ricco di tesori: vigneti che si alternano a boschi, i monti a due passi dal mare, Genova più vicina di Alessandria. Le architetture, la cucina, perfino l’accento sono liguri. Eppure questa non è una terra di confine. È un luogo fortemente identitario: le terre del Gavi.

Questa è da sempre una terra di passaggio. È qui, lungo la linea Sestri-Voltaggio, che l’Appennino Ligure sfuma nelle Alpi Marittime. È qui che passa lo spartiacque tra le montagne e la Pianura Padana. Ed è qui, a un’ora e un quarto di auto da Milano, che si incontrano quattro regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia e Liguria.

I Genovesi chiamavano queste terre Oltregiogo, e qui, a partire dall’Anno Mille, le grandi famiglie di Genova – Doria, Spinola, Adorno, Malaspina, Grillo… – avevano possedimenti, molini, filande, boschi e vigneti. A loro dobbiamo i castelli di Francavilla Bisio, Pasturana, Tassarolo e San Cristoforo. Secoli di “genovesità” hanno lasciato il segno nella toponomastica (Ligure è l’appellativo di molti Comuni), nella lingua e nelle tradizioni, a cominciare dalla cucina. Fra le ricette tipiche troviamo infatti gli gnocchi al pesto, il baccalà fritto e soprattutto i ravioli di Gavi, ripieni di borragine, manzo, maiale e maggiorana, da gustare senza condimento.
E poi c’è il gavi: vino bianco da uve cortese, vinificato fermo, frizzante, spumante e riserva, ha una tradizione antichissima: i primi documenti che attestano la presenza di vitigni in quest’area risalgono al 972. E in questi terreni ricchi d’acqua e dove soffia il marino, il vento che viene dal mare (quello stesso vento che in Emilia scandisce la lavorazione del parmigiano reggiano), nasce un grande bianco che invecchia benissimo. Quella del Gavi è una docg che comprende 11 Comuni con capofila Gavi, 1.510 ettari di vigne che danno 13 milioni di bottiglie l’anno.
Gavi forte e cortese, si diceva. Cortese per il suo vino, forte per la poderosa fortezza eretta tra Cinque e Seicento a forma di poligono stellato con sei bastioni uniti tra loro da cortine. Più volte rinforzato e ampliato negli anni, oggi si sviluppa su tre livelli, anche se le visite guidate hanno accesso solo al bastione basso e alla manica lunga. Il Forte si vede da lontano, sarebbe bello che diventasse il faro di Gavi.
Gavi, che si sviluppa a semicerchio attorno alla collina che ospita il Forte ed è a sua volta cinta dal fiume Lemme. Bandiera Arancione Tci, fortificata già in epoca romana, Gavi è stata controllata a lungo da Genova, che le ha lasciato un’inconfondibile impronta urbanistica e architettonica. I profili e i colori delle case sono tipicamente liguri, tanto che viene da chiedersi dopo quale curva e quale stradina del centro storico comparirà il mare. Da vedere la parrocchiale di S. Giacomo, edificata nel XII secolo in stile romanico (pregevole il portale) e rimaneggiata poi in epoca barocca, quando fu realizzato il campanile.
SERRAVALLE E IL SITO SCONOSCIUTO
A otto chilometri da Gavi c’è Serravalle Scrivia, probabilmente la località più conosciuta delle terre del Gavi per la presenza del McArthurGlen Serravalle Outlet. «Loro fanno sei milioni di visitatori l’anno, noi seimila. Ma non ci arrendiamo». Chi parla è Iudica, guida archeologica di Libarna. Libarna è una città romana costruita nel 148 a.C. lungo la Via Postumia che collegava Aquileia con Genova. È stata scoperta ai primi dell’Ottocento durante i lavori di costruzione e scavo della ferrovia, che infatti passa accanto al sito archeologico.

Libarna è nel territorio comunale di Serravalle ed è quasi sconosciuta, eppure per dimensioni è il più importante sito romano di tutto il Nordovest: oggi sono visibili il teatro, l’anfiteatro, due quartieri di abitazioni e alcune strade, mentre le terme e il foro sono stati reinterrati. Il sogno di Iudica, che è un po’ anche il nostro, è che sempre più visitatori dell’outlet si fermino a scoprire Libarna e i dintorni.