C’è un detto in Moldova: «Se sei un alcolista ti versi il vino da solo, altrimenti lo condividi». Lo si capisce bene in una domenica di inizio ottobre, in cui si tiene l’annuale festa del vino di Chisinau, capitale della Repubblica moldava. (Quest’anno il Wine Festival di Chişinău si terrà tra il 5 e l’11 ottobre). Questo è il giorno della condivisione, una specie di Vinitaly di piazza, dove le cantine vengono premiate, i politici si mettono in mostra, si fanno acquisti, si celebrano feste e si brinda allo sviluppo di un settore che si sta modernizzando. Storicamente la Moldova era, con la Georgia, il grande fornitore di vino dell’Urss. Un mondo in cui i numeri contavano più della qualità; in cui c’erano cantine capaci di produrre milioni di bottiglie l’anno di vini di cui l’unica cosa che potevi dire è che era rosso.
Oggi i tour enologici rappresentano il punto di forza dell’offerta turistica nazionale. Cantine antiche, un tempo statali e collettive, come Castel Mimi, dove producevano oltre 100 milioni di bottiglie. Oggi è una cantina d’avanguardia, monumentale nella sua architettura che coniuga un palazzo alla francese e una moderna struttura che trasferisce anche qui la moda degli architetti in cantina. Oppure come Cricova, non distante dalla capitale: azienda di Stato che negli anni Cinquanta ha costruito la più grande cantina sotterranea del mondo. Un dedalo di 200 chilometri di tunnel dove avvengono ancora tutte le fasi della lavorazione, dall’imbottigliamento all’invecchiamento. Una volta produceva 40 milioni di litri l’anno, oggi si limita a 8 milioni di bottiglie. Stipate in questi tunnel che sembrano bunker dove vengono conservate con riguardo le bottiglie del presidente Putin, perché l’industria enologica locale ha un prima e un dopo Putin. Quando la Moldova ha deciso di avvicinarsi all’Europa, la Russia ha imposto un embargo totale, affossando le aziende che avevano nell’ingombrante vicino il principale mercato. Questo, se all’inizio ha creato non pochi problemi, nel lungo periodo è servito da stimolo per investire in aziende moderne, attente a qualità del prodotto e marketing. Così piccole realtà si sono fatte spazio.
È il caso Et cetera, della famiglia Luchianov, che ha aperto nel 2003 con un’idea assai moderna di conciliare produzione e ospitalità. Così qui si può venire a passare qualche giorno tra i campi e mangiare nell’agriturismo con tanto di scuola di cucina che permette di osservare da vicino le signore intente nella raccolta. Perché in Moldova i lavori nei campi pare siano prerogativa femminile.