In fondo la questione è sempre quella. Qual è la nostra idea di progresso? Costruire nuove strade, o valorizzare il territorio? Snellire il traffico, favorire i collegamenti oppure preservare quel poco di campagna che è rimasta, combattere la cementificazione selvaggia, fermare il consumo di suolo. Stabilito questo il resto viene di conseguenza. E i casi concreti in cui mettere alla prova la nostra idea di progresso sono sempre tanti. L’ultimo in ordine di tempo riguarda un progetto di cui si parla da un decennio almeno, il progetto Anas di una superstrada che colleghi Vigevano all'aeroporto di Malpensa.
La novità è che in estate il Comitato interministeriale di programmazione economica (Cipe) ha finanziato il progetto con 118 milioni di euro e adesso la Regione Lombardia è intenzionata ad aprire i cantieri entro fine anno. Questo mentre sul territorio una parte di sindaci dei Comuni attraversati dall'arteria e un nutrito numero di cittadini si oppone alla realizzazione dell’opera, ritenendola sovradimensionata, dannosa per il territorio e soprattutto per il comparto agricolo.
LE CRITICHE
«Il collegamento viabilistico Vigevano-Albairate-Magenta-Malpensa interessa un territorio pregiato dal punto di vista agricolo, caratterizzato da cascine secolari. Un modello aziendale sviluppato nel corso di secoli, con vasti apprezzamenti di terreno coltivati e irrigui e grande cura dei passaggi agrari» si legge in una relazione tecnica fitta di osservazioni sottoscritta da decine di produttori agricoli della zona. «La nuova strada interromperebbe la continuità dei campi, mettendo a rischio il sistema di irrigazione di rogge e campanili tipico di quest’area; consumerebbe ettari di suolo agricolo strappandolo alle aziende; e sconvolgerebbe il sistema di strade interpoderali che oggi vengono sfruttate per un turismo di prossimità tra le cascine e i campi» spiega la relazione. «Il progetto Anas è obsoleto. E l’aeroporto di Malpensa è stato fortemente ridimensionato» per cui non si giustificherebbero investimenti ulteriori per i collegamenti. Questo quel che sostiene chi si oppone al progetto.
I SOLDI DEL CIPE
Chi invece lo appoggia spiega che la strada è necessaria per liberare i paesi dell’area dal traffico insostenibile con evidenti ricadute sull’economia della zona. La Regione fa presente che i soldi del Cipe o si spendono subito o vengono persi. Osservazione contestata dalle associazioni ambientaliste e non solo. Arianna Censi, consigliere delegato alla mobilità della Città metropolitana di Milano, ha presentato un piano alternativo che ridurrebbe da 23 a soli 6 i chilometri di strade da costruire ex-novo, riqualificando invece strade statali e provinciali già esistenti. Un progetto che a detta di chi lo propone eviterebbe di sconfinare dentro il parco del Ticino, farebbe risparmiare soldi e a livello di traffico porterebbe gli stessi risultati. Il problema tecnico a quanto pare stare tutto nel fatto che i soldi del Cipe sono stati stanziati per la nuova superstrada, non per progetti alternativi.
Il che fa tornare la discussione al punto iniziale: quale è la nostra idea di progresso? Costruire per costruire, perché ci sono i soldi e l'economia va fatta girare. O pensare delle alternative che tengano presente il necessario sviluppo delle infrastrutture, ma siano coerenti con la protezione ambientale. Anche perché di nuove, faraoniche, strade forse non c’è proprio tanto bisogno. Un rapporto Aiscat sul traffico delle due ultime arterie inaugurate intorno a Milano, la Brebemi e la tangenziale esterna A58 è impietoso: su 70mila veicoli al giorno previsti dai costruttori si arriva a stento a 30mila.