Oggi siamo stati fortunati. E non solo perché il sole ha ancora dato il suo meglio – vedi i miei avanbracci rossi come aragoste. Siamo stati fortunati perché tra Morano e Valenza non siamo mai stati soli: a pedalare con Vento si sono alternati singoli appassionati, cicloamatori locali, club di mountain bike, dipendenti del parco del Po Vercellese Alessandrino. A un certo punto ho contato 25 persone. Sensazione bellissima, quella di provocare entusiasmo – c’è gente che ha preso un giorno di ferie, per stare con noi. Anche perché non c’è metodo migliore per conoscere un territorio che percorrerlo con chi lo vive tutti i giorni: ergo, oggi niente gps, ci affidiamo alle Guide Cicloturistiche Piemonte, all'associazione Fabrizii Race di Casale Monferrato, a La Fenice di Pecetto di Valenza. Senza parlare dell’aiuto di tutti i rappresentanti del parco del Po Vercellese Alessandrino: direttore e presidente pedalano, un guardiaparco porta le borse. Commossi, ringraziamo.

“E meno male che la perturbazione ha fatto star lontano le zanzare!”. Almeno c’è un vantaggio, in questa primavera ritardata: tra le risaie di Pobietto, alle falde delle prime colline del Monferrato, iniziamo la giornata liberi da quei fastidiosi ronzii nelle orecchie. Soddisfazione di tutti. Pedaliamo su argini sterrati – sarà una costante per tutta la giornata, niente svincoli pericolosi oggi. Argini che, mi dicono, sono controllati da Aipo, un organismo che è vitale per la realizzazione di Vento: è infatti all'Agenzia interregionale del Po che compete la loro manutenzione. Peccato che a volte ci si inerpichi in questioni di responsabilità: se qualcuno si fa male lungo l’argine potrebbe essere colpa di chi lo mantiene, quindi meglio chiudere l’argine del tutto. Logica che sta lentamente cambiando grazie a Vento: a Casale incontriamo proprio i rappresentanti locali di Aipo, che sottoscrivono un protocollo d’intenti. D’altronde, già l’incessante lavoro del parco del Po con Aipo ha permesso la messa a punto di vari tratti. Bravi a loro – speriamo che diano l’esempio a tutti.

A Casale Monferrato ci fermiamo al Duomo (che meraviglia quel soffitto celeste) e poi al Castello, punto d’incontro per parlare con gli operatori turistici – e degustare superbe specialità locali (chi le ha inventate, le uova in carpione?). Una signora con b&b a Valmacca, poco lontano, racconta di turisti tedeschi che si sono fermati una notte, diretti in Toscana; un ragazzo parla di camperisti svizzeri che arrivano, bici al seguito, al suo agriturismo. Tutti affascinati dal Po, quel grande fiume che sempre meno italiani vedono come una risorsa – un guardiaparco mi dice che solo i romeni approfittano della sua bellezza. Basterebbe poco, dice Pileri, per realizzare una ciclabile sul modello delle grandi piste europee lungo il Danubio o il Reno, che vedono passare centinaia di migliaia di cicloturisti ogni anno. Quanti potrebbero arrivare anche sul Po! Applaudiamo, il sindaco di Casale firma il protocollo.

Si chiacchiera dell’oro di Valenza, mentre pedaliamo verso Frassineto Po. Dei krumiri di Casale, dei coloratissimi gruccioni arrivati dall’Africa, di quel personaggio che è Carlo Lenti, quasi una figura da leggenda, colui che conosce il Po più delle sue tasche, che a settant’anni e passa vola in deltaplano sopra il fiume e ci porta i nipotini in barche trainate da decespugliatori. A Frassineto una splendida sorpresa: un museo del Paesaggio su natura, storia, cultura del Po, realizzato dal parco, dove ci si potrebbe passare un intero pomeriggio, tanto è interessante e ben fatto. Niente bacheche, ma ricostruzioni, video, sagome e modellini, con una stratosferica striscia di spiegazioni ad altezza bambino che alla fine fa ridere anche gli adulti. Tanto di cappello.

Ci fermiamo troppo a fotografare, perdiamo tempo, siamo sempre in ritardo. Però è tutto bello che è difficile resistere – specie il Po alla confluenza con la Sesia, tra voli di cormorani e bianche garzette a pesca sugli argini. Un’eccezione, questa visione del fiume: tra le cose che mi sorprendono – assenza di segnaletica in primis - è che dagli argini non si vede quasi mai, il protagonista del viaggio. Lo si percepisce, dietro i filari di pioppi e i campi di papaveri. Ma non lo si vede quasi mai.

La giornata si conclude a Pecetto di Valenza: grande accoglienza, nel piccolo borgo sulle colline dove nacque Borsalino, tanta gente alla conferenza serale (e, spiace dirlo, nessuno di Valenza: possibile che in comuni confinanti ci siano differenze così spiccate di sensibilità?). Prima della serata, però, il sindaco ci porta sulla Rocca, al tramonto. Gran personaggio, questo sindaco, che faceva l’orafo, come tutti da queste parti, “ero incastrato a una sedia, poi finalmente sono andato in pensione e mi posso dedicare ad altro!” Per esempio alle orchidee locali, “ne abbiamo tantissime, guarda che belle, ne ho fatte portare qualcuna sulla Rocca, così tutti le possono ammirare. Però solo io posso tagliare l’erba, quassù!”. La vista al tramonto sui tetti del paese, i campi, le risaie, le colline del Monferrato vale la fatica della giornata.