Sono numeri molto interessanti quelli pubblicati in occasione del Convegno sul turismo tenutosi il 22 giugno nell’incantevole cornice del resort Valle dell’Erica, in Gallura. In occasione della giornata di lavori cui hanno partecipato oltre al Ministro per i trasporti Maurizio Lupi anche il Governatore Ugo Cappellacci e diversi degli assessori e operatori turistici della Regione, si è cercato di dare una risposta concreta per contrastare gli effetti di una crisi che quest’anno, in Sardegna, ha registrato finora un flusso di 1,9 milioni di arrivi turistici (1,9% del totale Italia) con un calo del 14,5% rispetto al 2011, dovuto alla contrazione della domanda nazionale (-19% contro il -7,5% di quella straniera). Un settore che sta vivendo un periodo di grosse difficoltà - anche a livello nazionale - e che in termini di arrivi presenta un tasso di crescita che passa dal 15,5% nel 2007 al -14,5% nel 2012. Ma è anche una domanda in grande trasformazione, hanno voluto sottolineare gli operatori, che attrae sempre più la clientela estera: il peso dei turisti stranieri passa infatti dal 24% del 2000, al 35% nel 2007 e al 43% nel 2012, raggiungendo un livello superiore al dato meridionale (30%) ma comunque ancora inferiore al livello nazionale (48%).

Nonostante il momento di forte contrazione del settore, la Sardegna continua a mantenere alcune buone performance:

- è la regione meridionale con la più alta intensità turistica: 6.692 presenze per 1000 abitanti, superiore anche al valore nazionale (6.410 notti per 1000 abitanti);

- è la seconda regione meridionale per tasso di utilizzazione netta degli esercizi alberghieri (36,0%, dato nazionale 38,2%), dopo la Campania (37,5%) e ottava a livello nazionale;

- è la seconda regione meridionale anche per peso arrivi turistici stranieri, salita al 43% nel 2012 dal 24% del 2000;

- è la terza regione meridionale per spesa turistica straniera: 605 mln € nel 2012 (14,8% del Mezzogiorno e 1,9% dell’Italia);

L’isola continua a caratterizzarsi per una domanda di prodotto prevalentemente balneare, che raccoglie il 43,5% degli arrivi complessivi della regione: non a caso le province principalmente scelte dai turisti sono Olbia Tempio, Cagliari e Sassari. Si tratta di una domanda di qualità, che si concentra principalmente nelle strutture alberghiere ad alto livello (quasi il 60% dei posti letto appartengono agli alberghi di 4/5 stelle e lusso). Anche l’offerta ricettiva complementare trova un buon riscontro grazie agli oltre 2mila B&B (pari al 21% del Mezzogiorno) e agli oltre 600 alloggi agro-turistici (pari a 18% del Mezzogiorno).

Dall’analisi delle attività dei Tour Operator internazionali si rileva che la Sardegna è all’11° posto in classifica nazionale come méta italiana più promossa (9,9%) ed è al 3° nella classifica meridionale, dopo la Campania (37,9%) e la Sicilia (29,2%). Per il 2013 si prevede un lieve incremento, arrivando al 10,3%.

Ma quali sono le proposte scaturite dalla giornata di lavori per contrastare da subito una risposta agli effetti dannosi della crisi? Secondo molti operatori si dovrebbero sfruttare di più le potenzialità di sviluppo connesse all’industria turistica, superarando i gap infrastrutturali che limitano la capacità di generare flussi turistici. Occorrono un riposizionamento e una ristrutturazione dell’offerta, non limitandosi all’unico tematismo “balneare stagionalizzato e localizzato”, ma puntando su altre attività ed interessi che il territorio sardo è in grado di soddisfare (turismo naturalistico, congressuale, paesaggistico, culturale, artigianale, folkloristico, nautico/sportivo, enogastronomico).

Un binomio sicuramente vincente potrebbe essere quello tra turismo e agroalimentare, che ha generato in Italia, nel 2011, il 5,4% dei flussi turistici complessivi. E’ stato calcolato che la Sardegna ha 178 prodotti agroalimentari tradizionali, pari all’11% del Mezzogiorno e si contraddistingue per la loro grande qualità: i prodotti DOP e IGP certificati sono 7, mentre i vini DOP sono 18 (di cui 1 DOCG) e quelli IGP sono 15. La Sardegna è inoltre la regione meridionale, dopo la Campania, con la maggiore presenza di aziende agrituristiche: ben 800 (pari al 19,4% del Mezzogiorno ed al 4% dell’Italia). Si è stimato ad esempio che, sfruttando le sinergie tra turismo e filiera agroalimentare, l’impatto economico di una singola presenza aggiuntiva passerebbe per la Sardegna da 63,8 a 73,8€.

Secondo Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo: “In Sardegna esistono ampi margini di crescita: un incremento dl 20% delle presenze produrrebbe nuovo valore aggiunto per 836 milioni di euro. Se venissero pienamente attuate le sinergie organizzative-produttive tra il sistema turistico e il settore agroalimentare/enogastronomico, la capacità di creazione di valore aggiunto aumenterebbe fino a sfiorare il miliardo di euro, pari al 2,9% del PIL regionale”.