Quest'articolo è frutto dalla convenzione stipulata dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG) e Touring Club Italiano. Sotto la guida di Sandra Leonardi, docente di Geografia e Turismo Sostenibile e valorizzazione del territorio presso la Facoltà di Lettere - La Sapienza Università di Roma, gli studenti hanno elaborato 4 percorsi a tema "walkability" in zone urbanistiche di Roma Capitale: a questo link tutte le informazioni sul progetto e i rimandi a tutti gli itinerari. Presentiamo in questa pagina il lavoro di Pietro Giovanni Stoppani ed Edoardo Spada nella zona urbanistica 11C Garbatella - Municipio VIII.

GARBATELLA FREE WALKING TOUR
a cura di Pietro Giovanni Stoppani ed Edoardo Spada
 

"Tutta la Garbatella brillava al sole: le strade in salita coi giardinetti in fila, le case coi tetti spioventi, e i cornicioni a piatti cucinati, i mucchi di palazzoni marone con centinaia di finestrelle e abbaini, e le grandi piazzette con archi e portici di roccia finta intorno. In una di queste piazzette al capolinea del tram accanto a un cinemetto dei preti, Tommaso spipettava nervosamente, tutto apparecchiato, aspettando Irene" (Pier Paolo Pasolini, Una vita violenta, 1959)
 
La Garbatella – zona urbanistica 11C del Municipio Roma VIII di Roma Capitale è un quartiere edificato a partire dagli anni ’20, sui colli che dominano la basilica di S Paolo fuori le mura, circoscritti da via Delle Sette Chiese, via Cristoforo Colombo, via Ostiense e la circonvallazione omonima. 

Mappa artistica ad opera di Martina Granata

Il quartiere oggi affascina con le sue piccole case decorate circondate ognuna da un giardinetto, un tempo orto, e con la sua atmosfera di pace e tranquillità. Scegliamo di ‘approdare’ al quartiere da via Giulio Rocco, attraverso la scalinata progettata da Plinio Marconi. La discesa per la scalinata era la via obbligata per i residenti dell’epoca che volevano raggiungere la città con il tram. Tramite la scalinata si accede a piazza Brin, centro del primo nucleo abitativo del quartiere, i lotti dal I al n. V.

La Garbatella fu edificata su terreni agricoli di pertinenza di antiche tenute dell’aristocrazia romana. Questi furono assegnati all’ICP che provvide a suddividerli in 62 lotti edificabili. Di questi iniziali lotti sopravvivono solo i nn. II, III e V che, lasciata alle spalle la scalinata, si trovano di fronte a noi come una quinta teatrale per la piazza. Il lotto V, al centro, rivela un arco alla base del quale è ben visibile la prima pietra con iscrizione attestante la messa in posa alla presenza del Re, Umberto II, nel 18 febbraio 1920. La nascente borgata, dati gli anni turbolenti, fu chiamata Borgata Concordia.
     

Piazza Brin e palazzo del lotto n. 5 ove è incastonata la prima pietra della costruzione che riporta l’attestazione della posa in presenza del Re, Umberto II, nel 18 febbraio 1920. Foto di Sandra Leonardi. 

     
 
Particolare della pietra posta a ricordo della posa in presenza del Re, Umberto II, nel 18 febbraio 1920. Foto di Sandra Leonardi. 

La Borgata Concordia nacque a supporto di un ambizioso progetto, che vide fra i suoi principali promotori l’Ing. Paolo Orlando: fare di Roma una città marittima. Il progetto prevedeva la creazione di una grande darsena all’altezza di S. Paolo che attraverso un canale navigabile sarebbe stata collegata nuovo porto di Ostia. Nel frattempo, era stata già avviata l’edificazione dell’adiacente zona industriale, sempre attorno alla via Ostiense. Il porto e la darsena sarebbero state infrastrutture al servizio dello sviluppo industriale e marittimo di Roma. Paolo Orlando, con lo scopo di veder realizzate queste progettualità, fu presidente e fondatore del Comitato Pro Roma Marittima e dell’Ente Autonomo per lo Sviluppo Marittimo e Industriale di Roma.

Il progetto d’insieme della Borgata è di Gustavo Giovannoni, e già in questi primi lotti è possibile apprezzare l’idea della città giardino, su modello inglese: case unifamiliari con ingresso indipendente, giardino e spazi verdi coltivabili.  

Entrando nel complesso, passando sotto, l’arco del lotto V, siamo in via Luigi Orland,o padre di Paolo e fondatore dei cantieri navali Orlando di Livorno. La nomenclatura delle vie rispetta la vocazione al mare del quartiere ed è caratterizzata da nomi di imprenditori, ammiragli e altre figure legate al mondo marittimo.

Proseguendo, alla prima svolta giriamo a sinistra lungo via della Garbatella e, dopo poche decine di metri, incrociamo la casa dove visse Maurizio Arena, attore degli anni ’50 e ’60, protagonista della trilogia di Dino Risi: ‘Poveri ma belli’, ‘Belle ma povere’ e ‘Poveri milionari’. Era un frequentatore della via Veneto descritta dalla Dolce vita, e rientrava nel quartiere solitamente in compagnia di splendide donne: particolarmente nota è la sua travagliata storia con la principessa Beatrice di Savoia.

Procedendo arriviamo a Piazza Pantero Pantera, da qui lungo via Luigi Fincati è possibile osservare le case del lotto VIII progettato da Plinio Marconi nel 1925 e destinate ad artigiani e commercianti. In questo lotto sono visibili gli influssi del barocchetto romano: ricercati balconcini, piccole colonne tortili e particolari di grande raffinatezza. Sulla destra appare un enorme murale eseguito per il centenario della fondazione del quartiere dall’artista Gomez, rappresentante il dolore e la rinascita. 


Murale eseguito per il centenario della fondazione della Garbatella dall’artista Gomez. Foto di Sandra Leonardi

Proseguendo si arriva in piazza Bartolomeo Romano, cuore pulsante della Borgata. La piazza ospitava i servizi che, edificati tra fine anni ‘20 e inizio anni ’30, dovevano rispondere ai crescenti bisogni della popolazione residente che stava subendo un repentino e programmato aumento. Gli spazi un tempo destinati ai bagni pubblici, dell’architetto Innocenzo Sabbatini, oggi ospitano la biblioteca – Hub culturale, Moby Dick, gestita in collaborazione con l’Università Roma Tre e l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio e alla Conoscenza.

Poco distante, dall’altro lato della strada, il teatro Palladium, anch’esso opera di Sabbatini, presenta un’impostazione che vira verso il classicismo e abbandona le ricercatezze e le ridondanze del barocchetto romano. Il teatro, in precedenza Teatro Cinema Garbatella, è stato recentemente preso in gestione dall’Università Roma Tre. Proprio qui è il caso lasciarci guidare, ancora una volta, dalle parole di Pasolini: "Il Quo Vadis era bello lungo, e quando che finì e Tommaso e Irene uscirono dal Garbatella, era già uno scuro che pareva notte alta. Il baretto sulla piazzetta davanti al cinema luccicava come un brillocco, con tutti i suoi tubetti al neon, e la Garbatella intorno era un mucchio di luci sparse nella notte". (Una Vita Violenta, 1959)


Palazzo dei bagni pubblici. Foto di Sandra Leonardi


Teattro Palladium, foto d’epoca. Palladium - Da teatropalladium.uniroma3.it

Sulla piazza che forse è più opportuno definire slargo, è possibile osservare il murale in memoria di Enrico Mancini, opera del 2020 dell’artista Shemo. Enrico Mancini, nato nel 1986 a Ronciglione, ottenne la croce di guerra al valor militare per la partecipazione alla Grande Guerra. Viveva con la sua famiglia in via Percoto, lotto XLIII, intorno agli anni ’20. Era un ebanista, il cui negozio-laboratorio venne bruciato per essersi rifiutato di aderire al partito fascista. Nel 1924 aderì al Partito d’Azione, coordinando l’attività tra Garbatella, Ostiense e Testaccio per poi entrare nel CNL l’8 settembre. Fu arrestato il 7 marzo ’44 dalla Banda Koch come esponente del CNL e, prima confinato alla pensione d’oltremare, poi incarcerato a Regina Coeli. Trovò la morte nell’eccidio delle Fosse Ardeatine.      


Enrico Mancini raffigurato in un murale opera dell’artista Shemo. Foto di Sandra Leonardi

Procedendo verso via Francesco Passino, leggermente defilato su via Nicolo Odero, si trova il Millepiani Coworking. Questa è una realtà di coworking messa a disposizione dal Municipio, che ospita liberi professionisti e chiunque faccia domanda di accesso, nei limiti della capienza. Gli utenti sono divisi tra coloro che vi si recano occasionalmente, detti nomadi, che giornalmente occupano una postazione di lavoro, e coloro che invece rinnovano mensilmente la propria presenza e hanno una postazione fissa. Nell’organizzazione amministrativa del Millepiani ci sono delle spese fisse relative alle utenze ma si tratta di una vera e propria comunità che condivide conoscenze e abilità nel segno di progettualità innovative e sostenibili. L’ingresso è libero nel rispetto di chi vi lavora. 


Manifesto descrittivo del Millepiani Coworking. Foto di Sandra Leonardi    
     

Proseguendo lungo via Passino incontriamo il centro sociale occupato La Strada, all’interno dell’ex mercato rionale in disuso e occupato dal 1994 da studenti universitari e delle medie di zona. Da allora La Strada è un centro di aggregazione e un laboratorio politico di autogestione che ha collaborato a tenere vivo l’attivismo giovanile nel quartiere. Il CSOA La Strada è recentemente divenuto location per la serie tv di Zero Calcare ‘Strappare lungo i bordi’. È qui, infatti, che Zero incontra Alice durante il concerto de ‘Gli Ultimi’.

Più avanti sulla destra compare La Villetta, uno dei pochi edifici medievali sopravvissuti nel quartiere. Fu inizialmente sede del Partito Fascista, e, una volta liberata, sede del Partito Comunista. Qui Pasolini il 28 settembre 1962 ha assistito una proiezione di ‘Mamma Roma’ e ha condotto il successivo dibattito. Oggi con il nome di Villetta Social Lab si indica un luogo di aggregazione in cui si organizzano eventi di carattere politico e culturale. Sempre procedendo lungo via Passino, ci si imbatte in un nuovo murale per il centenario della fondazione della borgata, di Solo e Diamond. È ritratta l’oste, Clementina o Carlotta, cui è attribuito il nome del quartiere.    
  

Pasolini a La Villetta - Foto da luceperladidattica.com/


Murale sito in Via Passino, realizzato per il centenario della fondazione della borgata, a opera di Solo e Diamond. Foto di Sandra Leonardi.

Una delle piazze più importanti di Garbatella è piazza Damiano Sauli sulla quale affacciano due importanti edifici: la Chiesa di S. Francesco progettata dall’ingegner Calza Bini nel 1932 e la scuola ‘Cesare Battisti’ ultimata nel 1930 su progetto dell’architetto Brunetta. S Francesco fu la prima Chiesa propriamente realizzata nel quartiere, in precedenza era attiva solo la decentrata chiesa di S. Eurosia e i padri filippini celebravano direttamente all’interno dell’Albergo Rosso descritto più avanti. La scuola ‘Cesare Battisti, tutt’oggi plesso scolastico, è da menzionare per la suggestiva torretta, un ambiente considerato adatto a ospitare bambine e bambini più deboli e a rischio tubercolosi. L’edificio è in pieno stile razionalista e riporta i simboli della Roma imperiale cari alla propaganda imperialista del regime. Durante la guerra l’edificio servì ad ospitare attrezzature antiaeree.


Piazza Damiano Sauli con la scuola Cesare Battisti, visibile la torretta in vetro. Foto di Sandra Leonardi
 

Sbucando da via Comboni su via de Nobili ci troviamo di fronte il lotto XXIV, il lotto delle “case modello”. Gli sventramenti del centro storico voluti dal regime fascista negli anni ’20 lasciarono Roma con una grave carenza di abitazioni per cui era necessario trovare una rapida soluzione. Fu così che nel 1929, al XII Congresso Internazionale delle Abitazioni e dei Piani Regolatori, viene assegnata tramite concorso la realizzazione del lotto XXIV agli architetti romani De Renzi, Marchi, Aschieri, Vietti, Cancellotti e Marconi. In soli quattro mesi sono sorti tredici edifici architettonicamente variegati seppur con alcune regole di base condivise, aventi come obiettivi principali la funzionalità e l’economicità. La passeggiata tra le vie di questa borgata consente di prendere coscienza di quei parametri teorici ai quali si aggiungono le necessità della quotidianità.     

Le tracce cinematografiche in questa parte più bassa a livello di altezza sul livello del mare sono identificabili in un palazzo all’angolo tra via Roberto de Nobili e piazza Giovanni da Triora: il bar dei Cesaroni. L’edificio (compreso nel lotto XXVI) su cui spicca la scritta Garbatella è diventato uno dei simboli del quartiere grazie alla nota fiction “I Cesaroni”; questo spazio è stato usato come location per il bar dei fratelli nell’omonima serie.

Sul lato destro di via de Nobili si trovano i lotti dal XXVIII al XXXII e il XXXVII e il XXXVIII; questi sono caratterizzati da palazzine e villini rustici costruiti tra il 1925 e il 1927 pensati per il ceto medio e anch’essi servirono a ospitare gli abitanti del centro storico vittime degli sventramenti, da qui il soprannome di “quartiere dei baraccati”. Il lotto XXXVIII ospita all’angolo tra via Giovanni da Capistrano e Via Angelo Orsucci la fontana di Carlotta, uno dei simboli del quartiere. La fontana è costituita da un grande vaso posto su un pilastro a bugnato a punte di diamante sul quale è raffigurato un volto femminile che riversa acqua dalla bocca in una vasca ovale. La leggenda vuole che la ragazza raffigurata sulla fontana sia appunto Carlotta, una ragazza che gestiva un’osteria nella campagna romana divenuta famosa tra i viandanti per i suoi modi affabili e la sua bellezza; si dice che proprio dai complimenti rivolti all’oste “garbata e bella” nacque il nome Garbatella. Nello stesso spiazzo è presente un murale a opera dei Pittori Anonimi del Trullo, dedicato al grande interprete dello stornello romanesco Alvaro Amici che proprio nella Garbatella trascorse la sua infanzia.

 
La fontana di Carlotta, uno dei simboli del quartiere. Foto di Sandra Leonardi

Troviamo un altro riferimento alla leggenda dell’Oste garbata poco più avanti, in piazza Geremia Bonomelli, sul palazzo ad angolo del lotto XXVII si trova l’effigie di una donna con un seno scoperto e sotto un drappo con inciso “Garbatella”, il seno scoperto fa pensare che forse la fama dell’Oste derivasse dal fatto che fosse una prostituta. Sullo stesso palazzo, all’angolo con via Basilio Brollo, vi è una scritta sul muro che recita “Vota Garibaldi, Lista civica N°1”, manifesto elettorale per le elezioni del ’48, le prime della neonata Repubblica Italiana; Giuseppe Garibaldi, infatti, era il volto del Fronte Democratico Popolare che univa il PCI di Togliatti e il PSI di Nenni. 


Palazzo ad angolo del lotto XXVII con la raffigurazione dell’Oste garbata in piazza Geremia Bonomelli. Foto di Sandra Leonardi.
 

Proseguendo lungo viale Guglielmo Massaia giungiamo a piazza Michele da Carbonara dove si affacciano i quattro alberghi suburbani progettati da Innocenzo Sabbatini: l’Albergo Rosso, il Bianco, il Beige e il Giallo. Gli alberghi richiamano lo stile razionalista tedesco e, a eccezione del Rosso, sono caratterizzati da una particolare pianta a Y. Pensati inizialmente per il Giubileo del ’25, i quattro alberghi furono terminati solamente nel ’29 e divennero residenze di transito per le famiglie sfollate. Gli alberghi contavano 997 vani totali con servizi in comune, al piano terra erano previsti servizi di accettazione, mense, lavanderie e stirerie, spazi per il tempo libero, infermerie e altri ancora come, ad esempio, una scuola primaria e una chiesa nell’Albergo Rosso o un reparto maternità per l’assistenza pre e post parto nell’Albergo Bianco; proprio il reparto maternità fu visitato nel dicembre del 1931 da Mahatma Gandhi in visita a Roma.

Ma la storia dell’Albergo Bianco si lega tristemente anche alle vicende della Seconda guerra mondiale in quanto il 7 marzo del 1944 l’edificio fu bombardato per errore dagli aerei Alleati che miravano alla stazione Ostiense. In questo tragico incidente persero la vita cinquanta persone, tra cui alcuni infanti del reparto maternità. L’elenco delle vittime fu stilato da Don Teocle Bianchi, parroco di Santa Galla; l’orologio dell’Albergo Rosso da allora segna le 11 e 25, l’orario del bombardamento, per mantenere vivo il ricordo di quel giorno. Oltre che come residenza per civili, gli alberghi, vista la struttura che permetteva facilmente la sorveglianza dei residenti, furono utilizzati anche per detenere alcuni dissidenti politici (ricordiamo Enrico Mancini, Spartaco Proietti e Ruggero Favilla tra gli altri); in particolare, questa funzione venne adoperata durante eventi sensibili come fu ad esempio la visita di Hitler a Roma.


Piazza Michele da Carbonara con i quattro alberghi. Foto di Sandra Leonardi

Su piazza Michele da Carbonara non si affacciano solamente i quattro alberghi ma anche due volti diversamente noti a tutte/i le italiane e  gli italiani. Su via Ignazio Persico lo street artist Lucamaleonte, su commissione della A.S. Roma, della fondazione Roma Cares e dell’Ater Roma, ha raffigurato sul lato di un palazzo un murale raffigurante Alberto Sordi con un sorriso beffardo nei panni di uno dei suoi ruoli più iconici: il marchese del grillo; sulla targa una citazione di Sordi “Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta dei piedi”, la targa è datata 15 giugno 2021, esattamente il giorno in cui l’attore avrebbe compiuto 101 anni.


Via Ignazio Persico, murale dedicato ad Alberto Sordi a opera dello street artist Lucamaleonte. Foto di Sandra Leonardi

Sul palazzo ad angolo con via Rocco da Cesinale, invece, c’è un bambino sorridente a guardarci, un sorriso che ancora oggi risulta struggente a chi riconosce quel volto; si tratta di Alfredo “Alfredino” Rampi che nel 1981 cadde in un pozzo artesiano a Vermicino tenendo l’Italia col fiato sospeso in attesa che i soccorsi lo salvassero, ma che il 13 giugno in quello stesso pozzo, stanco e solo, perse la vita a soli sei anni.

Quella di Alfredino è una di quelle storie che nessuno vorrebbe mai raccontare e che nessuno vuole dimenticare: di certo non lo ha fatto Stella Liberato, abitante della Garbatella che in collaborazione con il centro Alfredo Rampi onlus ha organizzato una raccolta fondi al fine di realizzare l’opera, inaugurata il 28 maggio di quest’anno. Sulla targa, posta in occasione dell’inaugurazione, si legge “La città di Roma per te, Alfredo, affinché la tua storia continui ad insegnare e a trasmettere i valori della legalità, della solidarietà e l’importanza delle competenze. Grazie a te è nata la protezione civile, oggi al fianco di tutte e tutti noi con incessante impegno”. 


Murales Alfredo Rampi in piazza Michele da Carbonara – Foto di Edoardo Spada

Da via Rocco da Cesinale si giunge a piazza Nicola da Longobardi. Proprio ad angolo tra la via e la piazza si trova uno degli edifici più belli della Garbatella, “La Scoletta”, nome che gli abitanti del quartiere hanno dato con affetto alla Scuola dell’infanzia Luigi Luzzati. L’edificio odierno fu realizzato da Innocenzo Sabbatini nel 1927 ma il lavoro dell’architetto marchigiano pone le sue basi su un edificio preesistente: una villa rinascimentale dei primi anni del Cinquecento appartenente a un nobile della famiglia Senese dei Sergardi. 

 

Asilo infantile Luigi Luzzati in piazza Nicola da Longobardi – Da archidiap.com/opera/asilo-infantile/
 
Da piazza Nicola da Longobardi, attraverso via Giovanni Ansaldo, ci si immette nella zona delle case a riscatto, caratterizzata da villini mono e bifamiliari e dall’assenza di servizi e attività commerciali che portano i visitatori lontani dal brusio del traffico e dai rumori della città. Qui, persa nel tempo, si trova la casa dove Alberto Sordi visse da bambino, fino al 1941, un villino come tanti altri nella Garbatella se non fosse per quella targa, posta sempre in occasione del suo centunesimo compleanno, che ricorda uno dei più grandi simboli di Roma.
     
Proseguendo lungo via Fausto Vettor si arriva all’incrocio con via Caffaro dove un intero muro di una palazzina ospita un murale dai tratti geometrici del duo di street artists Sten & Lex. Un altro murale giganteggia su un palazzo; realizzato da Greg Jager in occasione del centenario della Garbatella, l’opera mostra diversi simboli, ognuno rappresentante un diverso articolo della Costituzione, e in cima campeggia una scritta: è l’articolo 2 che rappresenta al meglio lo spirito di solidarietà e partecipazione che sembra non abbandonare mai gli abitanti del quartiere. Qui, dove la Garbatella del nucleo originario lascia spazio a grandi palazzine di più recente costruzione, si conclude il viaggio nei luoghi e nella storia del quartiere, ancora oggi, tra i più caratteristici di Roma.
     
Bibliografia
“Una vita violenta” Pier Paolo Pasolini, 1959, Garzanti
“Garbatella tra storia e leggenda” Gianni Rivolta, 2010, Iacobelli Editore

Sitografia
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