Parlare di turismo scolastico non è un’impresa facile. Sarà perché a uno sguardo superficiale sembra un fenomeno cristallizzato nel tempo, che da decenni si ripropone sempre uguale a se stesso, sarà perché è spesso sottovalutato come volano di sviluppo locale, visto che sono praticamente assenti realtà che lo inseriscono di diritto nella pianificazione turistica territoriale, sarà perché i giovani non riservano più così tante aspettative e attenzioni a un’esperienza che per molti non è più il primo viaggio da soli, sarà perché gli operatori stessi lo hanno sempre considerato un turismo di serie B, tutto sommato povero, utile per riempire i periodi di bassa stagione.
Il convegno “Turismo responsabile e patrimonio culturale. Quali sfide per i viaggi di istruzione?” organizzato dal Centro Studi Avanzati sul Turismo-CAST dell’Università di Bologna, svoltosi giovedì 20 settembre nei nuovi locali della sede riminese dell’ateneo, è stato una vera occasione di dibattito con un confronto interessante tra diversi punti di vista (sotto, relatori e organizzatori).

UN MERCATO IN CALO
La cornice che ha ospitato l’evento è quella di IT.A.CA, festival del turismo responsabile che propone un sottotitolo di grande attualità: “Migranti e viaggiatori”. L’iniziativa, come ha raccontato Chiara Rabbiosi, ricercatrice CAST e moderatrice dell’incontro, è stata premiata dall’Organizzazione mondiale del Turismo per eccellenza e innovazione.
 
Del resto i temi di IT.A.CA sono legati al turismo scolastico: Matteo Montebelli, del Centro Studi del Touring Club Italiano, ha ricordato come l’inclusione sociale sia stata una delle finalità principali che hanno spinto il Touring, nel lontano 1913, a “inventare” nel nostro Paese i viaggi di istruzione, che chiaramente avevano anche l’obiettivo di integrare i programmi scolastici in aula e di far vivere esperienze di viaggio ai giovani. Molto però è cambiato in oltre un secolo e oggi le gite scontano ancora gli effetti della crisi economica, del cambiamento delle abitudini dei giovani nonché di una certa demotivazione dei docenti: numero di studenti in viaggio e fatturato sono infatti drasticamente diminuiti negli ultimi dieci anni.
ALLA RICERCA DELL'ESPERIENZA COINVOLGENTE
Simone Luchessa
, responsabile di Didatour, operatore specializzato nella promozione di sevizi per il turismo scolastico, ha confermato la dinamica negativa del medio periodo ma segnala un primo, timido segnale di ripresa. Chiaramente i territori che riescono meglio a competere in questa situazione profondamente mutata sono quelli che credono nel turismo scolastico – come nel caso del Trentino che ha fatto un buon lavoro di valorizzazione dei luoghi della Prima Guerra Mondiale  o della Basilicata, in funzione della visibilità di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019 – e gli operatori che hanno maggior successo sono quelli che “rompono gli schemi” uscendo dalle solite destinazioni-cartolina e offrendo esperienze più che visite.
 
È la sensazione condivisa anche da Andrea Quadrifoglio, responsabile commerciale della cooperativa Atlantide e di Giratlantide Viaggi, specializzata in servizi ambientali: per continuare a essere competitivi occorre proporre alle scuole attività innovative e coinvolgenti, anche se spesso la vera barriera è rappresentata da un processo burocratico molto standardizzato e rigido che premia paradossalmente le proposte più tradizionali e quelle economicamente al ribasso, a detrimento della qualità. L’unica via per poter recuperare un vantaggio competitivo e una visibilità all’interno delle scuole è coinvolgerle in progetti più ampi (formazione in aula e corsi di aggiornamento per gli insegnanti) in modo che il viaggio di istruzione rappresenti non un’iniziativa isolata ma il completamento di un percorso più ampio.


 
L'INSEGNANTE DEL TEMPO E L'INSEGNANTE DELLO SPAZIO
Dino Gavinelli
, professore ordinario di Geografia e presidente della Scuola di Scienze della Mediazione linguistica e culturale dell’Università degli Studi di Milano, ha sottolineato come la difficoltà nell’attualizzare il ruolo della gita nella scuola italiana muova dall’approccio della scuola stessa: per tradizione e cultura prevale “l’insegnante del tempo” rispetto a quello “dello spazio”, laddove lo spazio è sempre ricondotto a una narrazione, oggi mediata attraverso Internet e i social media, e alla costruzione di una percezione spesso distorta. La gita, dunque, come approccio diretto al territorio, ai suoi luoghi e ai suoi abitanti è spesso un esercizio complesso per docenti e ragazzi.
 
Non nasconde le difficoltà di organizzare e gestire oggi una gita scolastica che abbia un senso profondo la professoressa Teresa Indellicati del Liceo Classico Morgagni di Forlì: l’istituto da qualche anno ha standardizzato il programma delle gite identificando, per ogni singolo anno e per il livello di maturità dei ragazzi, le destinazioni più coerenti con la loro età e con i contenuti affrontati in classe che chiaramente privilegiano i luoghi della classicità greca e romana. L’istituto è anche coinvolto in un percorso di rilettura e “risignificazione” del grande patrimonio razionalista di epoca fascista della città di Forlì, patrimonio certamente dissonante ma che va studiato e spiegato ai ragazzi. Questa iniziativa è parte integrante del progetto europeo Atrium - Architecture of Totalitarian Regimes in Europe’s Urban Memory di cui il Comune di Forlì è capofila.

COSA PENSANO GLI STUDENTI
Infine, la visione degli studenti con la testimonianza di Erica Cicogna del Liceo Scientifico Serpieri di Rimini: la gita è per molti ragazzi ancora un momento importante, anche per consolidare i rapporti con i compagni di scuola ma soprattutto con i professori con i quali ci si può relazionare in modo diverso e più rilassato. Resta il fatto che spesso le destinazioni di viaggio – le città d’arte italiane o le capitali europee – non sempre incontrano le preferenze degli studenti, soprattutto per quanto riguarda le modalità: poca esperienzialità e tante visite guidate tradizionali. Inoltre, soprattutto per quanto riguarda la formazione tecnica e scientifica, manca effettivamente la possibilità di visitare luoghi della scienza o laboratori dove vedere dal vivo ciò che si studia a scuola.
 
Durante l’incontro, l’illustratrice Monica Gori ha realizzato una mappa concettuale con i temi-chiave emersi (nella foto sotto).