Ormai l'abbiamo capito. Muoversi all'aria aperta, soprattutto in luoghi poco frequentati, sarà la grande possibilità di quest'estate. Lontani dagli assembramenti delle spiagge e delle città d'arte si potrà non solo evitare di essere troppo vicini l'uno all'altro, ma anche di poter finalmente respirare dopo settimane di quarantena da coronavirus. E quale scenario migliore delle nostre aree protette, il sistema di quasi 900 tra parchi, riserve, aree marine che protegge il nostro territorio più bello e prezioso? 

Abbiamo fatto qualche domanda in merito a Giampiero Sammuri, che è Presidente sia di Federparchi - l'associazione di categoria che riunisce e rappresenta gli Enti gestori delle aree protette naturali italiane - sia del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. Anche per capire come le aree protette stanno preparandosi alla prossima stagione estiva.

Presidente, è l'anno giusto per programmare una vacanza nei parchi naturali?
Certo. Il turismo di quest'estate sarà necessariamente un turismo italiano, per le note motivazioni. Le aree protette hanno il vantaggio rispetto a tante altre situazioni di poter offrire tanti spazi all'aria aperta, una condizione ideale per gestire la limitazione del contagio. I parchi di tutta Italia potranno offrire questa grande opportunità, sia come fruizione individuale sia come fruizione collettiva.

Avete appena proposto al Ministero dell'Ambiente un protocollo in merito a questa fruizione. Com'è nato?

La nostra proposta nasce da un'esperienza pregressa. Già prima che scoppiasse l'emergenza, avevamo lavorato su un progetto intitolato "One Health": l'obiettivo era quello di dimostrare che le attività sportive nelle aree protette sono uno strumento terapeutico per favorire il benessere fisico. A dicembre 2019 abbiamo organizzato un convegno al campus Bio-Medico di Roma, in cui il professor William Bird (medico e presidente di Intelligent Health, ndr) ci ha dimostrato con dati alla mano come le attività all'aperto sono benefiche per tutta una serie di patologie, anche per i disturbi di carattere psichico. Siamo andati in questa direzione, programmando attività insieme alle guide dei parchi. E poi c'è stata l'esperienza di Montecristo.

Isola di Montecristo, Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano - foto Getty Images

Che cosa è successo a Montecristo?
Montecristo è un'isola ad accesso super limitato. L'8 marzo 2020 abbiamo fatto una delle ultime escursioni prima del lockdown, portando un gruppo di 70 turisti accompagnati da 6 guide – e in quell'occasione abbiamo già potuto testare come funziona una visita con distanziamento, sia sulla nave sia sulla terraferma, rispettando quelle norme che poi sarebbero diventate obbligatorie. Alla fine della giornata abbiamo distribuito un questionario di soddisfazione che è stato compilato in larga parte, chiedendo ai turisti se le prescrizioni avessero influito sulla qualità della visita. La risposta è stata unanime: no. Anzi: con gruppi più piccoli, una guida per 12-13 persone, l'esperienza era stata ancora migliore del solito. 

Che cosa avete dunque proposto al Ministero?
I punti fondamentali sono la prenotazione obbligatoria delle visite guidate nelle aree protette anche tramite App, l'utilizzo di mascherine durante le visite, l'igienizzazione delle mani e il rilevamento della temperatura corporea al punto di raccolta, la formazione di gruppi massimo di dodici persone con distanziamento sociale sino a due metri, dispositivi di protezione aggiuntiva per le guide da utilizzare in caso di necessità. Richieste che abbiamo inoltrato e che speriamo vengano implementate nei nuovi protocolli. 

Ovviamente sono proposte per le visite organizzate dai parchi stessi.
Certo. Queste sono richieste avanzate da Federparchi con la consulta dei direttori, insieme all'Ente RomaNatura e in collaborazione con Università Campus Bio Medico di Roma. Noi, come parchi, le vogliamo mettere in pratica per le attività organizzate da noi con le nostre guide. Poi naturalmente ci sono moltissime attività all'interno delle aree protette organizzate da liberi professionisti: l'invito a loro è che si adeguano a queste modalità per le loro proposte. In modo da far sentire il turista sicuro anche dal punto di vista sanitario.

Parco Nazionale delle Cinque Terre - foto Getty Images

Ai visitatori che invece preferiscono muoversi da soli invece che cosa consiglia?
Tutte le aree protette sono fruibili anche da soli, ci mancherebbe - fanno eccezione solo pochissimi territori particolarmente fragili dove la visita deve essere accompagnata. Eccetto questi, rispettando le regole, non è necessario che l'escursione sia guidata, anche se io lo raccomando sempre: più sicurezza, più informazioni, maggior piacere a fine giornata. Una guida non contribuisce solo a far apprezzare il parco e a far rispettare le norme di sicurezza sui sentieri, ma anche a tutelare la salute dei visitatori nel suo complesso.

In generale, i parchi non offrono occasione di assembramento. Ci sono casi particolari in cui devono essere studiate soluzioni ad hoc?

So di parchi che stanno pensando a circuiti escursionistici a senso unico per evitare incontri potenzialmente "spiacevoli" in punti i cui sentieri sono troppo stretti. Anche i gruppi dovranno essere per forza di cose ridotti nel numero: se prima erano anche di 25 persone, adesso dovranno essere massimo di 12. Ma in generale, tutto potrà essere praticato come prima, dalla mountain bike allo snorkelling.

In questo periodo la natura ha beneficiato dell'assenza degli uomini?
Molte specie ne hanno tratto beneficio, certo. Anche perché siamo nel periodo riproduttivo; e con meno gente in giro, con meno pressione antropica, tanti animali hanno potuto svolgere più tranquillamente le loro attività. Non è vero come si è letto in giro che sono diventati più confidenti: in due mesi le specie non possono aver modificato un rapporto atavico con l'uomo, che dura da secoli se non da millenni. Tuttavia, senz'altro hanno occupato spazi che fino a poco tempo fa erano loro preclusi, secondo la logica "l'uomo non ci va più? Allora lo sfrutto io". Sono situazioni comunque abbastanza temporanee. 

Marmotta alpina - foto Getty Images

Può consigliare qualche esperienza particolare ai nostri lettori appassionati di natura?
Come Presidente non posso sbilanciarmi (ride, ndr). Ma posso invitare tutti a scoprire i tantissimi parchi vicino a casa: ogni italiano ne ha uno, ce ne sono in ogni regione, in ogni provincia. Ci sono senz'altro connazionali che hanno visitato il Grand Canyon o l'Australia e non sono mai stati nell'area protetta a pochi chilometri da dove abitano, o magari ci sono stati in gita scolastica quand'erano bambini. È l'anno giusto, l'occasione giusta per riscoprirli. E poi ogni parco ha la sua particolarità, sono tutti diversi l'uno dall'altro. Sarebbe bello se si programmasse una vacanza visitandone più di uno, collegandoli tra loro, facendo un giro da uno all'altro. 

Grazie, Presidente. Anche noi non possiamo che fare lo stesso invito a chi ci legge. Tutte le informazioni sulle aree protette italiane sono sul sito www.parks.it

 

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