Dopo la Toscana, il Friuli Venezia Giulia e la Puglia, continua con la Liguria il viaggio nelle regioni italiane per capire quali potranno essere le conseguenze della pandemia di coronavirus per il nostro turismo. La Liguria è stata tradizionalmente legata a doppio filo a Lombardia e Piemonte, per i quali il Levante e il Ponente costituiscono i più vicini sbocchi sul mare. Nonostante la forte vocazione domestica, però, la regione ha sviluppato nel tempo una rilevante notorietà internazionale grazie alle Cinque Terre e successivamente alla città di Genova, interessata da un profondo processo di riqualificazione e valorizzazione, senza dimenticare l’importanza del mercato crocieristico. In questa fase di ripartenza della nostra economia, che vede il turismo in una situazione molto critica, abbiamo chiesto al Commissario straordinario dell’Agenzia regionale In Liguria, Pietro Paolo Giampellegrini, di raccontarci quali sono le azioni in corso per dare nuovo slancio al settore.
Genova, la cattedrale - foto Getty Images

La Liguria, dal punto di vista turistico, è assimilabile alla Puglia (cui abbiamo dedicato qui un approfondimento): con quasi 15,2 milioni di presenze totali annue, infatti, è la decima tra regioni e province autonome per flussi a livello nazionale e la dodicesima considerando il suo tasso di internazionalità, pari al 41,2% (ovvero 6,3 milioni di presenze), al di sotto del dato medio italiano. Il turismo straniero ha prodotto nella regione per il 2019 una spesa di 2,4 miliardi di euro che la colloca al quinto posto.

La composizione dell’incoming della Liguria è abbastanza sovrapponibile con la fotografia dei nostri principali mercati di riferimento a livello nazionale (Figure 1 e 2): si conferma la predominanza della Germania (20,1% di quota di mercato per circa 1,3 milioni di presenze), cui segue a breve distanza la Francia (13,8% e quasi 900mila presenze). Certamente, in questo caso, la contiguità geografica facilita la scelta della regione come meta di vacanza da parte dei francesi. Numerosi sono anche i turisti svizzeri (10,3% e 640mila presenze, quarto mercato) mentre le “novità” rispetto ai mercati più tradizionali per l’Italia sono i belgi (2,4%, ottavo mercato) e gli svedesi (2,1%, decimo mercato). 

 

Scendendo sul piano provinciale, il livello di attrattività dei territori risulta abbastanza omogeneo: il principale polo turistico è rappresentato dalla città metropolitana di Genova (31% delle presenze straniere totali), seguita dalla provincia della Spezia (25,4%), da quella di Savona (22,3%) e di Imperia (21,4%).
 
I primi due territori (Figure 3-4), pur con differente composizione di mercati, sono anche quelli che presentano il numero più elevato di Paesi di medio-lungo raggio e che hanno in assoluto, rispetto al dato medio regionale, il tasso di internazionalità più elevato (47,8% per Genova e addirittura 62,9% per La Spezia). Nel caso di Genova – oltre a segnalare il primato della Francia (12,8% delle presenze su quelle straniere totali, quasi 250mila) rispetto alla Germania (11,9%, secondo mercato, 230mila) – si registra una buona presenza di statunitensi (7,8%), russi (4%) e cinesi (2,3%; decimo mercato), assenti invece nelle altre province. In questo caso, risulta trainante a livello territoriale il ruolo del capoluogo, visto che la metà delle presenze si concentra proprio a Genova città. Per la provincia della Spezia, scende di rilevanza il mercato tedesco e si presenta particolarmente importante invece quello statunitense (14,5%, secondo dopo la Francia, con 231mila presenze) e compaiono Paesi come Australia (sesto mercato, 4,8% con 76mila presenze) e Canada (ottavo, 3,4% con 54mila presenze): qui l’attrattore principale è rappresentato dalle Cinque Terre che godono di una notorietà internazionale consolidata.

Le province di Savona e Imperia, infine, presentano una struttura della domanda che fa riferimento a un prodotto balneare più tradizionale (Figure 5-6): fortissima in queste aree infatti è la presenza di tedeschi (proviene dalla Germania un turista straniero su tre in provincia di Savona e più di uno su quattro in quella di Imperia) e parallelamente non ci sono tra i primi dieci mercati Paesi extraeuropei.

Un ultimo cenno infine alle destinazioni più frequentate dagli stranieri (Figura 7): al primo posto troviamo Genova con oltre 930mila presenze, ormai da anni destinazione nota internazionalmente per il turismo culturale e urbano, seguita a grande distanza (poco più di 400mila presenze) da Sanremo e dalla Spezia (terzo posto con 360mila presenze straniere, in crescita negli ultimi anni). Chiudono la classifica due destinazioni balneari come Diano Marina (316mila presenze) e Finale Ligure (280mila).


 

Il quadro del turismo può essere sintetizzato considerando due tendenze differenti per quanto riguarda i flussi incoming: da una parte c’è la città metropolitana di Genova con il Levante che contano anche sulla presenza di Paesi di lungo raggio che difficilmente riusciranno a raggiungere nel breve periodo l’Italia in conseguenza delle restrizioni ai voli e della chiusura delle frontiere, dall’altra c’è il Ponente ligure che dipende perlopiù da mercati di origine vicini (Francia, Germania e Svizzera) dove la ripartenza è già iniziata, lasciando dunque qualche speranza in più per il prossimo futuro.
Cinque Terre - foto Getty Images

Abbiamo rivolto alcune domande al Commissario straordinario dell’Agenzia regionale In Liguria, Pietro Paolo Giampellegrini, per capire come la regione ha deciso di affrontare la sfida della ripartenza turistica.
- Quali sono gli scenari più probabili per il futuro del turismo dei prossimi mesi e, forse, dei prossimi anni?
La Liguria può contare su alcuni punti di forza a cominciare dal mare, grazie al grande sviluppo costiero, dalla presenza di stabilimenti balneari e di servizi, cui si aggiunge il record di bandiere Blu riconfermato nei giorni scorsi con 32 vessilli. Enogastronomia, turismo attivo e patrimonio culturale sono per così dire gli asset che si sono andati consolidando negli anni e sui quali Agenzia In Liguria ha investito molto in progettualità e promozione. Tutti elementi cui vanno aggiunti prodotti turistici di nicchia, legati ad esempio al wedding, per il quale Agenzia ha costruito un’importante rete di relazioni, e alla cultura del territorio sottolineata dal successo di alcune iniziative come Food&Green Village, un grande villaggio dei produttori con laboratori, show cooking e convegni divulgativi.
Sono tutti elementi-chiave della nostra strategia per gli anni a venire che ci permettono di essere una delle poche regioni vocate al turismo a poter destagionalizzare le proprie proposte. La Liguria vive 12 mesi all’anno. Noi pensiamo che questo scenario vada consolidandosi e che alcuni temi forti vadano promossi con ancora maggiore energia, come il turismo sostenibile, in un’accezione ampia del termine, e il turismo slow. I nostri turisti, che arrivano in particolare dalle regioni italiane del Nord e gli stranieri che rappresentano stabilmente oltre il 40 per cento delle presenze (con francesi e tedeschi in primo piano dal punto di vista numerico), sanno di poter contare su un’offerta quanto mai variegata: in Liguria è possibile trovare l’alta qualità della vita, il benessere e la ricarica dallo stress della vita quotidiana.
Noi abbiamo speso molto in fatto di risorse per promuovere il made in Liguria non solo nelle tradizionali fiere continentali, ma anche attraverso workshop, educational mirati e meeting. 
 
- Quali politiche state mettendo a punto verso turisti, operatori regionali e intermediari?
Continueremo con la nostra politica di promozione, consapevoli di avere le potenzialità per modificare i nostri obiettivi a seconda delle circostanze che si verranno a creare nei prossimi mesi, certamente complessi a causa della pandemia Covid 19. Stiamo puntando con maggiore forza sul mercato nazionale, che evidentemente sarà lo sbocco principale dell’offerta a tempi brevi. Per fare questo può essere importante aumentare l’integrazione tra mare ed entroterra che è morfologicamente una delle caratteristiche che rendono unica la Liguria. Attività nella natura e spiagge assolate, tanto per sintetizzare il concetto, sono in Liguria distanti tra loro una manciata di chilometri. Ovviamente questa integrazione deve riguardare per primi gli operatori, non solo alberghieri, ma anche quelli legati alla mobilità e al food. I tour operator vanno naturalmente coinvolti in questa ipotesi di lavoro, pronti naturalmente ad ampliare l’offerta ai Paesi europei e al mondo quando si ripresenterà l’occasione.
Pesto alla genovese - foto Getty Images

- Quali i prodotti/mercati saranno oggetto di più immediata focalizzazione?
Dopo il mare che resta inevitabilmente un prodotto bandiera per la Liguria, nella graduatoria delle preferenze per i turisti che scelgono la nostra regione l’enogastronomia figura al secondo posto, con un turista su quattro che ha segnalato l’interesse per questo segmento sia sotto forma di partecipazione a eventi enogastronomici (13%) sia di degustazione di prodotti locali (12,8%). Dunque, l’enogastronomia figura tra i prodotti individuati dalla Regione nel Piano del Turismo 2020 con oltre 170 fra enti e associazioni imprenditoriali liguri che hanno sottoscritto il Patto per lo sviluppo strategico del turismo, con l’obiettivo di diversificare e destagionalizzare gli arrivi, coinvolgendo costa ed entroterra in un unico sistema turistico. Un terzo prodotto è rappresentato dalla cultura e incentrato in particolare su Genova, città il cui appeal turistico è molto cresciuto. Rispetto ai mercati, la politica di Agenzia In Liguria tende a confermare quelle che sono le attività di promo-commercializzazione verso i mercati tradizionali esteri, come Francia, Germania e Regno Unito puntando però sempre con maggiore forza sui Paesi scandinavi, che hanno dimostrato una forte attenzione negli ultimi anni, sulla Russia e il Nord America.
 
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