Continua con il Friuli Venezia Giulia il viaggio nelle regioni italiane per capire quali potranno essere le conseguenze della pandemia di coronavirus per il nostro turismo. Come già abbiamo visto nel caso della Toscana (cui abbiamo dedicato qui un approfondimento), ogni territorio ha le proprie specificità in termini di prodotti e mercati stranieri di riferimento: nella prima parte del seguente articolo abbiamo analizzato la domanda incoming del Friuli Venezia Giulia mentre nella seconda abbiamo intervistato Bruno Bertero, direttore marketing di PromoTurismoFVG, che ci ha raccontato quanto sta facendo per affrontare la crisi del settore.

Trieste - foto Getty Images

Il Friuli Venezia Giulia, con circa 9 milioni di presenze totali annue, è la sedicesima regione italiana per flussi turistici: la sua posizione – al confine nordorientale del Paese – e le vicende storiche che l’hanno caratterizzata la rendono sicuramente un crocevia tra Est e Ovest e tra Europa centrale e mediterranea, anche dal punto di vista turistico. Con il 57,2% di presenze incoming sul totale, infatti, rappresenta la quinta regione più internazionale d’Italia. Considerando la spesa, il Friuli-Venezia Giulia è all’undicesimo posto nella classifica nazionale 2019 con circa 1,5 miliardi di euro lasciati sul territorio ogni anno dai viaggiatori stranieri.

La sua particolarità è evidente considerando i mercati incoming di riferimento, la cui composizione si discosta da quella che caratterizza il nostro Paese a livello complessivo (Figure 1 e 2). Il turismo del Friuli-Venezia Giulia dipende in modo molto rilevante dal mondo germanico, in particolar modo dall’Austria, che rappresenta quasi una presenza straniera su tre, e in seconda battuta dalla Germania (23%): questi due Paesi da soli costituiscono ben il 55% dei flussi incoming. Meno importanti – ma assolutamente distintivi dell’attrattività che la regione riesce a esercitare sui mercati esteri – sono i Paesi dell’Est Europa, che sorpassano i più classici mercati di riferimento dell’Italia, come Francia, Svizzera o Paesi Bassi: l’Ungheria – pur con il 5,2% di presenze – costituisce il terzo mercato, quasi come la Repubblica Ceca (5,1%, al quarto posto). La Slovenia, invece, non costituisce un bacino turistico rilevante per il Friuli Venezia Giulia, nonostante la prossimità territoriale, in quanto registra annualmente circa 54mila presenze, meno della metà del decimo mercato più importante (in questo caso la Svizzera, 2,2% in termini di quota di mercato).

A livello territoriale, il turismo presenta una forte polarizzazione su alcune aree specifiche: la provincia di Udine, infatti, attira da sola quasi il 60% di tutte le presenze straniere della regione, seguita da quella di Gorizia (24%). La composizione dei mercati per i due territori è sostanzialmente simile: predominanza del mondo germanico – che restituisce l’identikit di una regione legata saldamente al turismo balneare – con una maggior incidenza della Repubblica Ceca a Udine e dei Paesi Bassi a Gorizia, rappresentando entrambi il terzo Paese di riferimento dopo Austria e Germania (Figure 3 e 4).
Tale lettura è confermata anche dall’analisi dei dati per ambito turistico territoriale, così come definiti a livello regionale. La prevalenza del turismo balneare è evidente dal peso consistente degli ambiti “Udine e Lignano Sabbiadoro” (2,7 milioni di presenze straniere) e “Gorizia, Grado-Aquileia” (1,4 milioni) che rappresentano da soli quasi l’80% dell’incoming totale. Segue per rilevanza, pur a forte distanza, il turismo urbano che interessa l’area di Trieste (600mila presenze straniere).

Questa polarizzazione è ancora più evidente considerando i dati dei cinque Comuni più importanti della regione per flussi stranieri: Lignano Sabbiadoro e Grado da soli totalizzano oltre 3,3 milioni di presenze, seguiti da Trieste città e, a distanza, da Udine e Monfalcone.

La situazione turistica dell’incoming del Friuli-Venezia Giulia, dunque, appare molto chiara, anche in previsione dei prossimi mesi. A fronte delle difficoltà cui andrà certamente incontro il turismo internazionale in gran parte del mondo per l’ampia diffusione del Covid-19, la regione dovrà guardare con particolare attenzione alla ripresa dell’Europa centro-orientale che a oggi vede come Paese più critico la Germania. Si tratta infatti del sesto al mondo per contagi (circa 168mila) ma con un numero di decessi tutto sommato contenuto (7.000) dove la Fase 2 è già iniziata il 20 aprile: occorrerà capire ora se, con l’allentamento delle misure di restrizione, l’indicatore di contagio R0 resterà sotto controllo, al di sotto del valore 1, o se tornerà a salire. La situazione per l’Austria invece è stata decisamente meno grave (16mila casi e poco più di 600 decessi, la riapertura è partita il 14 aprile) così come quella in Ungheria (circa 3.000 casi e meno di 400 decessi). Se a questo si aggiunge che si tratta di mercati di breve-medio raggio, per cui gli spostamenti verso il Friuli-Venezia Giulia potrebbero essere effettuati agevolmente e in sicurezza attraverso mezzi propri, lo scenario per la regione potrebbe essere meno fosco rispetto a quello che attende altre aree del nostro Paese.

Resta comunque un’incognita decisiva: l’Italia sarà percepita – soprattutto da coloro che hanno vissuto in patria la vicenda Covid-19 con conseguenze meno drammatiche – come una destinazione sicura dal punto di vista sanitario e quindi in grado di contenere e gestire efficacemente eventuali nuovi focolai di coronavirus?


Lignano Sabbiadoro - foto Getty Images
 

Abbiamo chiesto a Bruno Bertero, direttore marketing di PromoTurismoFVG, di spiegarci come la regione sta affrontando la situazione e come si sta preparando alla ripartenza del turismo sul breve-medio periodo.
- Quali sono gli scenari più probabili per il futuro del turismo dei prossimi mesi e, forse, dei prossimi anni?

A partire dal 23 febbraio PromoTurismoFVG ha garantito continuità nelle attività dell’ente istituendo un Comitato di crisi che ha adottato decisioni e strategie, intervenendo con reattività per offrire le prime, immediate risposte all’emergenza nei confronti di quattro pubblici di riferimento: i dipendenti, gli operatori e gli stakeholder, i media e i turisti. Nella seconda fase iniziata con il lockdown, che noi definiamo di resilienza, il Comitato ha proseguito nelle attività incrementando gli strumenti e le piattaforme di connettività per dare regolarità a una serie di attività: continuità ai percorsi formativi previsti inizialmente in aula e attivati a distanza offline e online, un costante coordinamento dei tavoli territoriali (montagna, mare, mondo dell’enogastronomia con la Strada del Vino e dei Sapori), definizione di linee guida sia per l’apertura e fruizione delle spiagge sia per il sistema della ricettività, monitoraggio dei mercati per comprendere gli scenari, rilascio di continui aggiornamenti agli stakeholder.

L’emergenza in atto è un vero shock, che ha un effetto sul turismo non paragonabile ad altri eventi passati. Si tratta di una crisi che colpisce contemporaneamente sia la domanda sia l’offerta e, per questo motivo, l’attesa è vigile e ci stiamo preparando ai diversi scenari possibili per riavviare il motore del comparto, consapevoli che il concetto di vacanza subirà un profondo cambiamento.
 

- Quali politiche state mettendo a punto verso turisti, operatori regionali e intermediari?
Stiamo portando avanti un lavoro di monitoraggio sulle reazioni dell’utenza, come cambia e si sviluppa la propensione al viaggio, quali potrebbero essere le esigenze, Paese per Paese, e le forme di comunicazione più adatte per raggiungere i diversi target. Curiamo i rapporti con i tour operator mondiali, molti dei quali si dicono ottimisti in vista del 2021, orientandosi alla riprogettazione e cercando di limitare le cancellazioni. Il confronto con i tour operator, che assumeranno un ruolo sempre più centrale a seguito della crisi come garanzia al turista, ha permesso di tenere sotto controllo l’andamento dei principali mercati di riferimento sui quali ci si muoverà in maniera più agile alla ripartenza. Non appena riterremo opportuno avviare la fase di promozione la nostra attività si rivolgerà soprattutto ai clienti fidelizzati, vincerà la comunicazione one to one, per cui diventa importante aggiornare i database contatti, arricchirli di variabili, conoscere sempre meglio il nostro turista, “cittadino temporaneo”.

PromoTurismoFVG in qualità di DMO (Destination Management Organization) è diventata una fonte integrata di informazioni e si è resa garante nei confronti del territorio e degli operatori fornendo un contatto continuo, linee guida e l’analisi degli scenari per impostare la ripartenza. Il nostro auspicio è quello di poter ancora giocare la partita estiva sulla base delle disposizioni che saranno indicate dai decreti e dalle ordinanze. Ci sarà molta voglia di spazi aperti, di naturalità, itinerari poco battuti e di rivisitare luoghi del cuore, ingredienti che il Friuli-Venezia Giulia può offrire, per contro ci sarà meno capacità di spesa dei turisti, con meno soldi per poter viaggiare, e meno giorni di ferie a disposizione.


Aquileia - foto Getty Images
 

- Quali i prodotti/mercati saranno oggetto di più immediata focalizzazione?
Il tema delle linee di prodotto rimane al centro delle analisi e delle strategie che guideranno le prossime azioni di PromoTurismoFVG. A seconda delle diverse aree ci saranno innovazioni nella costruzione dell'offerta/prodotto/servizi, per rispondere alle esigenze del “nuovo” turista con un’offerta rinnovata, più consona alla gestione del post emergenza. A partire da queste considerazioni possiamo riassumere di seguito alcune tendenze che, a oggi, stanno emergendo e caratterizzando i viaggi:
- Vacanze scontate. Molte destinazioni “s-vendono” pacchetti per vacanze entro la fine del 2020;
- Short break. Si preferirà prenotare fughe senza preavviso non appena saranno revocate le restrizioni di viaggio;
- Viaggio virtuale. Utilizzo della tecnologia per soddisfare la voglia di viaggiare;
- Buoni regalo di viaggio. Molte aziende vendono buoni viaggio per vacanze future in date non specificate;
- Pianificazione del viaggio “da evasione”. Pianificazione dei viaggi post coronavirus, alcuni potrebbero contare su budget maggiori derivanti da un considerevole periodo al chiuso, con una forte riduzione delle spese;
- Boom delle vacanze invernali. Tra le molte incertezze, prenotare una vacanza per la fine del 2020 o l'inizio del 2021 sembra una scommessa sicura.

Si andrà per fasi, la cui data e durata non è pianificabile oggi, e sarà in funzione di “come” si uscirà dalla crisi: in prima battuta si lavorerà sul mercato regionale, a partire dal concetto di “non dare per scontata casa tua”, poi nel corso dell’estate 2020 si passerà al mercato domestico/Italia (Veneto, Emilia-Romagna, Trentino, Piemonte, Lombardia). A fine estate e nell’autunno 2020 auspichiamo in un’apertura per il resto d’Italia, ma anche in quella di Austria, Germania, Paesi dell’Est (Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Croazia). Nel corso dell’inverno 2020/2021 potrebbe ripartire il mercato europeo (a seconda dei vari Stati) e nel 2021/2022 quello internazionale.

 

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