Trento è stata ancora una volta – dal 28 aprile all'8 maggio – la capitale della montagna mondiale grazie al suo storico festival cinematografico. L'anno scorso si era detto che si era raggiunto un record di pubblico difficilmente superabile. Invece no: al succcesso si è aggiunto un ulteriore successo, come ha detto sabato 7 maggio la direttrice Luana Bisesti alla cerimonia di premiazione. Addirittura un 18-20% in più di spettatori rispetto allo scorso anno.
Che il successo del Trento Film Festival fosse travolgente si era capito subito dalle indimenticabili serate evento. In primis dalle tre più importanti: quella con Reinhold Messner sulla spedizione artica di Shackleton, quella con don Luigi Ciotti e Luca Mercalli sull'ambiente e soprattutto quella con Simone Moro e Tamara Lunger. Quest'ultima è stata caratterizzata da moltissima gente rimasta fuori dall'auditorium a causa dei posti esauriti. Simone e Tamara, freschi reduci della sofferta ma vittoriosa salita al Nanga Parbat, l'Ottomila più difficile di Himalaya e Karakorum, sono stati tra i principali mattatori di questa edizione perché grazie alla loro spontaneità mista alla bravura si sono assicurati la simpatia e l'ammirazione di tutta la platea. Sottotono invece solo la serata sui 70 anni dei Ragni di Lecco.
Franco De Battaglia collega giornalista dell'Adige, decano come noi dell'evento trentino, ha definito la kermesse come «il festival della simpatia». Aggiungerei dell'amicizia fra i popoli, per il clima che si vive tra gli ospiti cinesi, polacchi, cileni ecc. Il festival è naturalmente, e soprattutto, film: ne sono stati proiettati 108 nelle sale, a fronte di oltre 500 iscritti. Anche qui un successo che ha dell'incredibile.

I VINCITORI DEL TRENTO FILM FESTIVAL 
Chi ha vinto? La domanda del lettore è classica, a questo punto. Come se il film vincitore determinasse il successo della manifestazione. Ovviamente non è così: io direi che hanno vinto tutti i 108 film ammessi al concorso e proiettati nelle sezioni speciali. I film che si sono portati via i trofei ossia le tre genziane d'oro e le due d'argento sono frutto del giudizio di una giuria che lascia il tempo che trova. Questo il mio pensiero. È il pubblico, infatti a determinare il valore delle opere.

Questo per dire che il primo premio assoluto ossia il trofeo Città di Trento dato a La montagne magique della regista rumena Anca Damian non ci è piaciuto proprio per nulla. È un film che può far scattare, a seconda dei casi, o l'urlo degli entusiasti che lo applaudono come il capolavoro assoluto, oppure la delusione di altri (almeno altrettanti, ma io credo la maggioranza, sentiti i pareri in giro...) che, senza mezzi termini, lo definiscono brutto, tanto per non infierire. È un classico film sperimentale, di animazione, certamente politico, che tratteggia la figura di un anarchico polacco che dopo un esilio a Parigi sceglie di combattere a fianco dei mujaheddin in Afghanistan ai tempi dell'invasione russa. Indicativa la reazione del pubblico in sala dopo il verdetto della giuria: nessun applauso, un gelo imbarazzante.

Detto questo, resta lo strepitoso successo di Trento perché abbiamo visto film bellissimi sugli argomenti più disparati, non dimenticando episodi clou dell'ultimo anno come la valanga al campo base dell'Everest e il terribile terremoto in Nepal. Molti quelli di alpinismo, lo zoccolo duro del festival: segnalo subito il film che ha avuto il premio del Cai. K2 Touching the sky di Eliza Kubarska che ha voluto indagare, con numerose interviste, sulla delicata questione degli alpinisti che partendo per una spedizione e mettendo in pericolo la propria vita, lasciano spesso i propri famigliari, i propri figli, davanti al rischio di una tragica perdita. È etico? È accettabile? Il film ne esplora i sentimenti.

Interessanti i vari film sugli sherpa e sui portatori baltì pakistani, che traggono reddito dalle spedizioni rischiando ogni giorno la vita. Anche questa una novità. Notevole il film I-view sulla figura di Simone Moro non solo alpinista, ma soprattutto pilota di elicotteri votato al soccorso in alta quota in Himalaya.
Oltre all'alpinismo, molto bello (già visto a Venezia...), e pure premiato per l'alto contenuto tecnico artistico, Behemoth del cinese Zhao Liang (indicato da molti come il vero vincitore morale di questa edizione), forte denuncia su come in Mongolia il progresso sia a scapito dell'ambiente e della salute delle popolazioni locali.

IL PREMIO BERTARELLI
Il premio Luigi Vittorio Bertarelli offerto dal Touring e dedicato alla montagna sostenibile è andato all'opera Arte Sella, la città delle idee di Katia Bernardi e Luca Bergamaschi, girato in Trentino in quel fantastico museo a cielo aperto nel quale arte e natura convivono. Nella foto sotto, il direttore della rivista Touring, Silvestro Serra.

Il premio Mario Bello del Centro di cinematografia del Cai, dedicato al miglior film di alpinismo è andato invece a Panaroma dello spagnolo Jon Herranz girato sulla Cima Ovest di Lavaredo, che racconta i sentimenti di affetto e di trepidazione nel corso di una scalata dove la cordata singolare è composta da padre e figlio.
A me personalmente è poi piaciuto Extraordinary people, girato in un villaggio di una valle sperduta nell'entroterra del Mar Nero, in Turchia: qui modernità e tradizione convivono all'insegna del rispetto dell'ambiente: teleferiche al posto delle strade permettono gli spostamenti e le comunicazioni fra gli abitanti, più che per internet, sono possibili con particolari fischi modulati a seconda degli argomenti.
Delicatissimo, infine, Limites, un breve filmato di animazione che ha per protagonista una ragazza che lascia il suo posto di lavoro di impiegata per essere libera e vivere tra i monti. Ci ha ricordato il grande Samivel in versione terzo millennio. Che non è poco...