Le Olimpiadi del 2024, ancor prima delle elezioni municipali del 2020, agitano Parigi. E stanno avviando una svolta green che potrebbe davvero “cambiare faccia” alla Ville Lumière, finora molto attenta nel confinare i complessi di maggior impatto architettonico (e visivo) nella cittadella della Défense, là ben in fondo all’estrema periferia della prospettiva degli Champs-Elysées.

LA TOUR TRIANGLE
È di questi giorni la notizia che ha finalmente semaforo verde la Tour Triangle, il supergrattacielo a basso impatto ambientale ideato dal prestigioso studio d’architettura Herzog & de Meuron: dovrebbe essere pronto appunto per i Giochi Olimpici del 2024, a mezzo secolo esatto dall’inaugurazione dell’ultimo colosso del genere, la discussa (e odiata dai parigini) Tour Montparnasse del 1973. L’ingombrante monolite scuro voluto da De Gaulle che in molti suscita ancora le stesse reazioni che ebbero letterati e pittori al momento della costruzione della Tour Eiffel nel 1889.

Ricoperta di pannelli solari e dotata di pompe di calore per minimizzare l’apporto energetico esterno, la Tour Triangle svetterà come una piramide vetrata per 42 piani e 180 metri di altezza alla Porte de Versailles, ospitando 70mila metri quadri di uffici, pochissimi posti auto in sotterraneo – sono meno di 300, “si arriva in metrò o in bici” è l’imperativo, come per Lo Shard di Renzo Piano a Londra – un albergo da 120 stanze, ristoranti, spazi culturali e sale congressi. Il tutto con un’attenzione quasi maniacale all’ecologia, dalla superficie esterna a due livelli così da creare una camera d’aria isolante agli ascensori con impianto di recupero di energia in frenata e allo studio aerodinamico della forma delle facciate per evitare l’effetto “tunnel del vento” nelle aree circostanti.
 


Una visione ravvicinata della Tour Triangle con la Tour Eiffel sullo sfondo

“A MORTE” IL PERIPHERIQUE

Poi c'è il nodo traffico. Chiudere il Peripherique, l’anello autostradale interno della metropoli, e fare di Parigi una città senz’auto sono gli obiettivi decisamente “incendiari” di uno tra i molti candidati alle elezioni municipali della capitale francese, in programma per il 2020. Obiettivi che, riportati a Roma o Milano, sarebbero equivalenti a chiudere al traffico il Raccordo Anulare o l'anello delle tangenziali e a pedonalizzare le due città.
Senza andare così lontano, entro pochi giorni il Consiglio comunale di Parigi metterà comunque in discussione un progetto, al momento supportato da una buona maggioranza, che già per le Olimpiadi del 2024 potrebbe cambiare volto sia alla mobilità sia alla qualità della vita nella capitale francese. Nel mirino c’è proprio il Peripherique, oggi un vero proprio “muro di Berlino” a sei-otto corsie che divide fisicamente la municipalità di Parigi dai Comuni esterni. Ed è una colossale fonte di rumore e inquinamento, tanto da mettere in discussione molti dei provvedimenti di tutela dell’ambiente messi in atto in questi ultimi anni.

Precisato che, dal 2011, l’autostrada A86 consente di “circumnavigare” agevolmente il cuore della metropoli francese mantenendosi circa cinque chilometri più esterna del Peripherique, il primo passo del progetto prevede di limitarne la velocità massima a 50 km/h. Un dato che non deve stupire visto che già dal 2014 il limite è di 70 orari. L’obiettivo: contenere rumore e emissioni nocive, dotando l’anello stradale anche di un apposito asfalto antiacustico.
 


L'anello autostradale del Peripherique, oggi
 

Il secondo livello del progetto parigino, da attuare in occasione dei Giochi Olimpici 2024, prevede di “asciugare” il volume del traffico in transito offrendo alternative tramite i servizi pubblici. Un obiettivo giustificato dall’avere verificato che, in media, ogni veicolo ha solo 1,1 occupanti; contemporaneamente le corsie dovrebbero scendere a non più di due-tre per senso di marcia, creando una coppia di tracce separate riservate a mezzi pubblici e servizi con propulsione a emissioni zero. Nuove barriere di alberature ai lati e al centro della carreggiata avranno la funzione di “mitigamento” delle emissioni dei veicoli in transito.

Il terzo e più ambizioso stadio del progetto, con l’orizzonte del 2040, è di colmare la cesura tra Parigi vera e propria, all’interno del Peripherique, e le aree periferiche più prossime, trasformando il percorso in un boulevard urbano alberato, che si possa facilmente attraversare a piedi, e – addirittura – talmente integrato nel tessuto urbano da farne un nuovo quartiere cerniera. Dotato di servizi che svolgano allo stesso tempo il ruolo di collante tra i due diversi tessuti edificati e di “corridoio di aerazione” per l’area più centrale della metropoli.
 


Uno schizzo del futuro assetto per il Peripherique
 

CAR SHARING: DA AUTOLIB’ A MOBILIB’
Nella stessa linea green è anche la scelta di Parigi di rilanciare il servizio di car sharing elettrico dopo il tracollo del pioniere Autolib’. Se è vero che, nel frattempo, buona parte dei clienti se li sono accaparrati le auto elettriche messe in campo dai servizi di Car2Go, Moov’in Paris e Free to Move, la municipalità ha scelto di puntare su un proprio servizio “ufficiale” denominato Mobilib’.

E il 6 maggio, all’apertura delle buste, ad aggiudicarsi ben 851 stalli stradali di Mobilib’, di cui 713 sono già corredati di colonnina di ricarica elettrica, un tempo usati da Autolib’ è stato l’operatore Ubeequo – già attivo a Parigi con un servizio di auto condivise tradizionali – appartenente al gruppo Europcar. Entro fine anno sarà a disposizione di parigini e turisti una flotta di auto di tutte le taglie, dalla Smart al minibus, composta per due terzi da veicoli ibridi con ricarica plug-in e per un altro 20 per cento da mezzi esclusivamente elettrici a zero emissioni. Con tariffe tutto compreso che spazieranno tra 6 e 9 all’ora, tra 75 e 80 euro per chi usa l’auto per l’intera giornata.
 


Le auto elettriche del servizio di car sharing Autolib', fallito quasi un anno fa