Volete chioschi e stabilimenti aperti tutto l’anno a pochi metri dal mare? Se il quesito si riferisse a un litorale bruttino e già parecchio costruito non sarebbe poi un grande scandalo. Ma visto che l’eventualità potrebbe riguardare le spiagge della Sardegna si può immaginare quale polverone stia agitando il dibattito pubblico dell’isola. 
 
Al centro delle polemiche c’è la legge approvata lo scorso 12 febbraio dal Consiglio regionale della Sardegna, che consente l'apertura di chioschi e stabilimenti balneari tutto l'anno e non solo nei mesi estivi (complice il clima mite dell'isola anche in altri mesi lontano dall'estate). 
A contestare la legittimità costituzionale del provvedimento è tra gli altri il Gruppo d'intervento giuridico (Grig), associazione ecologista che ha inoltrato una motivata segnalazione al Governo nazionale perché impugni davanti alla Corte costituzionale il provvedimento, che è in corso di pubblicazione sul Bollettino ufficiale della regione Sardegna. Della legge viene contestato in particolare l’articolo 2, che prevede quanto segue: “il posizionamento delle strutture di facile rimozione a scopo turistico-ricreativo è ammesso per l’intero anno solare, al fine di favorire la destagionalizzazione della stagione turistica a condizione che l’operatore, entro il 31 ottobre di ciascun anno, programmi e comunichi, ai sensi dell’ordinanza balneare periodica, un minimo di 10 mesi di operatività sui dodici mesi successivi”.
 
 
I rappresentanti del Grig leggono tra le righe niente altro che la legalizzazione di un’occupazione della fascia dei 300 metri dalla battigia marina che non offre precauzione alcuna per la salvaguardia ambientale e per la fruizione pubblica dei litorali. “In parole povere, per beceri calcoli elettoralistici, la maggioranza consiliare di centrodestra ha voluto privatizzare il demanio marittimo e le spiagge" attacca il portavoce del Grig Stefano Deliperi. Una legge, denuncia l'esponente ambientalista, "che fa il paio con il ddl della Giunta Solinas sul Piano casa (non ancora licenziato dall'Aula, ndr) che dà il via libera ad ingenti aumenti volumetrici nella fascia costiera e anche in quella di massima tutela dei 300 metri dalla battigia marina, nonché la liberalizzazione dell'edilizia nelle zone agricole".
 
E il Grig non si ferma alle dichiarazioni polemiche, ma  approfitta dell'occasione per rilanciare una petizione popolare per la salvaguardia delle coste sarde, che ha già raggiunto quasi 20mila firme. Si tratta di una richiesta rivolta al Mibact e ai presidenti di Giunta e Consiglio regionale perché siano mantenuti integri i vincoli di inedificabilità nella fascia dei 300 metri stabiliti dalle norme vigenti e, in particolare, dal Piano paesaggistico regionale.
In attesa degli sviluppi della contesa e dell'eventuale pronunciamento di governo e Corte Costituzionale possiamo rilanciarvi la domanda e rendere il più condiviso possibile un dibattito su uno dei nostri più preziosi beni comuni: "È giusto permettere sulle nostre spiagge le aperture di stabilimenti tutto l'anno?".