Nella luce dolce del primo mattino, seduto sul muretto che delimita la corte del santuario de La Verna, osservo i miei variopinti compagni di viaggio. Dodici giornalisti, di cui solo tre italiani, che in silenzio ascoltano le parole del frate francescano che sta impartendo loro la benedizione latina riservata ai pellegrini che si mettono in viaggio.
Poi, mentre il sole di un settembre particolarmente dolce e luminoso inizia a filtrare tra gli alberi maestosi della foresta, il nostro cammino verso sud inizia nel migliore dei modi, con panorami sempre più ampi che si aprono verso la valle del Tevere dove, in un mare di condensa, Città di Castello si sta svegliando avvolta dalle brume. Il nostro gruppo – uno dei cinque che si sono messi per via in Toscana, nelle Marche, in Umbria e nel Lazio nell’ambito del progetto Italian Wonder Ways (www.italianwonderways.com) – percorrerà alcune tappe della Via di Francesco, cioè di uno dei più affascinanti cammini del nostro paese, in direzione della lontana Roma.
UMBRIA, QUESTA SCONOSCIUTA
Mentre i nostri passi scricchiolano sulle foglie dei faggi, Martina Koch, che lavora alla Rhein Zeitung di Coblenza, mi racconta che, nella sua redazione, alla comunicazione della sua partenza per l’Umbria, tutti si sono interrogati a lungo per cercare di capire dove si trovasse questa terra remota. Fino a giungere alla conclusione che si trattasse di un luogo interessante da qualche parte vicino alla Toscana. Qualche giorno dopo, sempre in cammino ma stavolta sulla dura salita verso l’Eremo delle Carceri, le sue idee sono molto più chiare: “Non credevo che in Italia ci fossero grandi foreste come da noi. E il fatto di attraversarle a piedi, seguendo un percorso come questo, è stata un’esperienza piacevole e sorprendente”.
Lasciata alle spalle la foresta de La Verna, il giorno seguente l’arrivo ad Assisi è spettacolare, con il Sacro Convento che segna insieme alla Basilica di San Francesco il profilo del colle. Seduto sul prato del Bosco di San Francesco del FAI, Mike Turtle, giornalista australiano e autore di uno dei blog più seguiti nel mondo del turismo anglosassone (www.timetravelturtle.com) sembra veramente rilassato, con un bicchiere di vino in una mano e un crostino alla finocchiona nell’altra. “Nelle mie pagine cerco di raccontare i viaggi al di là delle brochure” mi spiega con la bocca piena e la faccia arrossata dal sole “e questa via da seguire a piedi è un mix perfetto tra cultura e natura, con un percorso che ti conduce da uno splendido paese all’altro, lasciandoti tutto il tempo necessario per pensare. E non si tratta solo di cammino, ma di un viaggio all’interno di una cornice di storia, di religiosità che può essere condivisa o meno, ma mai ignorata”. Tra le sue foto, mi mostra una bella immagine di una camminatrice, con lo zaino in spalla, ferma davanti a un altare antico, illuminato dalla luce dei ceri. La guardo – è molto bella – e gli suggerisco un titolo, che potrebbe anche essere un riassunto credibile del nostro viaggio: gore-tex and candles.
IL PARAGONE CON IL CAMMINO DI SANTIAGO
Simpatico e gran camminatore, l’olandese Joop Dujis, che per 45 anni ha lavorato in un grande quotidiano, dà il meglio di sé in salita, dove lascia tutti indietro con il suo passo corto e veloce. Vestito sempre allo stesso modo – maglietta e calzoni corti, sotto il sole cocente o nel freddo del primo mattino – Joop mi confessa a Gubbio che ha già deciso: l’anno prossimo tornerà in Umbria con l’obiettivo di percorrere tutto il Cammino, da solo e con un vero zaino sulle spalle. “Non sono religioso, ma credo che Dio abbia creato la natura, e questa è la mia cattedrale” mi racconta mentre camminiamo sui prati che ci condurranno al convento di Greccio, oramai al confine tra Umbria e Lazio. E’ rimasto molto colpito sia dall’ambiente che dalle persone: “la natura dell’Umbria che abbiamo attraversato è più varia e bella di quella che s’incontra camminando verso Santiago. E la gente mi è sembrata gentile e accogliente; chissà se avrò la stessa sensazione camminando da solo, come un pellegrino qualunque e non come un giornalista in visita”.
In ognuna delle nostre tappe, durante tutte le nostre visite, soste o cene, la Canon di Victor Gomez è sempre in funzione, oppure riposa sul tavolo tra le molliche e i bicchieri di vino. Lui, fotografo free-lance e blogger di Oviedo (https://machbel.com), confessa di essere partito senza un’idea chiara. “Certo, sapevo chi era San Francesco” mi confessa mentre camminiamo verso la cittadina di Valfabbrica su una solare stradina sterrata, “e non ero mai stato in Umbria. Ovviamente conosco bene i Cammini di Santiago – da Oviedo parte il Camino Primitivo diretto in Galizia – e ora credo di poter dire che la Via di Francesco ha tutte le potenzialità per piacere molto agli appassionati di cammino spagnoli. Per la sua natura e per i borghi. E anche per il vino e la gastronomia: qui si mangia davvero bene” sottolinea con forza.
Dopo cinque giorni di viaggio, al calar della sera, ci troviamo di nuovo seduti davanti a un convento francescano, e il paesaggio è sempre spettacolare. La mole del Terminillo domina la valle del Velino, e dall’alto del convento di Greccio (dove San Francesco organizzò nel 1223 il primo presepe della storia) possiamo cercare di tirare le somme del nostro camminare. Non abbiamo percorso il tracciato integrale della via, ovviamente. E abbiamo viaggiato con tutti gli agi che, a un pellegrino normale, non sono riservati. Ma è stato piacevole scoprire che questi boschi, le pietre antiche dell’Umbria, le candele delle chiese grandi e piccole e le chiacchiere per via hanno lasciato il segno, nel nostro gruppetto di smaliziati giornalisti. Olandesi, polacchi, australiani, tedeschi, cinesi, spagnoli e italiani. Che difficilmente dimenticheranno il fascino di una delle più profonde e solenni vie di moderno pellegrinaggio dirette verso Roma.
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Il consorzio Francesco’s Ways organizza programmi e accoglienza sulla via: sul sito www.francescosways.com anche le informazioni sulle tappe.
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