Il gioco è bello quando dura poco, o quando non diventa troppo serio. Devono aver pensato così i giudici dello stato di New York che qualche settimana fa hanno condannato Nigel Warren, una delle migliaia di persone al mondo che affitta la sua casa tramite il sito Airbnb a pagare 2400 dollari di multa. Capo d'imputazione? Affitto abusivo in contrasto con le leggi vigenti nello stato di New York. Leggi che proibiscono il sub affitto per un periodo inferiore ai 29 giorni e lo subordinano alla presenza in casa del proprietario. Peccato che Nigel – che ha una casa nell'East village – fosse andato in vacanza, in Colorado pare (sarebbe bello sapere se anche lui con Airbnb), lasciando solo l'inquilino.

La storia sarebbe da due righe in cronaca se non fosse l'inizio dei problemi per AirBnb il sito americano oramai diffuso in tutto il mondo che fa incontrare viaggiatori e residenti con una stanza (o un'intera casa) da affittare per qualche giorno. Su pressione degli albergatori infatti in molti parti del mondo le amministrazioni stanno cercando di capire se sia legale o meno affittare una stanza per qualche giorno a qualche sconosciuto dietro pagamento, o se non sia esercizio illegale delle professione alberghiera. Perché, si chiede chi manda avanti un piccolo albergo, un ostello o anche un b&b di due stanze, io devo sottostare a tutta una sequela di controlli, leggi, permessi e questi possono ospitare a pagamento chi vogliono senza doversi preoccupare di nulla? Domanda legittima, che apre un universo di possibili contestazioni ad Airbnb.

Fondata nell'agosto del 2008 a San Francisco, California, presente in 35mila città e 192 Paesi, Airbnb è un portale in cui le persone possono offrire e prenotare alloggi in tutto il mondo, sia che si tratti di un appartamento per una notte, una stanza per una settimana o un'intera villa per un mese. Un successo globale che nel 2012 ha sistemato per la notte oltre 3 milioni di persone, con una crescita esponenziale negli ultimi 12 mesi. Sul sito si trova davvero di tutto, e a prezzi concorrenziali, soprattutto per le grandi città come New York dove trovare una sistemazione a un prezzo decente è un'impresa. Versione aggiornata e multimediale dell'anziana signora croata con il cartello “sobe/zimmer” in cinque anni ha avuto un successo strepitoso.

Sia a Milano che Roma, tanto per dirne una, ci sono oltre mille stanze da poter affittare, con tariffe che vanno dai 35 euro per la stanzetta fuorimano agli oltre 200 per la casa di design in pieno centro. Case vere, vissute, con quadri alle pareti, fotografie sul comodini, libri sul tavolo e lo zucchero nella dispensa. Case che permettono di vivere l'esperienza di viaggio da una prospettiva alquanto diversa, perché spesso chi affitta diventa anche un cicerone della propria città, consiglia locali, punti panoramici e cose da non perdere. E per l'affidabilità ci si basa sui giudizi dei clienti, come per tripadvisor, solo che qui il giudizio è duplice: a essere valutati sono anche gli utenti. Se non ti presenti, se lasci in pessimo stato la casa, vieni giudicato e la prossima volta potresti vederti rifiutato. Insomma, una dimensione comunitaria e vissuta del viaggiare che si sostituisce ai tanti alberghi tutti uguali (nel prezzo e nell'estetica impersonale) che spuntano soprattutto nelle grandi città.

Una dimensione certamente bella, che però si trova a essere vittima del proprio successo. Perché non sono solo i giudici di New York ad avere da ridire sulle attività di Airbnb. Ad Amsterdam il Comune ha deciso di mettere in strada i propri ispettori per verificare quelli che senza giri di parole definisce hotel illegali (oltre 2mila in città) che tra le altre cose sarebbero colpevoli di non pagare la tassa di soggiorno. Lo stesso sta facendo lo stato canadese del Quebec, deciso a stanare chi affitta informalmente. L'azienda californiana si difende dicendo che le persone come Nigel Warren affittano solo occasionalmente la propria casa e contro di loro ci sarebbe una persecuzione eccessiva. Ma ad Amsterdam ha incontrato diverse volte il Comune per capire come regolare la questione della tassa di soggiorno e scoraggiare chi tramite il loro sito affitta regolamermente e non solo occasionalmente. Insomma, la questione è aperta. La condanna a Nigel Warren potrebbe essere l'inizio di una nuova era, più regolamentata, per Airbnb.