Dopo sette giorni intensi di proiezioni ed eventi il Sondriofestival, la rassegna internazionale specializzata sui documentari girati nei parchi e nelle riserve si è conclusa ieri sera a Sondrio. È stato un grande successo di pubblico, affluito da tutta la Valtellina, e da varie parti della Lombardia, per la manifestazione che si definisce il più importante evento culturale della provincia di Sondrio, con una rilevanza internazionale. Circa 1500 spettatori ogni giorno divisi tra proiezioni mattutine per studenti, pomeridiane e serali, oltre a tanti altri eventi collaterali che hanno coinvolto ospiti, registi, operatori dei parchi ecc.

L'altra importante considerazione, oltre al successo indubbio di spettatori, come ha voluto rilevare il presidente del festival l'assessore alla cultura Marina Cotelli, è stata la coesione sociale determinata da questo importante evento che ha attirato nella piazza principale del capoluogo valtellinese, sotto un'enorme tensostruttura giovani e anziani, studenti e pensionati, tutti insieme a recepire e condividere il messaggio di tutela della natura e del paesaggio nelle aree protette offerto dai documentari. Non poco in una società come la nostra sempre più costituita da individui impegnati solo nell'itinerario individuale casa-luogo di lavoro e viceversa, con pochi spazi per gli incontri con più persone.

Ma veniamo ai film, perché non dimentichiamo, Sondriofestival resta soprattutto un evento cinematografico e un concorso con partecipazioni internazionali di alto livello. La grande novità di questa 24a edizione appena conclusa è stato il trionfo di un film italiano. E per la prima volta in 24 anni, quindi, un film girato e prodotto nel nostro Paese ha vinto il massimo trofeo: il Primo Premio Città di Sondrio. Non si tratta di essere nazionalisti o meno, ma certamente crediamo che il riconoscimento a un film italiano premi finalmente una categoria, quella del documentario, che in Italia, purtroppo, per mille motivi non è seguita come in altri Paesi d'Europa. L'onore e il cospicuo assegno di 5mila euro se lo è preso quindi il valdostano, dal nome francese, Joseph Peaquin regista del film In un altro mondo, realizzato in collaborazione con il Parco Nazionale Gran Paradiso e la Fondation Grand Paradis.

La pellicola vincitrice segue per un anno Dario Favre, guardaparco in servizio nel Parco Nazionale Gran Paradiso, nella sua quotidiana attività di salvaguardia e monitoraggio dell'area protetta. Seguendolo giorno dopo giorno, accompagnandolo nell'osservazione degli animali del Parco, nel salvataggio di stambecchi o camosci feriti o semplicemente standogli a fianco, in silenzio, nelle lunghe camminate, la natura del Parco del Gran Paradiso si presenta al meglio, con il linguaggio duro, ma genuino dell'alta montagna. Lo spettatore riesce quindi a immedesimarsi nella vita del guardaparco e capisce così le storie che si nascondono dietro la divisa di chi ha scelto di vivere la montagna, con gli occhi sul binocolo rivolto verso l'alto, ma anche con l'attenzione verso la casa dove sua figlia lo attende.

Il Premio del Parco nazionale dello Stelvio (promotore insieme al Comune di Sondrio e al Cai dell'evento) è andato invece al film Nella tana del drago di Craig e Damon Foster (Sudafrica) che racconta con estrema suspense le riprese subacquee nel delta dell'Okavango ad alcuni enormi coccodrilli lunghi oltre 4 metri, paragonabili a dei draghi. Infine il Premio della Regione Lombardia è stato assegnato al documentario Boemia, la terra dei cento stagni, che illustra un'area paludosa della Repubblica ceca di grande valore naturalistico e paesaggistico.