Ci sono tanti modi di pensare al confine. Limite invalicabile o punto di passaggio, interstizio chiuso o spazio aperto? Quando si era bambini erano sempre un luogo di tensioni latenti, zone da attraversare sottovoce, con quella paura del documento da esibire alla guarda in attesa della fatidica, terribile, domanda: “Qualcosa da dichiarare?”. Oggi, in Europa, per chi ha il passaporto giusto sono facile da passare, non serve neanche fermarsi. Eppure non era sempre così e non lo è tuttora, anche solo a poche centinaia di chilometri da qui, come testimoniano due pregevoli libri fotografici.

Due volumi che illustrano due confini grandi e non metaforici, confini reali in parte svaniti, in parte ancora esistenti. Davide Monteleone, talentuoso fotografo italiano, in un volume edito da Contrasto ha raccontato “La linea inesistente”, un viaggio lungo la ex-cortina di ferro. Esiste eccome invece il confine percorso dai fotografi e giornalisti svizzeri Alban Kakulya e Yan Mingard, che in “East of a new Eden”, edito dalla casa editrice svizzera Lars Muller publisher, hanno immortalato i confini esterni dell’Europa tra il 2001 e il 2002 .Un libro fotografico che è anche un testo molto documentato che cerca di scandagliare a fondo il concetto di confine, riflettendo su chi i confini cerca di attraversarli.

Quello di Davide Monteleone è un viaggio nella storia e nella geografia, attraversando l’Europa da Trieste a Stettino. Il progetto è semplice, basandosi su un atlante del 1976 ha preso la macchina e si è messo in moto, avendo cura di passare il più vicino possibile a quella che era la vecchia cortina di ferro. Un viaggio a tappe di 100 chilometri l'una per guardare prima a destra e poi a sinistra, prima a est e poi verso ovest. Cercando di cogliere quel che è rimasto di quel periodo di divisione forzata, cercando di capire la continuità tra spazi fisici che per cinquant’anni la storia ha diviso quando per secoli erano stati una cosa sola.

Il secondo è un lavoro in parte differente, non tanto per il tratto fotografico, quanto perché rappresenta un confine non più immaginato, ma reale. East of a new Eden cerca di rappresentare il nuovo confine orientale d’Europa - quello che corre dal mare del Nord al mar Nero, lambendo Bielorussia, Ucraina e Russia - partendo da due punti di vista radicalmente differenti: l’uomo e la macchina. Così, mentre l’uomo percorre il confine e immortalando paesaggi e persone, la macchina scatta automaticamente da 705mila metri di altitudine, collezionando immagini di luoghi che sembrano quadri astratti appesi a un’immensa parete.

Così se da un lato si vedono macchie di colore dall’altro si incontrano pattuglie di guarde, filo spinato, torrette di avvistamento ed enormi spazi vuoti. Spazi vuoti che il buonsenso vorrebbe fossero attraversati dalle persone, ma che la politica vuole chiudere per costruire la Fortezza Europa. Quella fortezza il cui confine orientale ricorda un altro vecchio confine europeo, adesso inesistente.

Info:

East of a new Eden, european External borders. A documentary account,

di Alban Kukulya e Yann Mingard

Lars Muller Publishers, pag. 216, euro 59.90.

La linea inesistente, viaggio lungo la ex-cortina di Ferro

di Davide Monteleone, Contrasto, pag. 152, euro 25.