Serve poco per cambiare la vita. Alle volte basta una zaino, meglio se leggere, delle scarpe comode e la voglia di mettersi in gioco e iniziare a camminare. Lo sanno bene tutte quelle persone, e sono tante, che ogni anno intraprendono il cammino di Santiago. Nel 2010 sono state ben 270mila. Cattolici, atei, agnostici, atletici, sovrappeso, poco importa. Quel che conta è camminare lungo il cammino. C’è chi soffre e chi rinuncia. Chi ci prova e riprova. Chi arriva in bicicletta e chi quasi strisciando. Chi vive un’esperienza fisica e interiore che gli cambia la vita. E chi si dice che mai più farà qualcosa di simile. Sono tante vie diverse per arrivare a Santiago de Compostela.
Sei di queste vie sono state raccontare in un documentario, Sei vie per Santiago: Walking the Camino, pluripremiato film della regista e produttrice americana Lydia B. Smith. Un documentario patrocinato dal Touring Club italiano, vincitore dell’American documentari film festival nel 2013, che sarà nelle sale di tutta Italia dal 4 giugno, distribuito da Cineama. Una produzione assolutamente no profit che ha raccolto poco meno di 500 mila dollari da donatori privati nel corso di cinque anni ed è nella lista dei dieci migliori incassi di documentari USA nel 2014, grazie solo all'aiuto di un piccolo staff impegnato e decine di volontari.
Un film ambizioso e indipendente che segue da vicino un gruppo di persone che affrontano il viaggio, ognuno con le proprie ragioni, motivazioni e aspettative, dotati solo di uno zaino, un paio di stivali e una mente libera e aperta. I protagonisti arrivano da tutto il mondo: Annie dagli Stati Uniti lo fa per motivi spirituali, Misa, danese, lo fa per una sfida sportiva; Sam, brasiliana, per ritrovare se stessa; Wayne, canadese, per onorare la memoria della moglie; Tatiana, francese, per devozione a Dio, quella che manca a suo fratello Alexis, ateo, che l’accompagna per tenere a bada il figlio di tre anni. Tante storie diverse per interpretare un’unica esigenza, andare e seguire le infinite strade che portano a Santiago.
«Quando qualcuno torna dal Cammino e la gente chiede loro “com'è stato?”, non ci sono davvero risposte reali. Si tratta di un'esperienza incredibile ed intensa. Ho cercato di creare un film che rispondesse a questa domanda in modo che i pellegrini potessero dire ai loro amici: “ Forza venite a vedere il film, questo è quello che ho vissuto!”» spiega la regista. Del resto è vero: basta seguire il Cammino e poi quello che accade si vedrà.
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