Non è così comune uscire da un museo con gli occhi lucidi. Occhi lucidi e la testa piena di pensieri, sentimenti contrastanti che vanno dalla rabbia alla soddisfazione. Rabbia perché quando vedi dispiegate le ingiustizie della storia non puoi non arrabbiarti. Soddisfazione, perché un museo di storia così ben costruito e raccontato è sempre un bel segno. Il museo che stimola tutte queste emozioni si chiama Museo de la Memoria y Derechos Humanos, e si trova a Santiago del Cile.
Oggi è 11 settembre. Tutto quello che è raccontato dentro quei 5.500 metriquadrati scavati in un quartiere non centrale della capitale ha simbolicamente avuto origine 42 anni fa, l’11 settembre del 1973, giorno del colpo di stato di Pinochet. Quel giorno il generale alla guida dell’esercito cinse d’assedio il palazzo presidenziale, la Moneda, dove si trovava il presidente Salvador Allende. A sera la Moneda, bombardata dall’aviazione, era in fiamme, Allende morto, suicida. Il Paese in mano all’esercito golpista per i successivi 17 anni. Tutte gli oppositori vennero via via arrestati, rinchiusi prima nello stadio nazionale trasformato in un grande carcere a cielo aperto. Da quell’11 settembre si susseguirono violenze, torture, assassini, processi farsa che condannarono un’intera generazioni di cileni all’esilio.
Interattivo e commovente, coraggioso e parziale, il museo della Memoria racconta tutte queste storie. «Non possiamo cambiare il nostro passato. Non ci resta che imparare che cosa è successo. Questa è la nostra responsabilità e la nostra sfida», lo disse la presidente cilena Michelle Bachelet inaugurando il museo, poco più di 5 anni fa, l’11 gennaio 2010. Il Museo della Memoria è uno spazio in cui lo stato cileno cerca di dare una compensazione simbolica a tutti i cileni che vissero, soffrirono e morirono sotto la dittatura. E furono tanti. La commissione per la verità ha stabilito che negli anni del regime di Pinochet furono assassinati 3.216 cileni, altri 38.254 furono prigionieri politici e vittime di tortura. Migliaia e migliaia furono costretti all’esilio; di questi tanti, oltre 20mila, trovarono asilo in Italia. Le loro storie sono tutte raccontate al Museo della Memoria e dei Diritti Umani di Avenida Matucana 501. Volendo uno potrebbe sedersi in una sala e per giorni stare ad ascoltare storie di violenze psicologiche, di torture fisiche, di lotte e di sconfitte. Potrebbe passare giorni ad ascoltare i radiogiornali dell’epoca, a fissare le 1.200 fotografie di prigionieri e assassinati che ti guardano da un murale gigantesco, a scorrere la mappa del Cile dove sono segnati i 1.132 centri di detenzione che vennero aperti in tutto il Paese.
Oggi è 11 settembre, Santiago del Cile, non è certo vicina, ma se vi dovesse capitare di passarci andate al museo della Memoria. Non è un museo come tutti gli altri.