Aperta fino al prossimo 14 marzo al Palexpo di Ginevra, l’ottantesima edizione del Salon international de l’auto rappresenta l’unico appuntamento dell’anno di grande respiro per l’auto nel Vecchio Continente. L’occasione per presentare non solo nuovi modelli – come di routine – ma anche show car e proposte di “rottura”. Che spesso non si sottraggono alla ricerca di propulsioni alternative a quella fornita dal motore a scoppio tradizionale. Ma con esiti non sempre felici.

C’è chi presenta un gioiello. Come la splendida BlueCar frutto della cooperazione tra il gruppo torinese Pininfarina e il gigante francese Bolloré: una compatta a quattro porte dalle linee al passo con la prestigiosa firma che porta. La costruzione in serie della BlueCar comincerà nei primi mesi del 2011 (la linea di produzione delle batterie con la tecnologia dei polimeri di litio è già attiva dallo scorso settembre), l’autonomia sarà di 250 chilometri circa, la velocità massima di 130 orari e si potrà noleggiare per una cifra dell’ordine di 350 euro al mese.

Ma c’è anche chi non non ne vuole sapere di raccogliere le sfide ambientali. È il caso della monumentale Maybach Laudalet, limousine da capo di Stato (con tanto di settore posteriore scopribile) lunga 6,2 metri che sfoggia un motore a benzina 12 cilindri a V dal terrificante impatto ambientale: 390 g/km di CO2.

Oppure c’è chi inciampa in imbarazzanti attriti linguistici come il gruppo indiano Tata che, ben in vista al centro dello stand, espone una discreta berlina per famiglia. Modesta in termini di design, ma ciò che turba il visitatore di lingua italiana è il nome. Immaginiamo il bravo papà che annuncia a tavola a moglie e figli: “ho deciso, compriamo la Tata Manza!”.

Perplessità che si manifesta pure dinanzi al frutto della ricerca di 55 studenti dell’università King Saud di Riad: il Gazal-1 è un SUV con proporzioni da camionetta militare sviluppato sulla base della serie G Mercedes che – nonostante il coinvolgimento di partner industriali di tutto rispetto – fa rimpiangere lo spreco di risorse messo in campo.

Risorse negate agli ingegneri finlandesi di Valmet Automotive, autori del prototipo elettrico Eva. Interrogati sul perché della scelta – per una city car – di proporzioni così fuori scala (nonché di un’antiquata trazione posteriore), hanno ammesso “avevamo già sviluppato la piattaforma per un furgone da consegne e non c’erano i soldi per fare di più…”.

La trazione elettrica è la chiave di volta pure dell’avveniristico progetto NLV Quant firmato dallo svedese Christian Von Koenigsegg: una supercar estrema (anche nelle forme e nella cromatura totale!) da 512 cavalli il cui sistema Flow Accumulator Energy Storage promette di ricaricarsi in soli 20 minuti, assicurando un'autonomia di circa 500 chilometri.

Zero pretesti ecologisti e pura ricerca del lusso per due vetture impervie da accettare per il gusto (meglio tacere del portafogli) del cliente europeo: difficile attribuire la palma della peggiore dovendo scegliere tra la limousine malese Bufori, materializzazione della macchina di Paperon de’ Paperoni, e la Rolls Royce Ghost completa di radiatore laminato in oro proposta dai tedeschi di Mansory.