L'articolo 3 del Trattato dell'Unione europea stabilisce che “L'Unione dovrebbe rispettare la sua ricca diversità culturale e linguistica e dovrebbe anche assicurarsi che il patrimonio culturale europeo sia salvaguardato e sostenuto”. Semplice, chiaro, diretto. Tanto che, nel 2007 è partito anche un programma culturale con un budget di 400 milioni di euro a questo scopo. Euro assegnati a progetti di organizzazioni culturali o semplici individui con una buona idea da sostenere. Contestualmente fu anche lanciata una ricerca per scoprire qual è il rapporto dei cittadini Ue con la cultura. A distanza di sei anni, la stessa ricerca è stata rifatta e i dati che sono emersi più ancora che preoccupanti sono tristi.

Da un certo punto di vista risulta ormai quasi noiosa (per non dire irritante) la quasi perfezione e iperattività di svedesi e danesi, seguiti dai sorprendenti estoni, che, a quanto pare leggono tantissimo, visitano palazzi, castelli, musei, vanno a teatro e al balletto con una frequenza encomiabile. Però è innegabile che il 23esimo posto di media dell'Italia (dopo di noi solo ciprioti, rumeni, ungheresi, greci e croati) è imbarazzante.

 
Le scuse possono essere milioni per giustificare il 44% di persone che dice di non aver letto neanche un libro nel corso dell'anno o il 77% che non ha visitato un museo o una galleria, però rimane l'amarezza nel leggere dati così. E rispetto al 2007 si nota una discesa in picchiata verso l'ignoranza (nel senso proprio di ignorare) il patrimonio culturale che ci circonda. Nel Paese di Roberto Bolle va al balletto solo il 17% degli italiani. Nel Paese delle mille televisioni gratuite quaranta italiani su cento dicono di non accendere la tv o la radio nemmeno una volta l'anno. Ma la cosa ancora più incredibile è che apparentemente il problema economico non è così determinante visto che solo il 15% dice di non aver visitato una galleria o un museo perché costoso, ma il 35% solo perché non interessa proprio. Stesso discorso vale per la tv che per il 32% degli italiani non è interessante (difficile dare loro torto in questo caso). Per fortuna andiamo meglio col cinema con più di un italiano su due che ci è andato nel corso dell'anno.

L'Italia è in crisi, ovvio ed evidente. E questa crisi si sta rivelando non solo economica. Sembra essersi perso l'interesse per il bello. Di un libro, di una mostra, di un palazzo storico, in una sorta di annoiamento collettivo molto pericoloso e controproducente. Lo dicono i tristi numeri della ricerca europea. Ma come invertire la tendenza? Che ne pensate? Avete idee o suggerimenti?