In tutte le cose trovare un punto d’equilibrio è sempre difficile. E alle volte è impossibile. L’energia rinnovabile è una scelta da appoggiare e sostenere, certo. Però come fare quando gli impianti eolici o solari invadono zone di grande interesse paesaggistico? Quale delle due istanze deve prevalere: l'energia pulita o la salvaguardia del territorio e del paesaggio? L’ideale sarebbe salvare capra e cavoli, ma non sempre si riesce. E allora nascono i problemi.
È il caso degli impianti eolici in programma nei dintorni di Orvieto e di Tuscania. Due casi in cui le pale rischiano concretamente di sfregiare il paesaggio e compromettere l’ambiente naturale con elettrodotti, strade e altre opere accessorie. Due casi che hanno stimolato la mobilitazione delle associazioni ambientaliste, tra cui il Touring Club italiano, Legambiente e Wwf, che si sono mosse non solo per chiedere che i progetti in questione vengano fermati. Ma soprattuto per stabilire una volta per tutte una prassi legislativa che gestisca il rapporto tra bene energia pulita e paesaggio.
L'APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE
«Chiediamo che finalmente il Paese si doti di strumenti normativi certi per regolare il rapporto tra gli impianti per le energie rinnovabili e il territorio, in modo che le vicende di Tuscania e Orvieto siano l’occasione per trovare finalmente l’auspicabile e giusta conciliazione tra le preziose esigenze del paesaggio e della biodiversità e le preoccupazioni altrettanto legittime riguardanti la questione climatica» hanno scritto le associazioni in un’interpellanza ai Presidenti della Regioni Lazio e Umbria e al Ministero per i beni culturali e ambientali.
A Orvieto il progetto riguarda 18 torri alte 150 metri che dovrebbero sorgere sul monte Peglia, compromettendo il paesaggio alle spalle del Duomo di Orvieto. Mentre a Tuscania i progetti sono molteplici e rischiano di stravolgere le campagne che circondano il borgo e la basilica medievale di San Pietro. Entrambe sono alla fase di “Via”, Valutazione di impatto ambientale, per cui i lavori non sono ancora partiti e potrebbero essere facilmente fermati. Anche perché come sottolinea il sindaco di Orvieto Fabio Bertolacci, «sono un inutile danno estetico e culturale e costituiscono un impianto che per di più non ha nessun valore effettivo per la popolazione, ma solo per le aziende che lo realizzerebbero». Alle volte più che affannarsi a trovare un punto d’equilibrio basterebbe fare una corretta valutazione dei benefici sociali di un’opera.