Cibo, identità, cultura, scoperta: cos’è un territorio se non la somma di queste peculiarità. Che il cibo animi da sempre la nostra identità non lo scopriamo certo ora, ma che sia diventato uno dei principali motivi che muovono al viaggio è una realtà tutta nuova. A reggere la tesi non è solo una generica e attenta osservazione della realtà, anche se forse potrebbe bastare, ma una ricerca scientifica raffinata, che oggi è stata presentata a stampa e pubblico nella sede del Touring Club Italiano. Si tratta del Rapporto sul Turismo enogastronomico italiano, la più completa e autorevole ricerca sul settore che restituisce un quadro dettagliato di questo segmento turistico e ne delinea le principali tendenze dal punto di vista della domanda e dell’offerta.
Questa seconda edizione si pregia della supervisione scientifica della World Food Travel e dell’Università degli studi di Bergamo, ha il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, di ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo, Federculture, ISMEA, Fondazione Qualivita e Touring Club Italiano, oltre ad aver visto la collaborazione di docenti di Università italiane ed esperti del settore.
Per Roberta Garibaldi, autrice del rapporto, “si tratta di un dato importante, che non solo certifica la crescente rilevanza di questo segmento turistico tra i viaggiatori del Belpaese, ma che deve diventare un forte elemento di attenzione per tutte le destinazioni italiane, per stimolare un’offerta eno-gastro-turistica sempre più strutturata”.
«Dal nostro punto di vista di viaggiatori e di associazione storica promotrice di un turismo consapevole, la grande varietà dei nostri paesaggi e la loro storia» afferma Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano «moltiplica pressoché all'infinito le opportunità del racconto del cibo che spesso è una delle porte di accesso più immediate a un territorio, una delle prime esperienze con le quali il viaggiatore contemporaneo cerca un contatto con la cultura e le tradizioni del luogo. Sostenere questa offerta» conclude Iseppi, «significa dunque generare valore per i territori che sono la fonte creativa della nostra identità plurale. Raccontarla crea un effetto moltiplicatore che dall'agricoltura e quindi dal paesaggio, dai prodotti alimentari, dalle tradizioni enogastronomiche, si riflette sui territori, sugli abitanti, sugli ospiti, sull'economia e sul turismo».
 
Il rapporto è foltissimo, dettagliato e dalle letture molteplici. Ma lasciandone l’interpretazione ai ricercatori, ci ritagliamo uno spazio per leggerne, come si dice, i sommi capi e farci un’idea di cosa gira intorno al mondo del turismo enogastronomico.
La raccolta delle mandorle in Sicilia / foto Getty Images
CHI SONO I TURISTI ENOGASTRONOMICI IN ITALIA
Sono generalmente sposati o convivono e provengono da tutto il Paese, in particolare dall’Italia meridionale: in queste regioni, infatti, la propensione a viaggiare con motivazioni legate all’enogastronomia arriva al 52%, contro un 47% nelle regioni del Centro Italia, un 41% per quanto concerne i territori del Nord Ovest e un 39% del Nord Est. Questo segmento turistico interessa in modo trasversale tutte le generazioni, in primis gli appartenenti alla Generazione X (ossia i nati tra il 1965 e il 1980) e ai Millennials (1981-1998): il 47% dei primi e il 46% dei secondi ha dichiarato di avere svolto viaggi di natura enogastronomica, con un incremento di interesse dei Millennials che prediligono destinazioni dove quest’offerta è ampia e diversificata e si integra armoniosamente, sia con un contesto di particolare pregio paesaggistico, sia con un’identità culturale forte e radicata nella popolazione residente.
IN VIAGGIO IN CERCA DI ESPERIENZE
Il 98% dei turisti italiani ha partecipato ad almeno una esperienza enogastronomica nel corso di un viaggio compiuto negli ultimi tre anni. Fra le più popolari figurano, oltre al gustare prodotti tipici, visitare un mercato (82%) e il recarsi presso bar e ristoranti storici (72%). Grande interesse suscitano le esperienze di visita ai luoghi di produzione, con in primis le aziende agricole (62%) che registrano un tasso di interesse maggiore rispetto alle cantine (56%). Tutti i dati sono in crescita rispetto al rapporto del 2017 con in più un 22% di distanza tra la soddisfazione raggiunta e i desideri che ancora rimangono inascoltati: dato che può e deve incoraggiare tutti gli attori dell’offerta turistica di settore.
A sciogliere un po’ i freddi numeri e le percentuali è il vero desiderio rimasto ancora inesaudito dagli italiani. Saranno le reminescenze di Willi Wonka e dei personaggi surreali di Tim Burton, ma il sogno dei sogni è un dolcissimo viaggio in una vera Fabbrica di cioccolato. Come a dire che il cibo spesso e volentieri accende la fantasia.
Chi non vorrebbe visitare una fabbrica di cioccolato / foto Getty Images
TUTTI IN ITALIA E SE POSSIBILE IN SICILIA, TOSCANA O EMILIA ROMAGNA
Il 92% dei turisti enogastronomici che ha svolto una vacanza con questa motivazione primaria negli ultimi tre anni ha scelto una località del Belpaese. Di questi, solo 17% è stato anche all’estero, mentre il rimanente 8% ha compiuto una vacanza enogastronomica esclusivamente in un paese straniero. Fra le regioni più apprezzate dai turisti italiani per una vacanza enogastronomica figurano Sicilia, Toscana ed Emilia Romagna, mentre Napoli, Roma e Firenze sono le città che hanno riscosso il maggiore consenso. Per quanto riguarda l’estero, Spagna e Francia sono i paesi più graditi dai turisti italiani con Parigi, Barcellona e Madrid indicate tra le città straniere. Tra i turisti enogastronomici le regioni più amate sono invece Sicilia, Toscana e Puglia.
Il Chianti, tra le destinazioni più desiderate / foto Getty Image
INFORMAZIONI
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