Nelle foto dell'epoca Prampolini chiacchiera con Moravia a Marina Piccola, con Marinetti in Piazzetta e va a passeggio con la compagna Emma Reyes. Nel secondo dopoguerra l'isola azzurra era una meta tra le preferite del jet set intellettuale italiano e Prampolini non era immune dal suo fascino. Capri lo ispirò per una serie di schizzi e disegni che raccolse in alcuni taccuini. Ed è proprio da questi taccuini che nasce la mostra allestita nella Certosa di S. Giacomo fino al 18 agosto (tutti i giorni ore 9-14 e 17-20, chiuso lunedì). A cura di Gianluca Riccio, la rassegna fa parte di un progetto pluriennale, l'Isola futurista, che punta a valorizzare la relazione tra gli artisti e Capri.

Prampolini ebbe con l'isola il rapporto più duraturo definendola più volte come il luogo ideale per la creazione artistica. La prima visita nel 1922, poi con una frequenza quasi continua, il pittore trascorse lunghi periodi di soggiorno tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta, in buona compagnia visto che qui si trovavano anche Moravia ed Elsa Morante, Palma Bucarelli, Giuseppe Castello, Giuseppe Capogrossi, Antonio Corpora tra gli altri.

La mostra, promossa dall'Associazione per l'arte e la cultura contemporanea Il rosaio, presenta un nucleo inedito di opere di piccole dimensioni: tre traccuini con circa 200 disegni realizzati da Prampolini sull'isola tra il 1946 e il 1948. L'immaginario dell'artista si focalizza su Capri con elementi tipici dell'isola, tra bagnanti, universo marino, scorci architettonici. Più libero anche stilisticamente, il maestro si avvicina a soluzioni neocubiste meno costringenti delle futuriste, procedendo con libertà sui taccuini.

Il percorso espositivo è arricchito da documenti dell'epoca e immagini fotografiche che testimoniano la fitta rete di artisti e intellettuali che sceglievano Capri come buen retiro ideale trasformandola così in una sorta di capitale della cultura italiana. Difficile rimanere immuni da tale fascino e non sognare, almeno per un attimo, di aver vissuto quell'epoca straordinaria della ricostruzione e dell'ottimismo post bellico.