Dal 22 maggio al 21 novembre la Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia ha, nel Padiglione Italia, per protagonista il comune Bandiera Arancione di Peccioli, in provincia di Pisa. La piccola comunità dell'Alta Valdera è stata scelta perché rappresenta un unicum nel panorama italiano che, già da molti anni, ha fatto della resilienza un percorso virtuoso e da imitare. Il grande evento veneziano è intitolato quest'anno How will we live together?, e sarà l'occasione per ragionare diversamente sul vivere del futuro. Questione che, in epoca di pandemia, si è fatta ancora più rilevante e dirimente. Il Padiglione Italia poi si concentra proprio sulle Comunità Resilienti facendone un tema cardine attorno al quale si svilupperanno le diverse sezioni.
La sezione “Laboratorio Peccioli”, presentata da Ilaria Fruzze, Laura Luperi e Nico Panizzi, racconta proprio l'esperienza pecciolese la cui storia recente vede al centro della trasformazione un impianto di trattamento e smaltimento dei rifiuti, la Belvedere Spa che, da elemento di disturbo alla qualità della vita, è diventato un'opportunità di sviluppo virtuoso.
La soluzione di una questione ambientale è stata lo stimolo per una rivoluzione culturale che ha inserito, nel percorso di rinascita del sistema Peccioli, interventi strutturali e artistici che hanno trasformato il comune in un'eccellenza.
Il percorso di adattamento della comunità alla sfida più ampia del cambiamento climatico è un focus quanto mai attuale che il Touring Club Italiano abbraccia da molti anni proprio nella certificazione turistico-ambientale delle Bandiere Arancioni, un rigoroso modello di analisi territoriale che tocca anche diversi aspetti della sostenibilità, inclusi la gestione dei rifiuti, l'adozione di soluzioni di risparmio energetico, fino alle iniziative di educazione ambientale. Peccioli ha dimostrato di aderire in pieno a questa filosofia tanto da diventare un esempio per altre comunità. Esempio che, in Biennale, avrà il giusto spazio: “Laboratorio Peccioli, è un laboratorio di ricerca e un teatro, caso virtuoso per riflettere sui centri storici italiani come modelli di sviluppo e ambiti ideali per la sperimentazione attraverso innesti di contemporaneità all'interno della Storia”, ha sottolineato Alessandro Melis, curatore della Biennale di quest'anno.